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“Sono solo canzonette”. Quaranta anni fa l’estate d’oro di Bennato

C’è chi aveva notato qualcosa di strano. Edoardo Bennato aveva cantato in alcuni concerti, canzoni che non comparivano nell’album Uffà Uffà appena uscito. Ed ecco la sorpresa: circa 15 giorni dopo, il 1° aprile del 1980 fa la sua comparsa nei negozi di dischi Sono solo canzonette sempre dello stesso autore.

Il concept-album risulterà tra i più venduti dell’anno superando Bob Marley, i Quenn, i Police e tra gli italiani, Battisti, De Gregori e altri nomi blasonati della musica italiana e mondiale. Il disco sulla falsa riga della favola di Peter Pan è composto da brani che sono entrati oramai nell’immaginario collettivo della musica e della cultura italiana. Il rock di Capitan Uncino, L’isola che non c’è e la stessa title track del disco. L’idea della favola come elemento ispiratore del disco non era nuova visto che tre anni prima con Pinocchio, Bennato aveva pubblicato Burattino senza fili, disco considerato da alcuni la migliore produzione del cantautore. Fu fino a quel momento il più grande successo, superato proprio dalla doppietta di album di quaranta anni fa.

Se Uffà Uffà album un po’ sfilacciato senza un’idea comune, ma non privo di pezzi di buon appel radiofonico tipo Sei come un Jubox o Così non va Veronica raggiunse le prime posizioni della hit parade, Sono solo canzonette si piazzò stabilmente in prima posizione per l’intera estate. Quello del doppio album di successo simultaneo fu probabilmente un record nella storia mondiale del rock, messo poco in rilievo a dir la verità dai critici nostrani.

Ma non fu tutto. Con una serie di concerti Edoardo Bennato riempì gli stadi; dal Comunale di Torino al San Paolo di Napoli. Ma fu il 19 luglio a San Siro dove si realizzò il botto con 70.000 spettatori presenti; primo artista italiano a compiere una simile impresa. Quello che sembrava un suicidio commerciale si rivelò un exploit, la vetta più alta, se non artistica, sicuramente popolare del cantautore. Il progetto era stato anticipato furbescamente da un pezzo del primo LP intitolato Allora avete capito o no? che né pubblico e stampa immaginavano fosse riferito ad una altro lavoro musicale già realizzato.

Il disco composto da otto brani segue la storia dell’eterno giovane Peter Pan che non vuole crescere; in parte identificato con lo studente fuori corso (Dopo il liceo che potevo far) o con chi si lascia traviare dai cattivi maestri di quel tempo che inneggiavano alla lotta armata (Il rock di Capitan Uncino) o chi continua a credere a sogni e utopie come quella di un mondo senza guerra, ladri ed eroi (L’Isola che non c’è). Pirati e coccodrilli sono presenti anche nel Covo dei pirati e in Rockcoccodrillo. Quest’ultima canzone un po’ trascurata, è una riflessione filosofica condita dalla tipica ironia, elemento imprescindibile del nostro, sul tempo/coccodrillo che avanza lentamente ma inesorabilmente in maniera unidirezionale fagocitando tutto e tutti compresi gli spavaldi ma anche le “persone serie”.

Infine il brano omonimo che disfà il mito (come in Cantautore del ’76) del cantautore profeta, santone o portatore di messaggi universali. Sono solo canzonette… non attribuite sempre chissà quale significato, influenza e peso urla Bennato. E qui Bennato ribadisce con maestria e sarcasmo l’assoluta indipendenza da tutti; il suo non essere allineato o schiacciato su idee, dogmi, schieramenti ideologici e non ricattabile dagli “impresari di partito”.

In questo momento con il successo sopraggiunto, Bennato sembra avere tutte le carte in regola per divenire la rock/star degli anni ’80, come sarebbero stati in seguito Vasco Rossi o Ligabue. Però succede qualcosa o meglio non succede più niente di particolare…

Nei due anni che seguono sfornerà solo due 45 giri: E invece no/Canta appress’a nuie e Nisida. Poi nel 1983 l’album E’arrivato un bastimento, anch’esso un concept album basato su una favola, quella del pifferaio magico. E’ un lavoro riuscito a metà e il disco non ripete il successo del precedenti né a livello di critica né commerciale. Forse il clima generale è cambiato visto che siamo inoltrati negli anni 80. La canzone d’impegno politico/sociale non è più la preferita dalle nuove generazioni. Oppure, la stessa creatività del cantautore mostra segni di stanchezza e inventiva. Tant’è che negli anni seguenti nonostante escano album non necessariamente di scarsa fattura come Ok Italia e Abbi dubbi, il grande successo (commerciale) arriverà di nuovo solo con Viva la mamma ed Estate Italiana cantata per i Mondiali con Gianna Nannini.

Ci saranno diverse altre produzioni e progetti che però non lasceranno il segno nella musica italiana, nonostante l’impegno, la grinta, l’energia e la forma fisica sempre invidiabile, come si è visto anche con i concerti organizzati in casa in questo periodo di reclusione.

I critici, gli estimatori e i fan sono soliti dividere in due fasi la carriera del cantautore. Quella geniale, estroversa, originale e musicalmente all’avanguardia che va dal 1973 (Non farti cadere le braccia) e termina proprio con Sono solo canzonette; poi quella un po’ al ribasso degli ultimi decenni.

Ma forse più che rimpiangere ciò che non è stato, una folta schiera di allievi cantanti, il pubblico e la musica italiana in generale, dovranno essere sempre grati per quello che il menestrello del rock ha saputo dare musicalmente e non solo, all’Italia in tutti questi anni.

Roberto Guidotti

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