martedì, Maggio 14, 2024
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Storie al tempo del Coronavirus: il dramma di una guida turistica della Campania

guida turistica

Riceviamo e con piacere pubblichiamo la seguente lettera, pervenuta presso la nostra redazione: “Mi chiamo Barbara e sono una guida turistica della Regione Campania, per me uno dei posti più belli al mondo e non lo dico per campanilismo ma mi è stato confermato molte volte anche dagli stessi turisti che accompagno da circa 16 anni. Oggi vorrei parlarvi un poco di me in questo tempo di Coronavirus. Questa professione, per me una delle più belle al mondo non è capitata per caso nelle mia vita. No. Io sono figlia d’arte, si dice così, e con orgoglio posso veramente affermare che mio padre, guida di altri tempi è uno di quelli che ha reso questa professione molto cara e amata ai miei occhi.

Sì, perché ricordo molto bene quando mi portava con sé a Pompei con il suo gruppo di turisti e le sue parole piene di passione su questo sito archeologico a me oggi doppiamente caro e considerato oltreché patrimonio dell’Unesco soprattutto culla di civiltà e modello di vita preromana e romana mi hanno fatto letteralmente innamorare di questo lavoro e di Pompei in particolare. Mio padre era solito ritagliare dal giornale tutto ciò che gli archeologi trovavano a Pompei, una farfalla carbonizzata o il pane dei pompeiani e il suo interloquire con i clienti e il modo in cui essi lo ascoltavano a bocca aperta e poi lo ringraziavano per aver condiviso le sue conoscenze ed il suo amore per la sua terra mi ha fatto capire che questo lavoro mi scorreva nelle vene, era un segno del mio destino ancora oggi dopo 16 anni per me è come se fosse la prima volta. Mi rendo perfettamente conto che se ci metti passione in ciò che fai, qualsiasi cosa sia lo si percepisce subito e infatti per me la più grande soddisfazione è sentirmi dire che amo la mia patria, soprattutto amo la Campania perché è qui che io lavoro, o meglio lavoravo fino a poco tempo fa.

Per me il lavoro di guida turistica non è un semplice lavoro, non è come timbrare un cartellino dopo una giornata passata seduta alla scrivania per quanto stressante possa essere. Io adoro il mio lavoro, mi diverto, non mi stanca affatto, amo cantare per e con i clienti e a volte la giornata si trasforma in un vero e proprio concerto con risate e battute di mani. Sì, perché il  mio lavoro non è semplicemente quello di trasmettere ai miei clienti una parte delle mie conoscenze che sono poi frutto di anni di studio e approfondimento ma anche quello di ricordare loro che sono in vacanza e quindi bisogna anche divertirsi, ridere e lasciare i problemi a casa. Quando sono con loro io dimentico veramente tutto, mi sento sempre di buonumore, mi rendo conto di averli resi felici oltreché un po’ più acculturati ma quello che mi piace di più è quando passeggiando insieme negli scavi di Pompei io e loro cerchiamo di immaginare la vita nel periodo romano per cui quello che vediamo, quello che visitiamo acquisisce un’anima e ci parla. “Catch the spirit” è una meravigliosa espressione americana per esprimere questo appropriarci dell’anima di un posto e farlo nostro.

Chi non fa questo lavoro non può capire com’è bello, quante soddisfazioni mi dà sotto ogni profilo, anche quello economico perché no ? Voi non potete immaginare in questo brutto periodo di Coronavirus quanto mi manca il mio lavoro, che vuoto sento dentro soprattutto se penso ad esempio all’anno scorso quando in questo stesso periodo si lavorava già da marzo. Sì, perché tra gite studentesche o della terza età provenienti un po’ da tutto il mondo è questo il momento d’inizio della stagione lavorativa. Io vivo nella Penisola Sorrentina, fin dall’epoca romana luogo di villeggiatura dei ricchi romani, nobili, famiglie imperiali e quindi vivo in un luogo che da sempre è sinonimo di turismo.

Eravamo soliti a Pasqua seguire gli eventi folkloristici della Penisola Sorrentina insieme ai nostri turisti che a partire da Pasqua riempivano i nostri alberghi, i nostri ristoranti, i pub, bar, negozi e restavano con noi fino alla fine di ottobre. Quest’anno tutto sembra così triste malgrado le belle giornate, tutti dentro le nostre case, frustrati, senza lavoro né risorse. Io ricordo che quando mio figlio, che ora ha 18 anni era piccolo ed io avevo da poco iniziato questa meravigliosa missione come guida turistica avevo pochissimo tempo da dedicargli e promettergli di portarlo a mare in estate era quasi un’utopia.

Oggi che ha 18 anni e quindi è più indipendente si chiede come me come faremo a tirare avanti, a vivere in tempo di pandemia. Certo è difficile dare una risposta in questo momento in cui io e i miei colleghi che condividono questo stesso lavoro con me siamo tutti in gravissime difficoltà perché ancora non abbiamo avuto un aiuto dallo Stato. Ognuno dovrebbe vivere la vita con dignità ma quando si è in grandi difficoltà poiché si dà allo Stato quello che gli è dovuto si dovrebbe anche ricevere. Io chiedo per noi il sostegno per uscire da questo difficile momento in modo dignitoso, e credo che lo Stato dovrebbe ridarci la nostra dignità perché non è giusto lavorare tutta la vita e ritrovarsi ad elemosinare un tozzo di pane. Questo vale per me come per i colleghi ma anche per tutti gli Italiani che fanno sacrifici per le proprie famiglie, per i figli, per assicurare loro un domani migliore, per dare loro delle prospettive di vita.

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