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Sanità Privata, lavoratori del Lazio in stato di agitazione

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Sanità Privata. Lavoratori del Lazio in stato di agitazione
Cgil Cisl e Uil: “Da 13 anni in quarantena contrattuale. Al via diffide per bloccare gli straordinari”

ROMA – “Neanche l’enorme sforzo dell’emergenza sanitaria è servito a sbloccare il rinnovo di contratto per i lavoratori della sanità privata e delle Rsa. Nel Lazio, i 24 mila dipendenti e professionisti del comparto sono stati e sono ancora in prima linea insieme ai colleghi del pubblico, hanno ricevuto applausi e ringraziamenti da tutti, ma su diritti, salario e tutele siamo al punto di partenza, cioè a 13 anni fa. Non ci sono più parole per descrivere la vergogna, la nostra mobilitazione sarà durissima. Vogliamo riconoscimento e contratto subito”, così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – segretari generali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – lanciano lo stato di agitazione dei lavoratori delle strutture sanitarie accreditate e delle residenze sanitarie assistenziali della regione, che scenderanno in protesta come in tutta Italia.

“Bisogna interrompere l’assordante silenzio che investe questa vicenda, con una parte datoriale insensibile a ogni più basilare diritto morale oltre che professionale”, attaccano i segretari regionali di categoria. “Invieremo diffide formali, con conseguente sospensione di ogni forma di lavoro supplementare e straordinario di tutto il personale delle strutture. Ciò vuol dire che saranno svolte solo le attività ordinarie di cura e assistenza e che la Regione Lazio dovrà tenerne conto nella programmazione dei Lea”.

“Dopo due anni e mezzo di trattativa e il dietrofront degli imprenditori davanti ad un accordo fatto, con nel mezzo una pandemia planetaria che si è riversata sulle spalle degli operatori sanitari, non siamo più disposti ad attendere oltre”, concludono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini. “I lavoratori di sanità privata e Rsa meritano una risposta immediata. Attiveremo tutte le iniziative necessarie nei territori e nei posti di lavoro. E se non dovesse bastare, siamo pronti allo sciopero nazionale del comparto”.

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