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“Fermate la persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia”

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“Fermate la persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia”

Vilnius – “Esortiamo il presidente Putin e la sua amministrazione a intraprendere azioni per porre fine alla persecuzione sistematica e insensata dei Testimoni di Geova, una comunità di cittadini pacifici e rispettosi della legge che chiedono solo di praticare la loro fede in pace.”

Si è concluso con questa dichiarazione da parte dei 13 relatori, il seminario del 3 settembre 2020 “I Testimoni di Geova e i loro oppositori: Russia, occidente e oltre”. Il seminario internazionale organizzato dal Cesnur, dalla Vytautas Magnus University e dal New Religions Research and Information Centeral si è svolto online e non a Vilnius come programmato, per gli ovvi motivi legati alle restrizioni dovute al Covid-19.

La dichiarazione finale ha ripercorso la storia recente dei Testimoni di Geova in Russia, a partire dallo scioglimento del Centro Amministrativo, dal 20 aprile 2017 all’irruzione del 13 luglio 2020 in 110 case di Testimoni da parte delle forze di polizia. Un’escalation di violenza che ha portato al saccheggio totale di 1.107 abitazioni e all’arresto di centinaia di uomini e donne, compreso documentati casi di tortura e abusi commessi anche in era Covid.

Nella dichiarazione che si può leggere per intero nel sito del Centro Studi Lirec, oltre alle menzione delle condanne della comunità internazionale alla Russia, vengono confutate alcune delle accuse rivolte ai Testimoni di Geova in relazione ai disaccordi familiari che si verificherebbero, quando uno dei coniugi abbraccia la fede dei testimoni di Geova e l’altro no. “Lo stesso si può dire per l’attrito che può verificarsi nei matrimoni misti, indipendentemente dalla religione, quando solo un coniuge si converte a, o se ne va, la sua fede. Va notato che i sociologi hanno documentato una minore incidenza di discordia e divorzio tra i Testimoni, anche nei matrimoni misti, rispetto alla popolazione generale. Questo è vero anche in Russia, come evidenziato da uno studio del 2001 di AI Antonov e VM Medkov” si legge in un passaggio della relazione finale.

E che dire dell’accusa di “estremismo” invocata da alcuni sulla scelta (basata sulla Bibbia secondo i Testimoni) di non associarsi a coloro che sono stati “disassociati”, perché si ritiene che abbiano violato in modo impenitente i principi morali della fede, o perché in particolare si oppongono attivamente? “Esistono o sono esistite disposizioni simili contro gli “apostati” o coloro che sono stati anatemizzati o scomunicati nell’Islam, nel giudaismo, nella Chiesa ortodossa russa, nella Chiesa cattolica romana e in molte altre religioni” argomentano i relatori del convegno.

Anche nella dichiarazione, fa capolino la triste storia recente dei Testimoni di Geova sotto la dittatura nazista, visto che uno dei motivi scatenanti l’oppressione al movimento era la “non violenza” dei testimoni. Ironia (tragica) della sorte, ora in Russia gli appartenenti allo stesso gruppo religioso vengono accusati di “estremismo”.

Tra i relatori del convegno, gli italiani Alessandro Amicarelli, avvocato e presidente della European Federation for Freedom of Belief (FOB), Raffaella Di Marzio direttrice del Centro Studi Lirec, Massimo Introvigne del Cesnur e Silvio Ferrari dell’Università di Milano.

La dichiarazione conclusiva del seminario è stata approvata anche da numerose personalità accademiche di università canadesi, statunitensi, australiane, inglesi, svedesi e italiane, come la dottoressa Maria d’Arienza Professore Ordinario di Diritto Ecclesiastico e canonico e di Diritti confessionali presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli.

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