venerdì, Marzo 29, 2024
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L’8 dicembre, l’inizio dei riti per il Sol Invictus che risorge

Sol Invictus

L’8 dicembre, l’inizio dei riti per il Sol Invictus che risorge

ABRUZZO – L’8 dicembre, se per i Cattolici si celebra l'”Immacolata Concezione” di Maria e l’inizio delle festività natalizie (dogma proclamato da Papà Pio IX l’8 dicembre 1854), quel giorno si tengono anche feste le cui fondamenta affondano nelle antiche tradizioni popolari legate al culto del “Sol Invictus”, il “Sole Invincibile” che muore e risorge col Solstizio d’Inverno (21 dicembre) che segna anche l’entrata dell’Inverno e l’allungamento delle ore di giorno, dopo la notte più lunga dell’anno.

Gli antichi romani, celebravano questo periodo con un lungo ciclo di feste, tra cui: proprio l’8 dicembre, le “Tiberinalia”, in onore di Tiberinus, il Dio Tevere che aveva un santuario a Roma sull’isola Tiberina; i Saturnali (17-23 dicembre) in onore di Saturno e della sua sposa Opi, uno dei nomi dati alle Gran Madri “agrarie” italiche; infine, la “Rinascita”, il “Natale” del Sol Invictus (24-25 dicembre).

Anche i popoli italici hanno portato avanti e tramandato nel corso dei secoli le loro usanze e riti, per attirarsi il favore del Sole che rinasce e propiziarsi un ottimo raccolto.

Queste festività locali sono state riprese e sincretisticamente adottate dalla Chiesa che le ha trasformare in festività cattoliche, dedicate alla Madonna o a un santo protettore che ha preso il posto dei culti delle antiche divinità, proibiti dal 390.

Il Cristianesimo ha così sincretisticamente trasformato il Natale del “Sol Invictus” nel Natale di Gesù e ha proposto altre due festività religiose: quella in onore di santa Lucia (13 dicembre), protettrice della luce e della vista, e quella di sant’Antonio (17 gennaio), protettore del fuoco e degli animali, che oggi segnano pressoché l’inizio e la fine delle festività legate al Solstizio d’Inverno.

In questo periodo, si sono sempre svolti fin dall’antichità processioni con fiaccole, riti con falò e bracieri in onore di Saturno, della Gran Madre Cibele e di altre divinità locali che, poi, con l’avvento del Cristianesimo, sono diventate festività in onore della Madonna e di alcuni santi e sante, come appunto santa Lucia e sant’Antonio.

A tal proposito, ancora oggi tra dicembre e gennaio permangono in alcuni borghi dell’Appennino abruzzese antichissime festività tradizionali legate alla purificazione, al rinnovo del fuoco e alla rinascita del sole, che attirano curiosi, visitatori e turisti, come:

La Farchia di Tufillo (Ch): è una cerimonia legata forse al culto locale della dea sannita Herentas e ai riti propiziatori del Sol Invictus dei popoli germanici, in cui un alto fascio di canne, arbusti e tronchi legati (la Farchia) viene trascinato per le strade del borgo fino a mezzanotte, quando viene benedetto e poi bruciato nella piazza davanti la chiesa per illuminare la notte tra il 24 e il 25 dicembre.

Il rito del Fuoco a Nerito di Crognaleto (Te): il Fuoco di Natale è un rito antico che si svolge a Nerito di Crognaleto, alle pendici del Gran Sasso teramano, nella notte fra il 24 e il 25 dicembre, in cui gli abitanti del posto ammucchiano nella “Piazza di sopra” intorno alla “stanga” (un grande palo di circa dieci metri) quintali di legna a cui danno fuoco.

La Fiaccolata di Opi (Aq): nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel borgo di Opi, il cui toponimo deriva probabilmente proprio dall’antica dea Opi sposa di Saturno, il 4 gennaio si svolge una pittoresca fiaccolata.

I Falò di Pescassseroli (Aq): l’8 dicembre e la sera della vigilia di Natale, prima della mezzanotte, viene acceso un grande falò di 10 metri circa nella piazza della chiesa, dove è custodita la statua della Madonna Nera col Bambino, il cui culto è legato sempre alla Gran Madre Cibele e le cui fattezze sono pressoché simili a quelle della Dea egizia Iside (poiché le madonne nere sono un culto originario dell’Oriente, arrivato fin sopra queste montagne tramite gli antichi tratturi).

Processione e Fiaccolata in onore di Santa Lucia a Rocca di Cambio (Aq): il 13 dicembre si svolge una processione verso l’Antica Abbazia di Santa Lucia, costruita su un preesistente edificio religioso di cui non si conosce la dedica divina. Il 1° gennaio si svolge una fiaccolata.

Le Farchie di Sant’Antonio a Fara Filiorum Petri (Ch): Nel primo pomeriggio del 16, i Faresi portano con i trattori o a spalla le farchie dalla propria contrada al piazzale davanti la Chiesa di Sant’Antonio Abate, le innalzano e al tramonto le incendiano. A questo punto, si festeggia tutti insieme con canti, dolci e vino, mentre dalla chiesa arriva in processione la statua di Sant’Antonio per la benedizione. A fine cerimonia, si buttano a terra le farchie per riportarle alle contrade di appartenenza dove finiranno di ardere mentre la festa continua. La mattina del 17 gennaio, presso la chiesa di Sant’Antonio, si fa la benedizione del pane, del fuoco e degli animali.

I Faugni di Atri (Te): sono fasci di canne secche arse che, dopo la veglia notturna, all’alba dell’8 dicembre, vengono portati in processione per le vie del centro storico di Atri, accompagnate dalla banda musicale.
É la celebrazione del solstizio ad Atri, con una intera città che si anima a festa in attesa dell’Alba, con la possibilità di gustare cene a base di piatti tipici, concerti, mostre ed animazione, scaldati e illuminanti dal “Sacro Fuoco” crepitante dei Faugni, nella piazza della Cattedrale.

A tal proposito vedi anche: https://abruzzoturismo.it/racconti-d-abruzzo/i-festeggiamenti-del-solstizio-dinverno-nei-borghi-abruzzesi/

Cristiano Vignali

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