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Ristoratori: “Apriremo ad oltranza”. Prevista la disobbedienza dal 15 gennaio

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Ristoratori: “Apriremo ad oltranza”. Prevista la disobbedienza dal 15 gennaio

E’ stata avviata da alcuni giorni, attraverso i social, l’organizzazione di una manifestazione che vedrà coinvolti tantissimi ristoratori di tutto il territorio Italiano dal nome “Apriremo ad Oltranza” .

La manifestazione prevede che il 15 gennaio i ristoratori che avranno deciso di aderire apriranno i loro locali a pranzo ed a cena in segno di protesta contro i DPMC in vigore o che eventualmente verranno emessi.

Sembra essere numerosa la partecipazione da quasi tutte le città italiane.

Secondo alcune fonti non ufficiali, già in 48mila avrebbero già aderito, coordinati da 60 ristoratori in 60 città.

In questi giorni hanno dato notizia di questa manifestazione diversi quotidiani, mentre girano sui social diversi video di ristoratori che invitano altri colleghi a manifestare allargando così la partecipazione.

Che la situazione economica dei gestori di bar e ristoranti sia diventata da critica a drammatica, è un dato di fatto incontrovertibile e così facendo rischia di degenerare.

I vari ristori promessi dallo Stato servono a poco o nulla, quando giungono a destinazione, ed in ogni caso non arrivano a coprire le spese gi gestione che questi imprenditori devono affrontare quotidianamente, oltre il pagamento degli stipendi o dei compensi dovuti ad i loro collaboratori.

L’imprevedibilità dei vari provvedimenti adottati dal Governo, improvvisamente e senza alcuna contrattazione con i rappresentanti di categoria, ha esposto ulteriormente questa categoria di lavoratori ad esborsi di denaro non più sostenibili.

Natale e capodanno, periodo tradizionalmente prospero, che tutti attendevano dopo le chiusure precedenti e relativamente al quale il Governo aveva lasciato intendere ad una apertura, aveva fatto sperare non in una ripresa, ma almeno in un mantenimento.

Non a caso in molti avevano preventivato non un rinforzo delle scorte ma un approvvigionamento congruo, nel rispetto delle potenzialità che i propri locali potevano supportare senza infrangere le regole.  Potenzialità già ridotta rispetto l’effettiva capacità del locale.

Bisogna evidenziare che la situazione è diventata insostenibile non solo per i bar e ristoranti, ma anche per tutto l’indotto che lavora e collabora con essi.

Produttori e distributori di generi alimentari, trasportatori, lavanderie, e via dicendo, sono stati costretti a fermare la loro produttività essendo legati al lavoro di questi esercenti.

Ma è un danno che va oltre quello economico che sempre tendiamo ad evidenziare, estendendosi nell’ambito emotivo e sociale, tutto racchiuso in una parola: dignità.

Quindi non è solo la mancanza dei ristori, in pratica dei soldi, ritenuti oggettivamente insufficienti, che stanno facendo montare questa protesta, ma anche la volontà di lavorare e produrre che questi lavoratori/imprenditori sentono come esigenza. 

La protesta diventa quindi una disobbedienza contro provvedimenti di legge ritenuti discutibili che, pur prevedendo sanzioni anche pesanti, stanno spingendo tanti ad infrangerli correndo tutti i rischi possibili.

E’ evidente che l’opinione pubblica, pur essendo divisa, osserva con grande attenzione a ciò che sta accadendo. Un braccio di ferro tra Governo, lavoratori e consumatori per il lavoro e la dignità?

Certo i rischi sono alti e chissà cosa ci si dovrà inventare per controllare le migliaia di esercizi commerciali che in tutta Italia sembra aderiranno alla manifestazione.

Se poi aggiungiamo gli eventuali avventori il numero di persone da identificare e sanzionare diventa elevatissimo e difficilmente le sole Forze dell’Ordine, che sicuramente saranno Ordinate ad intervenire, potranno eseguire gli ordini ricevuti.

Una situazione di grande pericolosità, che rischia di mettere in seria difficoltà la tenuta sociale dell’intera Nazione, dal momento che non si ha la concentrazione della protesta ma è diffusa su tutto il territorio nazionale, in particolar modo se si dovesse pensare ad uno straordinario intervento delle Forze Armate, che darebbe una immagine errata della democrazia.

Certo non possiamo che sperare nel buonsenso dei cittadini e degli organi di Pubblica sicurezza, che come in tante altre situazioni hanno agito nell’interesse della comunità mediando tra Governo e imprenditori che insieme ai propri dipendenti desiderano tornare in possesso della loro dignità.

Ettore Lembo

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