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Covid-19, Siniscalchi: “OMS, Ministero e AIFA dovrebbero colloquiare”

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Covid-19, Siniscalchi: “OMS, Ministero e AIFA dovrebbero colloquiare”

ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: “Ho appena letto un articolo dal titolo “Uso dei farmaci nell’epidemia Covid-19, l’Aifa pubblica un rapporto”   

qui il rapporto AIFA:

https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1202341/AIFA_Rapporto_uso_farmaci_durante_epidemia_COVID-19.pdf/39f3399f-3bb0-e02c-5149-286135cc4e44

Posso asserire, da quanto osservo nella mia pratica lavorativa, che l’utilizzo dell’azitromicina in associazione con cortisonici (betametasone o desametasone o prednisone) in soggetti positivi al Sars- Cov-2, sia  in ambito ospedaliero che dalla medicina del territorio, ha dato ottimi risultati se assunti dai soggetti positivi ai primi sintomi. Medici ospedalieri, con cui intrattengo contatti, me ne hanno dato conferma.

Tanti concordano che, se tali farmaci venissero impiegati alla manifestazione dei primi indizi di Covid, si eviterebbe in molti casi la malattia in tutta la sua drammaticità. 

Aggiungo che medici coscienziosi prescrivono enoxaparina 4000 U.I. Fiale (Clexane®), a pazienti con saturazione ematica di O2 prossima al 90/92%, per evitare la coagulazione nel microcircolo polmonare e l’inevitabile ospedalizzazione del soggetto. 

In tal caso l’unico intervento efficace potrebbe essere l’uso (ospedaliero) e con monitoraggio continuo dell’urochinasi, farmaco adoperato nelle unità stroke ma con importanti rischi per il paziente (emorragie interne, ad esempio a livello gastrointestinale, del cervello o dei muscoli) e con altrettante limitazioni in presenza di numerose patologie. 

Pertanto è essenziale non giungere al blocco del microcircolo polmonare.

Tanti professionisti però, anche per evitare sanzioni, seguono pedissequamente le indicazioni AIFA e non usano altri protocolli non autorizzati, suggerendo il paracetamolo (Tachipirina® 1000 cp) e così quindi ritardando la soluzione con aggravamento della malattia.

Penso comunque che queste notizie apprese e che riferisco siano oramai note. 

Quello che è però incomprensibile in questa infodemia è la ratio che sottende all’approvazione di un vaccino (con finalità preventive), bruciando addirittura le tappe della sperimentazione (per poi procedere all’autorizzazione quando essa terminerà), e non considerare terapie già in uso da anni per curare polmoniti, con la giustificazione dell’insufficienza dei dati scientifici validati e a conforto per il Covid. 

Ne deduco che la Medicina Ufficiale abbia allora “giocato” con i pazienti in questi decenni!

E la Società di Pneumologia, prodiga nel regalare saturimetri per il tramite di sole 1.200 farmacie (non tutte, si badi bene), cosa ne pensa?

Quali le considerazioni in merito ai protocolli medici nelle terapie intensive degli ospedali?

Vi sono delle linee guida ufficiali? E quali?

Da farmacista sarei interessato a sapere se siano state effettuate delle RT-PCR su tamponi positivi per ricercare, oltre al DNA dell’ospite e quello virale, l’eventuale presenza di materiale genetico batterico e/o micotico?

Perché? 

Perché se un virus utilizza il sistema replicativo di una cellula per moltiplicarsi, è lecito ritenere che  possa farlo anche con quello batterico, se presenti delle colonie. 

E se l’utilizzo di un antibiotico, inefficace verso il virus, ne limita però la possibilità replicativa riducendo un substrato fruibile a tale scopo, oltre a bloccare o inibire  sovra-infezioni batteriche, non vedo ragione per non usarlo.

A tal proposito, il Pannello Respiratorio Multiplo, comunemente chiamato “pannello polmoniti”, è stato usato per monitorare la situazione dei degenti Covid in tutti gli ospedali? 

Esso è un esame molecolare per patogeni multipli inserito come linea guida obbligatoria per diagnosticare la causa (batterica o virale) di un’infezione sintomatica delle vie respiratorie a partire da un unico campione, su cui vengono ricercati contemporaneamente numerosi patogeni (batteri o virus), mediante metodi molecolari.  

Il test è utile anche come supporto per definire o escludere una terapia specifica  per un’infezione respiratoria. 

Il test è infine efficace anche per la sorveglianza epidemiologica di casi fra loro collegati (cosiddetto focolaio epidemico), che permette di prendere iniziative di sanità pubblica per il contenimento della diffusione. 

Sui media e in trasmissioni televisive, con ospiti importanti, non ne ho sentito menzione del suo uso.

Se così fosse stato si sarebbe forse potuto scoprire molto prima la presenza del Sars-Cov-2!

Non è necessario sottoporre a test tutti coloro che presentano sintomi di un’infezione respiratoria (ad es., febbre elevata, mal di gola e tosse, dolori muscolari e/o articolari, ecc). 

Il pannello viene eseguito principalmente su pazienti gravemente malati, ricoverati in ospedale o con condizioni di rischio per una grave infezione con complicazioni o infezioni multiple (età inferiore a 2 anni o maggiore di 65 anni; infezione da HIV, presenza di malattie croniche polmonari, cardiovascolari, renali, neurologiche, autoimmuni, immunodepressione, ecc). 

Possibile che non ci sia stata evidenza?

Eppure ricoveri, anzitempo alla dichiarazione della presenza del  Sars-Cov-2, ce ne sono stati!

Leggete al seguente link quanto riportato in merito:

https://www.aboutpharma.com/blog/2019/04/02/polmoniti-i-benefici-dellapproccio-sindromico-nella-diagnostica-molecolare-rapida/

Quindi, mezzi diagnostici validi c’erano. Solo che, o non sono stati usati o usati male, oppure il personale sanitario non era sufficientemente preparato per supportare un’emergenza pandemica e/o adeguatamente formato a riconoscere un nuovo virus.

E qui si ritorna al punto di partenza, cioè a quel verticismo nella sanità dove gli organi competenti OMS, Ministero e AIFA avrebbero dovuto colloquiare, collaborare, decidere e comunicare alla base, per il tramite degli altri apparati (burocratici!) regionali e locali le linee guida univoche da seguire e le terapie da attuare. 

In un mondo perfetto questa sarebbe la logica da adottare.  E in Italia? “

Dr. Raffaele Siniscalchi

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