martedì, Maggio 28, 2024
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Provincia de L’Aquila, continua il processo di spopolamento. La denuncia di Cgil

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Provincia de L’Aquila, continua il processo di spopolamento. Marrelli (CGIL): “Occorre occupazione stabile e di qualità, nuove strategie di rilancio dei territori”

Continua il crollo demografico nella provincia. Infatti dai dati ISTAT rilevati al 31 dicembre 2020,
risulta una perdita netta di residenti pari a 2153 cittadini e cittadine rispetto all’inizio dell’anno, con una
incidenza negativa dello 0,73%. Questo dato, comparato a quello certificato del 31 dicembre 2008 rivela una
perdita di residenti pari a 12887 cittadini e cittadine, che corrisponde al 4,22% di residenti in meno.

“Tale dato -si legge nella nota ufficiale ricevuta dal Segretario Generale Camera del Lavoro CGIL L’Aquila, Francesco Marrelli – è la somma derivante dal saldo migratorio ed il saldo naturale. Il 2008 ha rappresentato l’anno dell’inizio
della crisi economica da sovrapproduzione che ha generato una importante riduzione dell’occupazione, a cui
negli anni successivi si è sovrapposta la crisi derivata dalla catastrofe da terremoto fino ad arrivare ad oggi
con la crisi economica originata dalla pandemia che ha ulteriormente indebolito la già difficile situazione
occupazionale ed economica.


Nel 2020 il saldo migratorio è rappresentato da 298 donne e 256 uomini che hanno lasciato la
provincia. A pagare maggiormente questa tendenza sono le aree montane più marginali e svantaggiate,
quelle che continuano a vivere una mancanza di servizi essenziali, quali il trasporto pubblico locale, la
continua restrizione dei servizi sanitari, la difficoltà per l’accesso alla scuola, i continui disagi per i servizi
postali e bancari. Incide negativamente nelle scelte delle persone anche una continua contrazione
dell’occupazione che costringe molti alla migrazione verso altri territori, sia fuori che dentro regione.
La crisi pandemica che sta comportando una ulteriore contrazione delle opportunità di lavoro rischia di
accentuare la tendenza allo spopolamento”.

E ancora: “È necessario un immediato cambiamento nella capacità di programmazione, servono alleanze tra i soggetti istituzionali di vari livelli e le parti sociali, affinché si possa rilanciare un vero e proprio piano per il lavoro, superando le diffuse disuguaglianze tra lavoratrici e lavoratori e riconsegnando certezza alle forme di occupazione ed alle tipologie contrattuali.

È necessario generare nuove opportunità di lavoro attraverso investimenti pubblici e privati, ribadendo
contestualmente la necessità che il lavoro sia stabile e di qualità e riaffermando il valore del contratto di
lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il proliferare di forme atipiche di rapporti di lavoro, sia nel
pubblico che nel privato, costringe i giovani a migrare in cerca di condizioni occupazionali più stabili, che
rendano la vita dignitosa e non li tengano soggiogati al ricatto di scadenze temporali del rapporto di lavoro o
di bassi salari per forme inappropriate di lavoro.


La precarietà, generata in questi anni, riduce la possibilità di continuare a vivere nei nostri territori,
collocando in uno stato di incertezza perenne le nuove generazioni. La precarietà pone i lavoratori in una
condizione di perenne ricatto imponendo una continua contrazione salariale con un aumento inevitabile delle
disuguaglianze. La dignità del lavoro e della vita delle persone deriva da un salario equo, altrimenti il lavoro
produce sfruttamento.


E conclude: “A questo si aggiunge una nuova e pericolosa forma di povertà, che sta colpendo prevalentemente le persone che già prima della pandemia vivevano condizioni di difficoltà e che in questo periodo sono scivolate
violentemente verso una situazione che rischia di diventare cronica e non più temporanea.

Per questa ragione è necessario nel contempo rafforzare le politiche di inclusione sociale e di sostegno al reddito.
Gli enti locali devono essere protagonisti di un ampio progetto di inclusività e tutela delle comunità che passa
per l’allargamento dei servizi essenziali, quali: sanità, trasporto, scuola, reti materiali e immateriali.
Riteniamo necessario che si provveda subito all’elaborazione di una metodologia programmatoria che superi
la logica del particolare e la misura occasionale, magari legata a logiche elettorali.

La nostra provincia necessita di un progetto ad ampio raggio che coinvolga tutti i possibili agenti: dagli enti locali, alle forze sociali e alle realtà associative che, molto spesso, agendo sul territorio hanno capacità di lettura che forse alla
politica manca”.

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