giovedì, Maggio 23, 2024
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La funivia della vergogna: freno non attivato volontariamente, tre fermati

mottarone

Colpo di scena nelle indagini relative alla tragedia che ha visto protagonista la funivia Stresa-Mottarone con la morte di 14 persone. Nel frattempo il piccolo Eitan lotta per tornare alla vita, quella che è stata tolta a tutta la sua famiglia. Una vicenda, questa, che ha ancora di più dell’incredibile se si pensa che le tre persone fermate hanno ammesso che il freno non è stato attivato volontariamente, per evitare interruzioni del servizio. Questi i fatti.

A confermare questo ulteriore risvolto è l’ufficiale dell’Arma  tenente colonnello Alberto Cicognani ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia – spiega-, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.

L’ammissione di responsabilità è arrivata quasi all’alba, a conclusione di una notte di interrogatori. Le tre persone fermate sono Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, la Ferrovie Mottarone Srl, il direttore e il capo operativo del servizio. 

A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri.

Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce “un quadro fortemente indiziario”. L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”.

Gli inquirenti ritengono che il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non sia stato rimosso. Un “gesto materialmente consapevole”, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie”.

Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone “era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi“, precisa il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati “richiesti ed effettuati”, uno il 3 maggio, ma “non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare”. Così, “nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”, sottolinea il magistrato, che parla di “uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti”.

Ma le indagini non si fermano qui. Potrebbero essere coinvolte altre persone e gli investigatori sono ben decisi ad appurare i fatti fino in fondo.

Il piccolo Eitan si trova ancora in una dimensione tra il qui e l’oltre. Nella giornata di oggi i sanitari inizieranno un lento e graduale risveglio. Papa Francesco ha pregato martedì per il piccolo, l’unico sopravvissuto al disastro della funivia.

Francesco ha inviato un telegramma al vescovo locale porgendo le sue condoglianze alle famiglie delle persone che sono morte. Erano “tragicamente persi mentre erano immersi nelle meraviglie della creazione”, ha detto il papa.

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