Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Strindberg del 25 giugno alle 15.50 su Rai 5: “Il pellicano” con Sandro Dori
Per il Grande Teatro in TV in onda oggi lunedì 28 giugno alle 15.50 su Rai 5 il dramma “Il Pellicano” di August Strindberg con l’interpretazione di Sandro Dori nella versione andata in onda nell’agosto 1983 sulla Rai.
Il pellicano (in svedese: Pelikanen) è un dramma da camera del drammaturgo svedese August Strindberg.
Scritto nel giugno del 1907, quarta composizione per l’Intima teatern del drammaturgo, dove venne rappresentato, con poco successo, tredici volte.
Trama
Ambientato in un freddo salotto di una casa lussuosa, narra la tragedia di una famiglia alla deriva. Protagonista della pièce è la madre, una vedova grassa e cattiva, che regge le redini della casa ignorando il male che la avvolge, come se fosse in un sogno. I suoi figli sono entrambi mal nutriti e mal sviluppati, in tutto dipendenti da lei: Gerda, sterile, ha come marito l’amante della sua stessa madre e cerca in ogni modo di far funzionare il meccanismo rotto dell’amore, di emulare la mamma; Fredrick invece è un ubriacone disincantato, l’unico che riuscirà a trovare una soluzione per far cessare finalmente il girone dell’abitudine.[1]
Johan August Strindberg (Stoccolma, 22 gennaio 1849 – Stoccolma, 14 maggio 1912) è stato un drammaturgo, scrittore e poeta svedese.
Per la vastità e la rilevanza della produzione (che ricopre praticamente tutti i generi letterari ed è raccolta in circa cinquanta volumi, a cui se ne aggiungono ventidue di corrispondenze), il suo nome affianca il norvegese Henrik Ibsen all’apice della tradizione letteraria scandinava e raggiunge per riconoscimento unanime un seggio tra i massimi artisti letterati del mondo.
La vita di Strindberg fu tumultuosa, tessuta di esperienze complesse e scelte radicali e contraddittorie, a tratti rivolta contemporaneamente a molteplici discipline non direttamente attinenti alla figura ufficialmente letteraria dell’autore: scultura, pittura e fotografia, chimica, alchimia, teosofia. Sintomi di una rottura intima del proprio animo con la dimensione convenzionale del tempo e del vivere, elementi dunque reciprocamente contaminati nell’atto creativo e fondamentali per la sua interpretazione.
Fu il destinatario di uno dei biglietti della follia di Friedrich Nietzsche.