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Anticipazioni per “La notte” di Sauvat e Schleef dell’8 settembre alle 10 su Rai 5: dal Teatro Nuovo di Spoleto

la notte

Anticipazioni per La notte di Bertrand Sauvat e Einar Schleef  dell’8 settembre alle 10 su Rai 5: con la regia di Bertrand Sauvat e la direzione di Alkis Baltas dal Teatro Nuovo di Spoleto

File:Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti.JPG - Wikipedia

Per la Grande Musica Lirica in TV in onda oggi mercoledì 7 settembre alle 10 su Rai 5 l’opera “La notte”, immaginata nel 1987 da Bertrand Sauvat e Einar Schleef su alcune musiche “minori” di Mozart. Nel cast Pamela Hinchman, Christine Ferraro, Luigi Petroni, Filippo Piccolo, Roberto Frontali, David Barrell. Sul podio il Maestro Alkis Baltas. Regia teatrale di Bertrand Sauvat, regia tv di Tonino Del Colle nella versione messa in scena nel 1987 dal Teatro Nuovo di Spoleto.

Questa Notte immaginata da Bertrand Sauvat e Einar Schleef su alcune musiche “minori” di Mozart chiede al pubblico molta fantasia, ma a chi si lascia prendere dal gioco dell’ immaginazione concede il piacere di rivivere una serata di fine secolo settecentesco, una specie di sogno in quel paradiso irreale che la Rivoluzione di lì a poco spazzò via. Ma è stata proprio la Rivoluzione a conferire un’ aura di sogno a quelle serate, perchè ora che l’ aristocrazia non era più un temibile nemico, i suoi divertimenti diventavano la perfezione del divertimento.

E’ un’ immagine distorta del Settecento, e soprattutto della fine del Settecento, ma è vero che in nessun altro momento della civiltà europea l’ arte ha toccato così sublimi vertici di leggerezza quasi immateriale. Il che non vuol dire superficialità: confonde la leggerezza con la superficialità solo chi non è capace di leggerezza, e la nostra epoca è profondamente incapace di leggerezza. Ecco però che nei giardini di Villa Redenta, Sauvat, regista, tenta di restituirci questa leggerezza.

E il primo colpo d’ occhio è accattivante: la giornata che sta per finire, la luce che a poco a poco s’ oscura, la Villa da una parte, l’ arco classicheggiante del tempietto da cui scende una scala che porta a una lunga pedana che funge da palcoscenico, all’ estremo un pianoforte. Attorno a questo spazio, ai due lati, il pubblico; dentro, all’ interno, suonatori, cantanti, ballerini, in abiti settecenteschi, colorati, delicati, alla fragonard.

E’ come un mondo che compaia dentro un sogno. Ed ecco da questo mondo arrivano le prime note di Mozart: è un sublime Adagio (k.k.411) per due clarinetti e tre corni di bassetto. Poco importa che il brano sia in realtà un pezzo per le cerimonie della massoneria, il clarinetto è uno strumento notturno, i corni di bassetto, che appartengono alla stessa famiglia, sono ancora più morbidi, più notturni. L’ atmosfera è inventata e va benissimo. L’ attesa della notte settecentesca, la leggerissima notte dei sensi si materializza in suoni, in canti di perfetta, inimitabile bellezza. Si ascolta il primo Lied, Abendempfindung (sentimento della sera), e la notte mozartiana è cominciata.

Sono 42 brani di una produzione che di solito non si ascolta nei concerti, pezzi di occasione, scherzi, giochi, anche osceni, che divertivano Mozart e divertono anche noi (anche il pubblico che non capisce il tedesco per non divertirsi di meno, non ha che da leggere la traduzione nel programma: Mozart va goduto in maniera rigorosamente “sublime”, anche quando canta (nel culo è buio”). I brani comici sono irresistibilmente comici, quelli teneri o dolci insuperabilmente teneri e dolci. A rendere più “vera” la serata settecentesca si udivano di quando in quando le grida acute di alcuni pavoni che sembravano commentare i canti. Alle grida rispondevano, abbaiando lontano, alcuni cani.

In Cina, anticamente, il grido del pavone veniva preso come riferimento per l’ intonazione dei canti. Ecco: i pavoni introducevano questa cineseria settecentesca, quasi di lacca. Mancavano forse le musiche che Mozart ha scritto apposta per le serate aristocratiche in giardino, Serenate, Cassazioni, Divertimenti, ma quelle è più facile ascoltarle in concerto, e invece l’ idea di questa Notte è di fare ascoltare musiche meno note. Impossibile citare tutti i numerosissimi interpreti, ma di tutti va ammirata la disponibilità a inserirsi in un gioco omogeneo, a non strafare. Citarne uno tacere gli altri sarebbe ingiustizia. Eleganti, discreti, più suggestione che rappresentazione, tutti gli elementi dello spettacolo. Le scene, i costumi e le luci sono di Ulderico Manani. Nella calda notte di questa caldissima estate la leggerezza dei canti di Mozart, la vaporosità dei costumi, la delicatezza delle luci, le grida dei pavoni, l’ abbaiare dei cani, il chiacchierio del pubblico all’ uscita, la gradevolezza di vedere concretarsi sotto gli occhi un mondo che si suppone, chissà perchè, felice, tutto ciò alla fine fa applaudire con calore tutti gli interpreti. I clarinetti, però, lasciano nelle orecchie il loro suono malinconico e notturno.

Fonte: La Repubblica