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Anticipazioni per “La Traviata” di Verdi del 16 ottobre alle 11.10 su Rai 5: con Rosanna Carteri dagli Studi Rai di Milano

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Anticipazioni per “La Traviata” di Verdi del 16 ottobre alle 11.10 su Rai 5: diretto da Nino Sanzogno per la regia di Franco Sanzogno con Rosanna Carteri dagli Studi Rai di Milano

La Traviata Movie 1954 Carteri Filacuridi Tagliabue – Opera on Video

Per la grande Musica Lirica in TV in onda oggi sabato 16 ottobre alle 11.10 su RAI 5, “La Traviata” di Giuseppe Verdi nella storica versione del dicembre 1954 messa in scena negli studi Rai di Milano. 

A un anno dalla scomparsa (25 ottobre 2020), Rai Cultura ricorda il soprano Rosanna Carteri con la storica edizione del 1955 della Traviata di Verdi diretta da Nino Sanzogno in onda domenica 10 ottobre alle 10.00 su Rai5, nell’ambito del ciclo a lei dedicato  
Protagonisti dell’opera, oltre alla Carteri (Violetta Valéry), Nicola Filacuridi (Alfredo Germont), Gilda Capozzi (Annina), Loretta Di Lelio (Flora Bervoix), Carlo Tagliabue (Giorgio Germont). Regia di Franco Enriquez
Nata a Verona nel 1930, Rosanna Carteri, dopo aver vinto un concorso lirico indetto dalla Rai, esordì nel 1949, a soli 19 anni, nel ruolo di Elsa in Lohengrin alle Terme di Caracalla, divenendo uno dei giovani soprani più apprezzati. Si ritirò nel 1966, al termine di una carriera breve, ma ricca di soddisfazioni. 

La traviata è un’opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave. È incentrata su La signora delle camelie, opera teatrale di Alexandre Dumas (figlio), che lo stesso autore trasse dal suo precedente omonimo romanzo. Viene considerata parte di una cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi, assieme a Il trovatore e a Rigoletto.

Fu in parte composta nella villa degli editori Ricordi a Cadenabbia, sul lago di Como e nella Tenuta di Sant’Agata. La prima rappresentazione avvenne al Teatro La Fenice il 6 marzo 1853 ma, a causa forse di interpreti carenti e – probabilmente – per il soggetto allora considerato scabroso, non si rivelò il successo che il suo autore si attendeva[1]; fu ripresa il 6 maggio dell’anno successivo a Venezia al Teatro San Benedetto in una versione rielaborata[2] e con interpreti di miglior qualità, come Maria Spezia Aldighieri e finalmente, diretta dal compositore, riscosse il meritato successo.

A causa della critica alla società borghese, l’opera, nei teatri di Firenze, Bologna, Parma (10 gennaio 1855 nel Teatro Regio di Parma come Violetta), Napoli e Roma, fu rimaneggiata dalla censura e messa in scena con alcuni pezzi totalmente stravolti. Sempre per sfuggire alla censura, l’opera dovette essere spostata come ambientazione cronologica dal XIX al XVIII secolo.[3]

Per le rivoluzionarie e scabrose tematiche trattate, la perfezione melodica e l’asciuttezza ed efficacia delle orchestrazioni, l’opera è considerata uno dei capolavori di Verdi ed una delle più grandi opere mai scritte; secondo i dati pubblicati da Operabase nel 2013 è l’opera più rappresentata al mondo nelle ultime cinque stagioni, con 629 recite.

Trama

«Ti prego dunque di adoperarti affinché questo soggetto sia il più possibile originale e accattivante nei confronti di un pubblico sempre teso a cercare in argomenti inusuali un confine alla propria moralità»
(Giuseppe Verdi nella lettera a Francesco Maria Piave sulla trama della Traviata[4])

Atto I

(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV)

Dopo un profondo e toccante Preludio, il sipario si apre mostrando un elegante salone della casa parigina di Violetta Valery, dove lei, donna di mondo, attende gli invitati. Violetta saluta tra gli altri, Flora Bervoix e il visconte Gastone de Letorières, che le presenta Alfredo Germont, spiegandole che è un suo grande ammiratore e che durante la sua recente malattia si era recato spesso nella sua casa per ricevere notizie. Dopo aver chiesto spiegazioni per il comportamento ammirevole di Alfredo, Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, di non aver avuto la stessa curiosità del giovane innamorato; il Barone, irritato, mostra il suo disappunto a Flora. Poco dopo, Gastone propone un brindisi al Barone che rifiuta; Alfredo ritroso accetta invitato da Violetta cui si uniscono gli altri invitati, che cantano alla vita e alla bellezza che fugge e al vino che riscalda l’amore. (Libiamo ne’ lieti calici).

Si ode quindi della musica provenire dalle altre stanze; Violetta invita gli ospiti a recarsi nella sala accanto. Uscendo, però, si sente male. Sedendosi, invita gli ospiti ad avviarsi e promette di raggiungerli subito. Guardandosi allo specchio, Violetta nota il suo pallore e allo stesso tempo si accorge di Alfredo, che si è trattenuto ad aspettarla. Egli la rimprovera per aver trascurato la sua salute e poi confessa di amarla. Colpita, Violetta chiede da quanto egli l’ammiri. Alfredo risponde che l’ama da un anno, dalla prima volta in cui l’ha vista felice (Un dì, felice, eterea). Incapace di provare vero amore, Violetta propone una semplice amicizia, ma quando Alfredo sta per allontanarsi gli porge un fiore, invitando il giovane a riportarglielo il giorno seguente. Alfredo si allontana felice. Intanto giungono dalla stanza vicina gli ospiti che prendono congedo da Violetta, ringraziandola per la bella e allegra serata. Ormai sola, Violetta nota con incredibile sorpresa che le parole di Alfredo l’hanno scossa. Incerta, decide infine di continuare a vivere come ha sempre fatto, come una cortigiana e di rinunciare ad essere finalmente amata seriamente (Sempre libera).

Atto II

(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV, Scena V, Scena VI, Scena VII, Scena VIII, Scena IX, Scena X, Scena XI, Scena XII, Scena XIII, Scena XIV, Scena XV)

Quadro I

Alfredo e Violetta convivono ormai da tre mesi nella casa di campagna dei Germont; il giovane è contento della sua vita con l’amata (De’ miei bollenti spiriti), quando sopraggiunge Annina, la domestica di lei. Interrogata da Alfredo, ella ammette di essere stata a Parigi per vendere tutti i beni della sua padrona coi quali poter pagare le spese di mantenimento della casa. La somma ammonta a 1.000 luigi; Alfredo promette di andare lui stesso a sistemare gli affari e raccomanda ad Annina di non far parola del loro dialogo con Violetta. Una volta solo, Alfredo si incolpa per la situazione finanziaria (Oh mio rimorso! Oh infamia!)Marie Duplessis, che ispirò La signora delle camelie di Alexandre Dumas (figlio) e, attraverso questa, La TraviataAgénor de Gramont, amante di Marie Duplessis e ministro di Napoleone III, ispirò il ruolo di Alfredo Germont

Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per quella sera ad una festa presso il palazzo di Flora. Subito dopo Giuseppe annuncia la visita di un signore. Violetta ordina di farlo entrare, credendolo il suo avvocato. È invece Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che l’accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze. Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per mantenere l’amante presso di lei ed il vecchio signore capisce la situazione. Pur convinto dell’amore che lega Violetta al figlio, egli le chiede un sacrificio per salvare il futuro dei suoi due figli. Germont spiega che ha anche una figlia e che Alfredo, se non torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura siccome un angelo). Violetta così propone di allontanarsi per un certo periodo da Alfredo; ma non basta e il vecchio Germont le chiede di abbandonarlo per sempre. Violetta, senza parenti né amici e provata dalla tisi, non può accettare. Germont le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei, che non potrà trarre nessun conforto, non essendo la loro unione benedetta dal cielo. Stremata, Violetta accetta di lasciare Alfredo.

Rimasta sola, Violetta scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l’amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce della fuga di Violetta, e riceve la lettera (dal cocchio in partenza) che lei poco prima stava scrivendo. “Alfredo, al giungervi di questo foglio…” è quanto legge e quanto basta per fargli capire che Violetta lo ha lasciato. Quando vede l’invito di Flora sul tavolo, capisce che Violetta è alla festa, e, infuriato, decide di recarvisi anche lui, nonostante le suppliche del padre (Di Provenza il mar, il suol).

Quadro II

Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo. Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo arriva per cercare Violetta, e successivamente Violetta arriva accompagnata dal barone. Alfredo, giocando, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l’ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di andare via e, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l’ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello Alfredo. Alfredo ha rimorso per il gesto di pubblico disprezzo fatto a spese di Violetta, che a sua volta si dichiara convinta che un giorno lui comprenderà le ragioni della separazione e rinnova la promessa di amore eterno.

Atto III

(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV, Scena V, Scena VI, Scena ultima)

«Ah della traviata sorridi al desìo
a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio»
(Violetta, atto III scena IV)

La scena si svolge nella camera da letto di Violetta. La tisi si fa più acuta e ormai il dottor Grenvil rivela ad Annina che Violetta è in fin di vita (La tisi non le accorda che poche ore). Violetta, sola nella sua stanza, rilegge una lettera che custodiva vicino al petto, nella quale Giorgio Germont la informava di aver rivelato la verità ad Alfredo e che il suo amato, in viaggio in un paese lontano, sta tornando da lei. Verdi accompagna il parlato della protagonista con un violino solista che accenna il canto d’amore di Alfredo del primo atto Di quell’amor ch’è palpito. Violetta sa che è troppo tardi ed esprime la sua disillusione nella romanza Addio, del passato bei sogni ridenti.

Per contrasto, all’esterno impazza il carnevale. Annina porta una buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano da Parigi (Parigi, o cara). Giunge anche Giorgio Germont, che finalmente manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un medaglione con la sua immagine, chiedendogli di ricordarsi sempre di lei. Per un momento Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade morta sul canapè.

Organico orchestrale

La partitura di Verdi prevede l’utilizzo di:

Banda:

Brani celebri

Atto I

  • Preludio
  • Libiamo ne’ lieti calici – Violetta, Alfredo e coro
  • Un dì felice, eterea – Alfredo e Violetta
  • È strano! È strano… Sempre libera degg’io – Violetta

Atto II

  • De’ miei bollenti spiriti – Alfredo
  • Pura siccome un angelo – Germont e Violetta
  • Che fai? / Nulla / Scrivevi?… Amami Alfredo – Alfredo e Violetta
  • Di Provenza il mar, il suol, – Germont
  • Di Madride noi siamo i mattadori – Coro
  • Mi chiamaste? Che bramate? – Alfredo e Violetta
  • Qui testimon vi chiamo
  • Finale

Atto III

  • Teneste la promessa – Violetta
  • Addio, del passato bei sogni ridenti – Violetta
  • Parigi, o cara – Alfredo e Violetta
  • Gran Dio! Morir sì giovane – Violetta

Numeri musicali

Atto I

  • 1 Preludio
  • 2 Introduzione
    • Introduzione Dell’invito trascorsa è già l’ora… (Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena I-II
    • MENU0:00La Traviata – Atto I – Libiamo ne’ lieti caliciBrindisi Libiam ne’ lieti calici (Alfredo, Violetta, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena II
    • Valzer Che è ciò? – Non gradireste ora le danze? (Violetta, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Alfredo, Coro) () Scena II-III
    • Duetto Un dì, felice, eterea (Alfredo, Violetta) Scena III
    • Stretta dell’Introduzione Si ridesta in ciel l’aurora (Coro) Scena IV
  • 3 Aria di Violetta
    • Scena È strano!… è strano!… (Violetta) Scena V
    • MENU0:00Lucrezia Bori, Giuseppe Verdi, Ah! fors’è lui (La traviata)MENU0:00Verdi – Melba – Ah, fors’è lui (Violetta, La Traviata) – 1907Aria Ah, fors’è lui che l’anima (Violetta) Scena V
    • Tempo di mezzo Follie!… follie!… (Violetta) Scena V
    • MENU0:00Verdi – Melba – Sempre libera (La Traviata) – 1904Cabaletta Sempre libera degg’io (Violetta) Scena V

Atto II

  • 4 Scena e Aria di Alfredo
    • Scena Lunge da lei per me non v’ha diletto! (Alfredo) Scena I (Allegro vivo in La Minore)
    • Aria De’ miei bollenti spiriti (Alfredo) Scena I
    • Tempo di mezzo Annina, donde vieni? (Alfredo, Annina) Scena II
    • Cabaletta Oh mio rimorso!… Oh infamia… (Alfredo) Scena III
  • 5 Scena e Duetto di Violetta e Germont
    • Scena Alfredo? – Per Parigi or or partiva (Violetta, Annina, Giuseppe) Scena IV-V
    • Scena Madamigella Valery? (Violetta, Germont) Scena V
    • Duetto Pura siccome un angelo (Germont, Violetta) Scena V
    • Transizione Non sapete quale affetto (Violetta, Germont) Scena V
    • Cantabile Un dì, quando le veneri (Germont, Violetta) Scena V
    • Transizione Così alla misera (Violetta, Germont) Scena V
    • Cantabile Dite alla giovine sì bella e pura (Violetta, Germont) Scena V
    • Tempo di mezzo Or imponete – Non amarlo ditegli (Violetta, Germont) Scena V
    • Cabaletta Morrò!… la mia memoria (Violetta, Germont) () Scena V
  • 6 Scena, Duettino e Aria di Germont
    • Scena Dammi tu forza, o cielo! (Violetta, Alfredo, Annina) Scena VI
    • Duettino Ch’ei qui non mi sorprenda… (Violetta, Alfredo) Scena VI
    • Scena Ah, vive sol quel core all’amor mio!… (Alfredo, Giuseppe, Commissario) Scena VII-VIII
    • Aria Di Provenza il mare, il suol (Germont) Scena VIII
    • Tempo di mezzo Né rispondi d’un padre all’affetto? (Germont, Alfredo) Scena VIII
    • Cabaletta No, non udrai rimproveri (Germont, Alfredo) Scena VIII
  • 7 Finale II
    • Scena Avrem lieta di maschere la notte (Flora, Marchese, Dottore) Scena IX
    • Coro Noi siamo zingarelle (Coro di Zingare, Flora, Marchese) Scena X
    • Coro Di Madride noi siam mattadori (Coro di Mattadori, Gastone) Scena XI
    • Seguito del Finale II Alfredo!… Voi!… – Qui desiata giungi… (Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XII
    • Scena e Duettino Invitato a qui seguirmi (Violetta, Alfredo) Scena XIII
    • Transizione Ne appellaste?… che volete? (Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XIV
    • Arietta Ogni suo aver tal femmina (Alfredo) Scena XIV
    • Coro Oh, infamia orribile (Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XV
    • Largo del Finale II Di sprezzo degno se stesso rende (Germont, Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XV

Atto III

  • 8 Preludio
  • 9 Scena e Romanza di Violetta
    • Scena Annina?… – Comandate?… (Violetta, Annina, Dottore) Scena I-II-III
    • Declamato Teneste la promessa… (Violetta) Scena IV
    • Scena Attendo, attendo… né a me giungon mai!… (Violetta) Scena IV
    • Romanza Addio, del passato bei sogni ridenti (Violetta) Scena IV
  • 10 Baccanale
    • Coro Largo al quadrupede (Coro di Maschere) Scena IV
  • 11 Duetto di Violetta e Alfredo
    • Scena Signora… – Che t’accadde? (Annina, Violetta) Scena V
    • Tempo di attacco Alfredo! – Colpevol sono… so tutto, o cara… (Violetta, Alfredo) Scena VI
    • Duetto Parigi, o cara, noi lasceremo (Alfredo, Violetta) Scena VI
    • Tempo di mezzo Ah, non più… a un tempio… (Violetta, Alfredo) Scena VI
    • Cabaletta Gran Dio!… morir sì giovine – Oh mio sospiro e palpito (Violetta, Alfredo) Scena VII
  • 12 Finale ultimo
    • Scena Ah, Violetta! – Voi, signor!… (Germont, Violetta, Alfredo) Scena VIII
    • Concertato Prendi: quest’è l’immagine – No, non morrai, non dirmelo (Violetta, Alfredo, Germont, Annina, Dottore) Scena VIII
    • Scena ultima È strano!… – Che! – Cessarono gli spasmi del dolore (Alfredo, Violetta, Germont, Annina, Dottore) Scena VIII