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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Fabbri del 2 aprile alle 15.50 su Rai 5: “L’inquisizione”

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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Diego Fabbri del 2 aprile alle 15.50 su Rai 5: “L’inquisizione”

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Per il Grande Teatro in TV di Diego Fabbri in onda oggi sabato 2 aprile alle 15.50 su Rai 5 il dramma teatrale scritto nel 1946 “Inquisizione”  ambientato in uno sperduto santuario di montagna nella versione andata in onda nel dicembre 1965 sulla Rai con la regia di Ottavio Spadaro e l’interpretazione di Paolo Ferrari, Turi Ferro, Nando Gazzolo e Mila Vannucci.

In Inquisizione Diego Fabbri riduce i personaggi a quattro e così l’autore giunge ad un maggiore approfondimento psicologico di ciascuno. Nel santuario che li accoglie, Renato, Angela e don Sergio dibattono le ragioni della loro crisi e dei loro tormenti. Renato si sente destinato ad ideali diversi da quelli del matrimonio: guarda alle vette di una solitudine che è insieme scontrosa e mistica, ed è per questo che i rapporti con la moglie sono presto approdati all’ostilità, al rancore e all’odio. Angela, la moglie, è invece una creatura tutta terrena, febbrile, violenta, sensuale. Ora che sta per essere abbandonata dal marito si ribella, con furore: in un crescendo che la porta a confondere amore ed odio, la donna protesta anche contro quel Dio in cui non crede; tentò di suicidarsi e di avvelenare Renato, e deve confessarlo: “non può più vivere con questo segreto addosso”. Don Sergio è la terza presenza inquieta di questo strano rendez-vous; in procinto di lasciare il suo ministero ora che s’è accorto d’aver sbagliato strada, egli è diviso fra il dovere di “tener fede alla promessa fatta” e quello di non tradire la propria natura. Ma chiudono il dramma le parole dell’abate, che ha osservato i tre con severa e dolce mestizia: “Io vi guardavo e mi siete sembrata l’intera umanità”. Bisogna accettare e amare, sapere che la soluzione di ogni umano dissidio è in Cristo e che “nessuna compagnia in fondo ci soddisfa”. Dio inquietat Dio aiuta: è questa la verità che, trasmessa dalle parole dell’abate, fa da suggello a Inquisizione. (Fonte: Youtube)

Diego Fabbri (Forlì2 luglio 1911 – Riccione14 agosto 1980) è stato un drammaturgosceneggiatoresaggista e giornalista italiano.

Frequentò l’oratorio di don Giuseppe Prati, conosciuto come don Pippo, che gli trasmise la passione per il teatro. Scrisse le sue prime composizioni, tra il 1931 e il 1935, per il teatro della parrocchia di San Luigi di Forlì.

La sua prima opera, I fiori del dolore (1931), fu dedicata espressamente: «A don Pippo, che per primo mi insegnò come fecondare di dolore le aiuole dei fiori». Nello stesso anno il regime decise la chiusura dei circoli cattolici. La scelta di campo di Fabbri fu netta: non si iscrisse ai Gruppi universitari fascisti (GUF). Nel 1936 si laureò in Economia e commercio all’Università di Bologna affrontando la discussione in camicia bianca, anziché quella nera.[1] Nel 1937 si sposò con Giuliana Facciani (da cui ebbe sette figli), nel 1939 si trasferì a Roma; lavorò nella casa editrice Ave dell’Azione cattolica, nella quale proseguì la sua carriera artistica.