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Anticipazioni per “Atlantide” del 17 aprile alle 21.15 su La7: “Il Gattopardo” di Luchino Visconti

gattopardo

Anticipazioni per “Atlantide” con Andrea Purgatori del 17 aprile alle 21.15 su La7: “Il Gattopardo” di Luchino Visconti

ATLANTIDE (La7)

Stasera domenica 17 aprile alle 20:35 su La7 la nuova puntata di “Atlantide: storie di uomini e di mondi” di Andrea Purgatori presenterà in prima serata il capolavoro di Luchino Visconti “Il Gattopardo” che rappresenta la grande storia dell’Unità d’Italia raggiunta con l’annessione del Regno delle Due Sicilie e di tutto il Mezzogiorno del Paese.

Noi raccontiamo.

Atlantide – Storie di uomini e di mondi è un programma televisivo di approfondimento culturale, in onda su La7 dal 2002.

Il programma è presente nel palinsesto della rete dal 2002 e ha avuto diverse collocazioni; la prima conduttrice è stata la giornalista Natascha Lusenti, alla quale seguirà Francesca Mazzalai nel 2005.

Da giovedì 18 giugno 2009 prese avvio una nuova programmazione settimanale speciale in prima serata con sei documentari inediti, condotta dalla giornalista Greta Mauro, così come la programmazione ordinaria al pomeriggio (dalle ore 16:00 alle ore 18:00) da febbraio a giugno 2010.

A settembre 2010 tornò alla conduzione la Lusenti, dopo una pausa di cinque anni, che lasciò di nuovo il posto alla Mauro a partire da settembre 2011 per la quattordicesima edizione[1]. Nel 2012 e 2013 è stato condotto dalla Mauro e dal geologo Mario Tozzi.

Ogni giorno della settimana in base al format veniva affrontato un tema diverso[1]:

  • Atlantide Viaggi
  • Atlantide Storia
  • Atlantide Ritratti
  • Atlantide Scienza
  • Atlantide Esplorazioni

Dall’autunno 2017 ha invece come conduttore il giornalista Andrea Purgatori[2], cambia struttura e va in onda settimanalmente tutti i mercoledì alle 21:10, oltre a essere replicato la domenica pomeriggio. In occasione dei Premi Flaiano 2019Atlantde riceve il premio per il programma culturale.

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Il Gattopardo è un film del 1963 diretto da Luchino Visconti. Il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e la figura del protagonista del film, il Gattopardo, si ispira a quella del bisnonno dell’autore del libro, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, che fu un importante astronomo e che nella finzione letteraria diventa il Principe Fabrizio di Salina, e della sua famiglia tra il 1860 e il 1910, in Sicilia (a Palermo e provincia e precisamente a Ciminna e nel feudo agrigentino di Donnafugata, ossia Ciminna Palma di Montechiaro e Santa Margherita di Belice in provincia di Agrigento).

Il film ha vinto Palma d’oro come miglior film al 16º Festival di Cannes.[1]

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Nel maggio 1860, dopo lo sbarco a Marsala di Garibaldi in Sicilia, Don Fabrizio assiste con distacco e con malinconia alla fine dell’aristocrazia. La classe dei nobili capisce che ormai è prossima la fine della loro superiorità: infatti gli amministratori e i latifondisti della nuova classe sociale in ascesa approfittano della nuova situazione politica.

Don Fabrizio, appartenente a una famiglia di antica nobiltà, viene rassicurato dal nipote prediletto Tancredi che, pur combattendo nelle file garibaldine, cerca di far volgere gli eventi a proprio vantaggio e cita la famosa frase: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Specchio della realtà siciliana, questa frase simboleggia la capacità di adattamento che i siciliani, sottoposti nel corso della storia all’amministrazione di molti governanti stranieri, hanno dovuto per forza sviluppare. E anche la risposta di Don Fabrizio è emblematica: “…E dopo sarà diverso, ma peggiore.”

Quando, come tutti gli anni, il principe con tutta la famiglia si reca nella residenza estiva di Donnafugata, trova come nuovo sindaco del paese Calogero Sedara, un borghese di umili origini, rozzo e poco istruito, che si è arricchito e ha fatto carriera in campo politico. Tancredi, che in precedenza aveva manifestato qualche simpatia per Concetta, la figlia maggiore del principe, s’innamora di Angelica, figlia di don Calogero, che infine sposerà, sicuramente attratto dal suo notevole patrimonio.

Episodio significativo è l’arrivo a Donnafugata di un funzionario piemontese, il cavaliere Chevalley di Monterzuolo, che offre a Don Fabrizio la nomina a senatore del nuovo Regno d’Italia. Il principe però rifiuta, sentendosi troppo legato al vecchio mondo siciliano, citando come risposta al cavaliere la frase: “In Sicilia non importa far male o bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di ‘fare'”.

Il connubio tra la nuova borghesia e la declinante aristocrazia è un cambiamento ormai inconfutabile: Don Fabrizio ne avrà la conferma durante un grandioso ballo, al termine del quale inizierà a meditare sul significato dei nuovi eventi e a fare un sofferto bilancio della sua vita.

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