domenica, Aprile 28, 2024
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L’Italia degli eroi, l’Italia dei poltronisti

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L’Italia degli eroi, l’Italia dei poltronisti

Stiamo vivendo un’estate calda e torrida, come non ricordavamo da tempo, con un’Italia in campagna elettorale: a ferragosto, sotto l’ombrellone, in tanti dovranno raccogliere le firme per i nuovi partiti, che intendono contribuire ad aumentare la pletora degli attuali politicanti (fallimentari).

Questo diversamente da chi, facendo già parte del potere consolidato, è esentato da questo “massacro”, magari avendo votato anche all’ultimo quella “legina” che forse mette al riparo “dall’esser puniti per il fallimento totale dei propri politicanti”. Fallimento che purtroppo appre palese,  visto lo stato in cui si trova l’Italia. 

Ascoltiamo così, in questa torrida estate, il politicante tizio che si candida per potere attuare questa o quella legge, o per evitare questa o quella norma,  magari avendo esaminato qualche sondaggio, senza poi averci capito più di tanto, e per di più, in molti casi, senza preparazione e competenza, probabilmente ritenuta superflua.

Oppure siamo costretti ad ascoltare, magari rabbrividendo, come il politicante caio ritenga di poter salvare l’Italia con la Flat Tax (chissà poi perché la devono chiamare in questo modo e non tassa piatta, come dovrebbe essere in Italiano), o mettendo la tassa patrimoniale sulla prima casa e, già che ci siamo, la tassa sull’eredità, magari lasciando il reddito di cittadinanza, aggiustandolo secondo la propria ipotetica ideologia.

Tutti statisti, insomma, che dichiarano di volere il bene dell’Italia, tutti pronti ad unirsi in nome dell’Italia.

Chissà se sanno che cosa sia davvero l’Italia, e se sono al corrente delle storie di quanti hanno combattuto e perduto la vita per l’Italia.

Sono in tanti a chiederselo, specialmente quando assistiamo a certe “parate” più di tradizione che di effettiva convinzione, dove certe “sfilate” diventano solo il pretesto per dimostrare il proprio “potere”, piuttosto che l’effettiva appartenenza a quello Stato che dovrebbero rappresentare con Onore e Dignità.

Capita così, casualmente o volontariamente, che ci si dimentichi di commemorare chi ha versato il sangue per l’Italia, ed in maniera orgogliosa ha donato la propria vita.

Nessun ricordo per loro, anzi, il tacere serve per non alimentare ricordi probabilmente scomodi.

Chi ricorda che cosa accadde nei territori dell’Istria, della Dalmazia e di Fiume? Sono passati tanti anni e molti non ne conoscono la storia.

Territori Italiani, con popolo Italiano, costretto a lasciare la propria terra, in quella che fu una vera e propria sostituzione etnica.

Eppure sono di quei territori alcuni eroi che vollero combattere per l’Italia, con l’esercito Italiano, perché si sentivano italiani.

Eroi, questi, dalle gesta epiche che, nella prima guerra mondiale, la Grande Guerra, catturati dall’esercito usurpatore, furono giustiziati come traditori.

Cesare Battisti affrontò il processo, la condanna e l’esecuzione con animo sereno e con grande fierezza, nonostante la misera esposizione durante il tragitto in città. Fu condotto alla forca vestito quasi di stracci e non gli si permise di scrivere alla famiglia, ma solo di dettare ad uno scrivano una lettera diretta al fratello Giuliano.

L’esecuzione avvenne il 12 luglio 1916 nella Fossa della Cervara, sul retro del castello alle 19:14, e le sue ultime parole furono: «Viva Trento italiana! Viva l’Italia!»

Il 10 Agosto è stato l’anniversario della morte di un altro eroe, Nazario Sauro, anch’esso simbolo essenziale dell’irredentismo Italiano e di quello Istriano. Anch’esso fatto prigioniero e impiccato nel 1916.

Roberto Biffis, che ringraziamo, ce ne fa un breve cenno.

“Oggi ricorre l’anniversario della morte di Nazario Sauro, simbolo essenziale dell’irredentismo italiano e massimo esponente di quello istriano. 

Originario di Capodistria, all’epoca sotto la dominazione austrungarica, animato da enorme ed encomiabile spirito di appartenenza alla patria italiana, già giovanissimo manifestò la sua contrarietà all’occupazione asburgica del suolo istriano e l’avversità della polizia austriaca verso ogni manifestazione di italianità. Durante la prima guerra mondiale si arruolò volontario nella Regia Marina Italiana con il grado di Tenente  di Vascello e sotto il falso nome di Nicolò Sambo, al fine di non svelare la sua vera identità e le sue origini ove fosse stato catturato.

Compì più di 70 missioni sino al 30 luglio 1916, data della sua ultima missione. Sulla rotta verso Fiume, dove doveva fare un’ incursione, il suo sommergibile si incagliò nei pressi del golfo del Quarnero e poco dopo fu fatto prigioniero dagli austriaci. Riconosciuta la sua vera identità anche dalla decisiva testimonianza del cognato, nulla valse professare il nome di Nicolò Sambo e neanche il confronto davanti a sua madre, la quale in un tremendo e terribile clima, negò che quello di fronte a lei fosse suo figlio, riuscirono a salvare Sauro dalla condanna a morte per impiccagione per alto tradimento.

Condanna eseguita il 10 agosto 1916 presso le carceri di Pola. Fu decorato con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Serbò, fino all’ultimo contegno e serenità  e con il grido forte e ripetuto più volte dinnanzi al carnefice  «Viva l’Italia!» esalò l’anima nobilissima, dando impareggiabile esempio del più puro amor di Patria”.

Ci domandiamo se i nostri politicanti conoscano l’esistenza delle lettere che Nazario Sauro scrisse al figlio Nino ed alla moglie Nina, conservate al Vittoriano.

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« Caro Nino,

tu forse comprendi od altrimenti comprenderai fra qualche anno quale era il mio dovere d’italiano. Diedi a te, a Libero ad Anita a Italo ad Albania nomi di libertà, ma non solo sulla carta; questi nomi avevano bisogno del suggello ed il mio giuramento l’ho mantenuto. Io muoio col solo dispiacere di privare i miei carissimi e buonissimi figli del loro amato padre, ma vi viene in aiuto la Patria che è il plurale di padre, e su questa patria, giura o Nino, e farai giurare ai tuoi fratelli quando avranno l’età per ben comprendere, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto italiani! I miei baci e la mia benedizione. Papà. Dà un bacio a mia mamma che è quella che più di tutti soffrirà per me, amate vostra madre! e porta il mio saluto a mio padre. »

« Cara Nina,

non posso che chiederti perdono per averti lasciato con i nostri cinque bimbi ancora col latte sulle labbra; e so quanto dovrai lottare e patire per portarli e lasciarli sulla buona strada, che li farà proseguire su quella di suo padre: ma non mi resta a dir altro, che io muoio contento di aver fatto soltanto il mio dovere d’italiano. Siate pur felici, che la mia felicità è soltanto quella che gli italiani hanno saputo e voluto fare il loro dovere. Cara consorte, insegna ai nostri figli che il loro padre fu prima italiano, poi padre e poi uomo. Nazario. »

Eroi che l’Italia dovrebbe onorare, e che invece fa di tutto per dimenticare.

Eroi che con le loro gesta hanno trasmesso quei valori che i giovani dovrebbero conoscere, ma che forse oggi, non conoscono nemmeno gli insegnanti, figuriamoci i loro alunni.

Non conoscendo questi uomini che avevano grandi Ideali, di cui all’apice vi era l’Italia, non possiamo meravigliarci se ancora oggi ci vengono sottratti territorio e sovranità.

Quando in Italia torneranno ad esserci eroi e veri statisti e non solo poltronisti?

Ettore Lembo 

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