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Castelnuovo di Farfa, scrivere e dipingere, con i colori della rabbia

castelnuovo di farfa

Castelnuovo di Farfa, scrivere e dipingere, con i colori della rabbia: la Storia e l’Orgoglio di noi veri Castelnuovesi

di Franco Leggeri

Castelnuovo di Farfa Manovrare le parole come su di una scacchiera. Giocare con l’ironia che mi permette ora la mia età. Alla mia età ti accorgi che tante certezze sono crollate. Io , lo confesso, sono un sopravvissuto dell’Utopia Consumata. Posso giocare , appunto, con l’ironia delle parole. Provo, sì ci provo, a mescolare : ironia, ricordi, fantasia, però facendo attenzione di non cadere nella trappola dei miei avversari politici, questi si, ahimè, che sono tantissimi. Mi trovo a Castelnuovo in mezzo ad una “lotta” impari, ma non impossibile, e ,quindi, non mi rimane che essere un guerrigliero della penna e mutuo la strategia dei vietcong e la trasporto nelle Gole del Farfa che per me sono come il delta del fiume Mekong.

Certo le mie “armi di bambù “sono solo la penna e un foglio bianco. Posso escogitare incursioni con attacchi di parole in forma di poesia e dipingere con la luce ciò che nessuno mi può portare via o proibire. Utilizzo le mie forze mettendole nel moltiplicatore del sistema binario. Muovo i miei attacchi in un campo di battaglia sulla scacchiera dei ricordi e delle cose “storiche” e quindi incancellabili è questa una possibilità di una manovra per avere solo perdite contenute e riparabili.

Questa guerriglia è in essere perché, a mio avviso, l’Orgoglio Castelnuovese soffre di siccità e di affetto nel terreno del “realismo dei ricordi”. Il revisionismo, servo del potere, sta “edificando un muro” per un nuovo anno zero della Storia di Castelnuovo.

Nel 2022 Castelnuovo non ha più indigeni e il nostro Camposanto non ha più voce e rappresentanti che scrivono la Storia da consegnare al futuro. Il quadro, l’arazzo Castelnuovo perde ogni giorno fili e sta rimanendo un vessillo incompleto, noi Castelnuovesi stiamo perdendo la nostra identità di appartenenza, siamo rifugiati e clandestini che cercano nel ricordo una traccia per essere ancora degni di chiamarci Castelnuovesi.

Castelnuovo è ancora un Borgo che esiste, noi “superstiti” possiamo solo opporci, resistere, con i ricordi , scrivendo la nostra vera storia come trincea di confine .Noi veri Castelnuovesi, quelli dell’Orgoglio Castelnuovese, siamo reclusi all’interno di una linea d’ombra, linea livida che ci soffoca nello “steccato” in cui ci hanno relegato e dove cercano di farci perdere la MEMORIA. Proseguire e rigenerare con nuove idee la “guerriglia” scritta contro le ombre che cercano di cancellare anche la nostra data di nascita .Essere oggi un vero castelnuovese sta per diventare sinonimo di folclore e oggetto e soggetto dei peggiori programmi televisivi. A Castelnuovo stiamo assistendo alla distruzione , un classico delle dittature, ai “falò dei libri della Memoria”. Resistere, insistere e raccontare il VERO CASTELNUOVO, quello che ha impastato la calce con il sangue e ha costruito il NOSTRO ORGOGLIO. Dobbiamo, ancora una volta, iniziare dalla “linea livida”; ricostruire una memoria e celebrare, in maniera liturgica ,con le tavole cronologiche la storia castelnuovese.

Siamo molti o pochi ad essere classificati come castelnuovesi “inquieti”, oppure aggettivati come “vagabondi”.Inquieti e vagabondi sono aggettivi che molti castelnuovesi hanno nella loro biografia. Una biografia che forse è meglio iniziare con “dinamica” per Donne e Uomini castelnuovesi ,“contumaci”, che hanno scritto pagine impressionanti, ciclopiche, per chi ha vissuto nell’epoca in cui Roma era a giorni di viaggio da Castelnuovo. La Biografia di molti castelnuovesi non si può non dare , colorare, una spruzzata di umorismo.Quando parlo, rigorosamente in dialetto, con un castelnuovese di quelli veri, il discorso inizia con il classico:” Te recordi de….” poi ci guardiamo le cicatrici e ce le raccontiamo perché non tutti sono stati fortunati. Vi sono castelnuovesi (uomini e donne) che hanno vissuto una vita da “sottopagati” nella Roma palazzinara e di Borgata come è stata scritta da Pasolini, una Mamma Roma amara .

Tornare a Castelnuovo in cerca delle Origini e scopri che il tuo paese ora, forse, non ti accetta più e che i nuovi parolai ti stanno riscrivendo la Storia in cui tu non ci sei, non hai più il “nome all’anagrafe”. Ho l’ossessione identitaria; cerco con la poesia di percorrere un labirinto, Dedalo, spinoso delle Origini; cerco le radici per conservarle , cerco parole senza vincoli per scrivere, descrivere emozioni in forma cronologica così per far nascere un racconto fantastico e libero. Certe volte rimescolo i ricordi, li spolvero, per paura di perderne la traccia . Di queste tracce di memoria noi , tutti Castelnuovesi, siamo depositari e libri intonsi in questa enorme biblioteca Castelnuovo. Combattiamo contro revisionisti (draghi e serpenti delle peggiori leggende medievali) che cercano un nuovo ANNO ZERO, ma non lo trovano, al fine di oscurare il nostro ORGOGLIO CASTELNUOVESE.

Io non sono e non siamo , noi veri Castelnuovesi, schegge impazzite e visionarie. La nostra Storia e le nostre radici affondano nelle vie di Castelnuovo, luogo concreto. Siamo Storia e sangue castelnuovese il nostro albero genealogico sono le epigrafi e lapidi che si leggono, tutti possono leggere, nel nostro Cimitero e nel Monumento ai Nostri Eroi Caduti nelle due guerre mondiali.

Scrivere, io ci provo, con amore perché la scrittura, forse, racconta e disegna un ” Castelnuovo futuro”.

Castelnuovo e i colori della rabbia,

Noi che abbiamo la parola interdetta

aspettiamo le stelle del cielo

per vedere ,da questo ponte della Storia,

l’ultima acqua silenziosa del nostro passato.

In questo spazio infinito dei ricordi

possiamo solo gettare i nostri sassi della rabbia.

Noi non abbiamo voce

perché oscurati e dimenticati

e il nostro respiro è nascosto al sole.

Ora l’ombra del silenzio scivola

e trascina a valle la voce dell’oblio.

A noi Castelnuovesi non resta che imparare

la trama dei racconti

 nasconderli nel libro dell’anima

e custodire nei cassetti della memoria.

Scriveremo e racconteremo

lo “schiaffo della resa”

che le sirene del potere ,

beffandosi del nostro dolore

e il non essere capaci di rifiutare le “monetine“ dell’umiliazione,

ogni giorno, ogni ora ci porgono

sul piatto della negazione.

Franco Leggeri, Castelnuovese

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