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Il film cult stasera in TV: “Il grande Gatsby” domenica 28 agosto 2022

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Il film cult stasera in TV: “Il grande Gatsby” domenica 28 agosto 2022 alle 21.20 su TV 2000 (Canale 28) TV2000 Il grande Gatsby (The Great Gatsby) è un film del 1974 diretto da Jack Clayton ed interpretato da Robert Redford, Mia Farrow e Bruce Dern, tratto dall’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald del 1925. Il film è la terza trasposizione cinematografica del romanzo, dopo una versione muta del 1926 andata perduta e una seconda versione del 1949. Tutte e tre le versioni sono state prodotte dalla Paramount Pictures. Nel 2013 è stata fatta un’ulteriore trasposizione prodotta dalla Warner Bros.
Anni venti. Gatsby, ex gangster divenuto miliardario, non riesce a dimenticare Daisy, la ragazza per cui è diventato ricco. Lei non lo ha aspettato e ha sposato un altro.Per starle vicino lui compra una gran villa a Long Island e dà feste memorabili. Riuscirà, infine, a conquistarla, ma darà la vita per lei.
«La sua vita era stata confusa e disordinata… Ma se poteva ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto da capo, sarebbe riuscito a scoprire qual era la cosa che cercava.»
L’adolescente James Gatz, figlio di poveri contadini del Nord Dakota, fugge dalla famiglia convinto di poter trasformare se stesso e costruirsi una nuova identità.
«James Gatz: era questo il suo nome vero, o almeno quello legale. Lo aveva cambiato a diciassette anni, nel momento in cui ebbe inizio la sua carriera: quando vide lo yacht di Dan Cody gettar l’ancora nella secca più insidiosa del Lago Superiore»
Egli incontra il ricco proprietario di uno yacht, Mr Dan Cody, che, grato perché il giovane lo aveva avvertito della presenza di uno scoglio che avrebbe potuto far affondare la sua imbarcazione, lo assume e gli fornisce una «giacca azzurra, sei paia di calzoni bianchi e un berretto con visiera da yacht». James, che adotta lo pseudonimo Jay Gatsby, viene inviato a Louisville per un addestramento militare e lì si innamora di Daisy Fay, un’affascinante ereditiera di diciotto anni che ricambia i suoi sentimenti. I due trascorrono insieme un felice periodo e, quando Gatsby è in procinto di partire per la Prima guerra mondiale, si giurano eterna fedeltà. Ma quando Gatsby, che si trova in Europa, viene a sapere che Daisy ha sposato un famoso giocatore di polo di Chicago, Tom Buchanan, giura di riconquistarla. Fatta definitivamente propria l’identità di Jay Gatsby, il giovane si reca in Inghilterra dove frequenta l’ambiente di Oxford per cinque mesi, e alla fine ritorna in America dove, diventato ricco grazie al contrabbando e ad altre attività illecite, compra nell’aristocratico villaggio di West Egg – toponimo fittizio utilizzato da Fitzgerald per riferirsi alla località di Kings Point, sulla costa settentrionale di Long Island – un’enorme villa situata esattamente di fronte alla casa dove Daisy trascorre le estati con il marito Tom. Gatsby, che vuole ad ogni costo riconquistare Daisy, è sicuro che il suo sogno si trasformerà in realtà e da quel momento ogni sua azione sarà tesa a quell’unico scopo. Nick Carraway, che nel romanzo ha funzione di narratore, esprime la visione di un mondo opposto a quello di Gatsby: conformista, moralista e puritano. Nato, come egli stesso racconta, da una famiglia agiata e influente del Middle West, Nick si laurea a New Haven nel 1915 ed intraprende un tranquillo, anche se non molto redditizio, lavoro in borsa, accontentandosi sempre di alloggiare in appartamenti modesti. Nick rappresenta un mondo opposto a quello di Gatsby ma dovrà riconoscere che «c’era in Gatsby qualcosa di splendido, una sensibilità acuita alle promesse della vita». Anche Nick abita a West Egg, a trenta chilometri dalla città, in un modesto villino confinante proprio con la tenuta di Gatsby:
«La mia casa era all’estremità del West Egg, a una cinquantina di metri soltanto dallo stretto, presa tra due edifici enormi […]. Quello alla mia destra era qualcosa di colossale sotto tutti i punti di vista: una copia accurata di qualche Hôtel de Ville della Normandia, con una torre da una parte, incredibilmente nuova sotto una barba rada di edera ancora giovane, una piscina di marmo e più di venti ettari di prato e giardino. Era il palazzo di Gatsby. […] Quanto alla mia casa, era un pugno in un occhio, ma un pugno tanto piccolo da essere trascurabile, così avevo il panorama sul mare, una vista parziale sul prato del mio vicino e la rassicurante prossimità di gente milionaria, tutto per ottanta dollari al mese»
Una sera Nick viene invitato a cena a casa di Tom Buchanan, che ha sposato Daisy – cugina di Nick “in seconda dal lato paterno” – e conosce l’amica di Daisy, Jordan Baker, giocatrice di golf con la quale egli intreccerà una breve relazione. Il matrimonio di Daisy e Tom, pur essendo all’apparenza tranquillo, non ha solide basi. Tom ha per amante Myrtle, la moglie di George Wilson, un meccanico che possiede un’officina sulla strada che porta a New York in una zona squallida e desolata; un pomeriggio, mentre Nick si sta recando a New York in treno con Tom, questi gliela fa conoscere. Trascorrono i giorni e Nick, che ogni sera ascolta la musica proveniente dalla casa di Gatsby e osserva il via vai di gente che partecipa alle sfarzose feste che si svolgono nei suoi giardini, non ha ancora conosciuto il suo famoso vicino: l’ha solamente intravisto da lontano, una sera, in piedi davanti alla villa, che tendeva le braccia con un gesto di desiderio verso la “luce verde” che brillava nella notte. Quella luce, come scrive Rollo May[2], «è simbolo del mito americano: essa allude a nuove potenzialità, nuove frontiere, la nuova vita che ci attende dietro l’angolo […] Non esiste destino; se esiste, lo abbiamo costruito noi stessi […] La luce verde diventa la nostra più grande illusione… nasconde i nostri problemi con le sue infinite promesse, e intanto distrugge i nostri valori. La luce verde è il mito della Terra Promessa che genera ideali alla Horatio Alger». Ma un giorno Nick riceve un invito:
«Uno chauffeur in uniforme azzurra, come un uovo di pettirosso, quel sabato mattina di buon’ora attraversò il mio prato con un biglietto straordinariamente cerimonioso del suo padrone; esso diceva che Gatsby si sarebbe sentito onorato se quella sera avessi partecipato alla sua “festicciola”»
Alla festa trova Jordan e ha modo così di conoscere Gatsby che mantiene sempre un atteggiamento riservato e moderato. Si reca ad un paio delle sue feste e un giorno Gatsby si reca a trovarlo:
«Una mattina alle nove, verso la fine di luglio, l’automobile smagliante di Gatsby sbucò sul viale roccioso che conduceva al mio cancello … Era la prima volta che Gatsby veniva a trovarmi, benché fossi andato a due delle sue feste, avessi girato con lui sul suo idrovolante, e dopo inviti ripetuti mi fossi servito frequentemente della sua spiaggia»
E inizia a raccontare della sua vita come a voler scacciare le accuse «che davano sapore alla conversazione nei suoi salotti». Gatsby racconta a Nick che egli era di famiglia agiata e che i suoi sono ormai tutti morti; che è stato allevato in America ed educato a Oxford, che ha viaggiato e che ha partecipato alla guerra diventando maggiore. Egli mostra a Nick la medaglia con cui è stato decorato e una fotografia di Oxford presa al “Trinity Quad”, convincendolo così che quanto sta dicendo sia la verità:
«Era la fotografia di una mezza dozzina di giovanotti in maglione a righe sparsi in un cortile al di là del quale si scorgeva una schiera di guglie. C’era Gatsby con l’aria un tantino più giovane e una mazza di cricket in mano. Allora era vero tutto»
In quell’occasione Gatsby gli dice che ha intenzione di chiedergli un grande favore. Così, tramite Jordan Baker, Gatsby chiede a Nick di fargli incontrare Daisy a casa sua. Nel frattempo Nick viene a conoscenza della storia di Daisy e Gatsby attraverso il racconto di Jordan. Nick invita Daisy a casa sua per prendere un tè e i due si incontrano:
«”Sono molti anni che non ci vediamo” disse Daisy con la voce più normale che le riuscì di trovare. “Saranno cinque a novembre”»
Dopo una festa di Gatsby alla quale Daisy partecipa con il marito, egli è sicuro di aver ritrovato per sempre la donna tanto amata ed è certo di poter ripetere in tutto il passato e confida a Nick il suo sogno:
«Pretendeva nientemeno che Daisy andasse da Tom a dirgli: “Non ti ho mai amato”. Dopo che avesse cancellato quattro anni con quella frase, avrebbero potuto decidere sui passi più pratici da fare. Uno di questi consisteva nel ritornare a Louisville, dopo che Daisy fosse stata libera, e sposarsi in casa di lei come se fossero stati ancora al punto di cinque anni prima»
Ma Nick dice: «Non si può ripetere il passato». «”Non si può ripetere il passato? Ma certo che si può» risponde Gatsby. Daisy si recherà quasi ogni pomeriggio da Gatsby illudendolo così nel suo sogno fino a quando, in un afoso pomeriggio, Daisy, Tom, Nick, Jordan e Gatsby cercano sollievo recandosi a New York in un albergo affittato per l’occasione. Qui Tom provoca Gatsby davanti a tutti con insinuazioni sul suo conto fino a quando chiede direttamente a Gatsby cosa vuole da sua moglie: «Voglio sapere che cos’ha da dirmi il signor Gatsby» e ancora «Vostra moglie non vi ama» dice Gatsby, «Non vi ha mai amato. Ama me». Ma Daisy è riluttante e quando Gatsby pretende che lei lo dica a Tom ella protesta dicendo «Pretendi troppo». Gatsby cerca di parlarle:
«Ma ad ogni parola lei si ritirava sempre più in se stessa, finché lui rinunciò e soltanto il sogno morto continuò a battersi mentre il pomeriggio svaniva, cercando di toccare ciò che era di più tangibile, sforzandosi, infelice e senza disperazione, di raggiungere la voce perduta di là dalla stanza»
Sulla strada del ritorno, mentre passano davanti all’officina di Wilson, Myrtle, tenuta chiusa in stanza dal marito che sospetta un suo tradimento, riesce a fuggire, ma viene investita dalla macchina di Gatsby guidata da Daisy che non si ferma e prosegue la sua corsa fino a East Egg dove la raggiunge Tom, al quale lei si affida pur non rivelandogli la verità. Myrtle rimane uccisa sul colpo e Wilson, preso dalla disperazione e deciso a vendicarsi, va da Tom con la pistola per ucciderlo. Ma quando Tom gli rivela che la macchina che aveva investito Myrtle la guidava, come lui credeva, Gatsby, Wilson si reca da Gatsby che sta facendo un bagno in piscina e continua a sperare che Daisy appaia. Verrà ucciso da Wilson che a sua volta si suiciderà. Lo chauffeur, il maggiordomo, il giardiniere e Nick si avviano correndo verso la piscina:
«Vi era, appena percettibile, un movimento dell’acqua mentre il flusso fresco si dirigeva faticosamente verso lo scarico dell’altra estremità della piscina. Con piccole increspature che erano appena ombre di onde il materasso carico si spostava a caso nella piscina. Un alito di vento che riusciva appena a corrugare la superficie dell’acqua bastò a interrompere l’accidentale percorso col suo carico accidentale. Un fascio di foglie, sfiorandolo, lo fece girare lentamente, tracciando nell’acqua un sottile circolo rosso. Fu quando ci eravamo già avviati con Gatsby verso casa, che il giardiniere vide il cadavere di Wilson leggermente discosto nell’erba, e l’olocausto fu completo.»
Nick si trova solo ad affrontare la situazione. Telefona a tutti, anche a Daisy, ma viene a sapere che proprio sua cugina è partita da mezz’ora assieme a Tom, senza comunicare la propria destinazione. Due giorni dopo arriva un telegramma da una città del Minnesota firmato Henry C. Gatz, che chiede di rinviare il funerale fino al suo arrivo:
«Era il padre di Gatsby, un vecchio solenne, molto sgomento e costernato, infagottato in un gran cappottone da poco prezzo contro la calda giornata di settembre.»
Il giorno del funerale Nick chiede al ministro luterano di aspettare ancora mezz’ora. Egli spera ancora che arrivi qualcuno. «Ma fu inutile. Non venne nessuno». In realtà una persona arriva, è l’ubriacone delle feste che Nick aveva trovato tre mesi prima nella biblioteca di Gatsby; costui esclama: «Ma perdio! Ci andavano a centinaia!» E aggiunge: «Povero bastardo!». Dopo il funerale di Gatsby Nick riflette sull’America e in questo modo la tragedia di Gatsby viene ad identificarsi con la perdita dei miti e la fine del sogno americano. Nick decide di abbandonare l’est e di tornare a casa. L’ultima sera Nick scende alla spiaggia e si stende sulla sabbia lasciandosi andare ai ricordi e gli torna alla mente la capacità di meravigliarsi di Gatsby:
«E mentre meditavo sull’antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all’estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia … e una bella mattina…»
In questi puntini di sospensione si sente l’attimo di disperazione di Nick e poi la ricerca di un mito che dia senso all’assurdità dell’esistenza. Il romanzo si conclude con un’ultima frase che sembra essere un poscritto:
«Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.»
Regia di Jack Clayton Con: Robert Redford, Mia Farrow e Bruce Dern Fonte: WIKIPEDIA Foto interna ed esterna: https://www.tv2000.it/docfilm/2022/08/15/il-grande-gatsby-con-robert-redford-e-mia-farrow/