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Anticipazioni per il Grande Teatro di Federico Garelli in TV del 27 gennaio alle 16.50 su Rai 5: “Farse torinesi” a cura di Belisario Randone

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Grande Teatro di Rojas in TV del 21 gennaio su Rai 5: "La Celestina"

Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Federico Garelli del 27 gennaio alle 16.50 su Rai 5: “Farse torinesi” a cura di Belisario Randone – Per il Grande Teatro di Federico Garelli in TV Rai Cuktura propone le “Farse Torinesi” in onda su Rai 5 venerdì 27 gennaio alle 16.50 nella versione a cura di Belisario Randone trasmessa dalla Rai nell’agosto 1974.

Il brano teatrale in onda è “I pcit fastidi” di Garelli con la regia di Massimo Scaglione e l’interpretazione di Erminio Macario ed Enza Giovine.

Federico Garelli (Mondovì1827 – Roma5 agosto 1885) è stato un commediografo italiano.

È considerato il fondatore del teatro dialettale piemontese. Per vivere, fece anche lo stenografo alla Camera dei Deputati. Massone, non si sa dove e quando è stato iniziato, ma nel 1863 era membro effettivo della Loggia Cavour di Torino[1]. La sua città di origine Villanova Mondovì gli ha intitolato il teatro civico.[2] Federico Garelli è famoso per la sua frase Noi suma i fieui ‘d Giandouja, noi suma i bugianen.

La felicità ‘d monssù Guma (in italiano: “La felicità del signor Guma”) è una farsa in un atto in dialetto piemontese dello scrittore e drammaturgo Federico Garelli, che ebbe la prima rappresentazione a Torino il 26 settembre 1864.

Trama

Il protagonista del titolo, impiegato ministeriale nell’allora capitale del Regno d’Italia, è costretto a barcamenarsi tra le vessazioni della moglie, i debiti, lo sfratto incombente e il portiere ficcanaso, e la situazione precipita con l’arrivo del nuovo inquilino che intende prendere possesso del suo appartamento.

Curiosità

L’opera contiene – sia nel titolo che nel testo – numerosi riferimenti alla commedia di Vittorio Bersezio Le miserie ‘d Monsù Travet, andata in scena l’anno precedente. Il cognome del protagonista (“gomito” in piemontese) si riferisce invece ai gomiti solitamente lisi delle giacche degli impiegati ministeriali.

Fulberto Alarni, pseudonimo di Alberto Arnulfi (Torino13 giugno 1849 – Roma28 marzo 1888), è stato un poeta e commediografo italiano, che scrisse soprattutto in piemontese.

Nacque nella caserma dei carabinieri di Piazza Carlina a Torino, dove il padre, ufficiale, prestava servizio.

Lavorò tutta la vita, a partire dai venti anni, per la Reale Mutua Assicurazioni (che all’epoca si chiamava Società Reale di Assicurazioni), che nel 1884 lo mandò a Roma come direttore. Per questo nelle ultime composizioni si trova un sentimento di nostalgia per il Piemonte. Per il teatro compose solo la commedia Drolarìe, che piacque per la trama lineare e per la felice vena ironica, e rimase a lungo in repertorio e fu interpretata anche da Mario Casaleggio e Gipo Farassino[1]. farse

Edmondo De Amicis sosteneva che Alarni esercitava il senso del comico soprattutto «sui lati ridicoli della vita cittadina, e in questo era veramente acuto e originale».[1] farse