martedì, Maggio 28, 2024
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Rieti, “Ciò che non parla di pace dovrebbe farci rabbrividire”

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Rieti, “Ciò che non parla di pace dovrebbe farci rabbrividire” – In tanti si sono alternati in Cattedrale a Rieti per sostare in adorazione davanti all’Eucaristia nell’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina. Uno dopo l’altro hanno pregato per la pace i gruppi parrocchiali organizzati in turni, ma anche tante altre persone che con libertà hanno deciso di far tacere per un poco il rumore del mondo per raccogliersi nel silenzio e chiedere che gli uomini diventano capaci guardare il mondo, sé stessi, gli altri, assumendo il punto di vista di Dio.

E proprio questa nostalgia ha colto il vescovo Vito in Santa Maria facendo proprie le parole del salmo: «Perché mi respingi Signore, perché mi nascondi il tuo volto?». Il lamento del popolo ebraico ha sempre «un sapore cosmico, cattolico, universale». Ma il disordine del mondo degli ultimi anni pare accrescere il contrasto tra la debolezza umana e la forza di Dio. Il dolore della guerra e i morti evidenziano la sconfitta dell’umanità, «perché vediamo che i nostri pensieri, le nostre armi non realizzano nulla», se non distruzione e infelicità.

“Nostre” armi, ha sottolineato don Vito, annullando la distanza tra chi prega al sicuro, nel tepore di una chiesa, e chi prega tra le macerie, la distruzione, i lutti. “Nostre” armi, perché nessuno può chiamarsi fuori, perché di tutti è la sconfitta. Perché ognuno senta in sé «l’orrore, la ripugnanza dell’inimicizia, della guerra»; per tenere a mente che se è Dio la nostra pace, «tutto ciò che non parla di pace nelle fibre della nostra umanità, delle nostre relazioni, ci dovrebbe far rabbrividire».

E se questo brivido davvero ci fa rizzare i peli, ci percorre la schiena, ci scuote con un tremito, vuol dire che Dio ancora ci usa misericordia. E la preghiera è che questo sentimento divenga motivo di autentica conversione.

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