mercoledì, Maggio 15, 2024
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Anticipazioni per il Grande Teatro di Manzoni in TV del 6 giugno alle 18.40 su Rai 5: “I Promessi Sposi – Parte 2″ regia di Salvatore Nocita

promessi sposi

Anticipazioni per il Grande Teatro di Manzoni in TV del 6 giugno alle 18.40 su Rai 5: “I Promessi Sposi – Parte 12 regia di Salvatore Nocita – Dopo la trasmissione integrale de “I promessi sposi” manzoniani nella storica edizione diretta da Sandro Bolchi, Rai Cultura ripropone la miniserie diretta da Salvatore Nocita nel 1989, in onda da lunedì 5 giugno alle 18.40 su Rai 5.

Nel cast Danny Queen, Delphine Forest, Burt Lancaster, Alberto Sordi, Franco Nero, Dario Fo e Walter Chiari. 

Seguendo il racconto manzoniano e ambientato tra il 1629 e il 1631, l’adattamento di Nocita narra la storia di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, popolani lombardi costretti a separarsi e a sopportare mille peripezie a causa delle prepotenze del signorotto Don Rodrigo e della pavidità di don Abbondio, interpretato da un indimenticabile Alberto Sordi.

Durante il loro viaggio troveranno varie persone disposte ad aiutarli, da Fra Cristoforo all’Innominato, da Federigo Borromeo a Donna Prassede. 

I promessi sposi è una miniserie televisiva italiana del 1989, diretta da Salvatore Nocita. Prodotta dalla Rai, la storia è tratta dall’omonimo romanzo storico del XIX secolo scritto da Alessandro Manzoni.

La regia è di Salvatore Nocita. La produzione, interna Rai con tecnica cinematografica, è stata realizzata dal CPTV di Milano.

È stato realizzato 22 anni dopo lo sceneggiato televisivo I promessi sposi diretto da Sandro Bolchi.

Nella sua prima messa in onda (novembre-dicembre 1989) lo sceneggiato è stato visto da una media di 14 milioni di spettatori.

Il film vinse il Telegatto 1990 come migliore trasmissione della stagione.

Alcune immagini dello sceneggiato vennero incluse in un’edizione de I promessi sposi edita da Rai Eri e distribuita in esclusiva dai supermercati GS.

Ambientato nella Lombardia sotto il dominio spagnolo tra il 1629 e il 1631, l’adattamento narra la celeberrima storia di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due popolani lombardi. La scena iniziale riprende l’incipit manzoniano sui luoghi in cui è situata la storia.

Un pomeriggio di novembre, su una stradetta di campagna il parroco del paese, Don Abbondio, prega leggendo il breviario tenuto tra le mani, quando scorge a un bivio che biforca la strada due bravi; timoroso alla loro vista, il prete intuisce il pericolo, ma al crocicchio i due gli si parano davanti: con poche, sprezzanti frasi gli intimano minacciosamente, per conto di Don Rodrigo, di non celebrare il giorno dopo il matrimonio tra i due giovani fidanzati.

Spaventato, Don Abbondio corre a casa: temendo di perdere la vita, quando Renzo arriva da lui, vigliaccamente fa finta di stare ammalato, accampando altre scuse per non sposare la coppia. Ma Renzo subodora qualcusa di strano nella messinscena del meschino parroco e quando scorge la perpetua nell’orto davanti alla casa, le si avvicina. Questa gli fa intuire qualcosa dietro alla strana condotta assunta dal prete, e lui rientra a casa di lui per esigere altre spiegazioni.

Il querulo parroco, nel frattempo nascostosi a letto, alla fine confessa: la persona che impedisce il matrimonio è Don Rodrigo, un prepotente signorotto della zona. Inveendo, Renzo si dirige in tutta fretta alla casa di Lucia, che si sta preparando alle nozze.

Quando chiede di vedere la fidanzata, Lucia rivela che Don Rodrigo la importunava anche durante il suo lavoro, ma aveva taciuto con tutti sperando che egli perdesse interesse nei suoi confronti. Interviene la madre di Lucia, che consiglia di interpellare Fra’ Cristoforo, un monaco amico. Lucia dice di averlo fatto.

Costretti a separarsi e a sopportare mille peripezie a causa delle prepotenze del signorotto Don Rodrigo deciso a impedire il loro matrimonio. Tuttavia durante il loro viaggio troveranno varie persone disposte ad aiutarli, da fra Cristoforo all’Innominato (prima crudele e poi convertitosi), da Federigo Borromeo a donna Prassede.

Parte 2 – La notte degli imbrogli e dei sotterfugi, la fuga e in convento a Monza: (capitoli VI-X)

Agnese propone ai due promessi un matrimonio a sorpresa, pronunciando davanti al curato le frasi rituali alla presenza di due testimoni. Con molte riserve da parte di Lucia il piano viene accettato quando fra Cristoforo annuncia il fallimento del suo tentativo di convincere don Rodrigo. Questi intanto medita il rapimento di Lucia e una sera alcuni bravi irrompono nella casa delle donne, che però trovano deserta: Lucia, Agnese e Renzo sono infatti a casa di don Abbondio per tentare di ingannarlo, ma falliscono e devono riparare al convento di fra Cristoforo, perché frattanto sono venuti a sapere del tentato rapimento.

Contemporaneamente fallisce anche il rapimento di Lucia da parte dei bravi, che sono messi in fuga dal trambusto scoppiato nel villaggio a seguito dell’allarme dato dallo scampanio, che don Abbondio genera per chiedere aiuto contro il tentativo di “nozze irregolari”. Renzo, Lucia e Agnese giungono poi al convento di Pescarenico dove padre Cristoforo espone loro i suoi progetti: Renzo si sarebbe rifugiato presso il convento dei cappuccini a Milano per cercare padre Bonaventura, mentre Lucia avrebbe trovato aiuto dal padre guardiano del convento nei pressi di Monza. Il religioso ha già scritto una lettera per ognuno dei confratelli e le consegna ai due.

L'”Addio ai monti”

Secondo quanto padre Cristoforo ha preordinato, Renzo, Lucia e Agnese scendono alle rive dell’Adda e salgono su una piccola barca. Lucia medita sull’addio ai monti, in una pagina permeata di spiritualità ed elegia dove domina fin dalle prime note un movimento verticale, che va dal cielo alla terra, per risalire di nuovo al cielo e che è come un preludio all’ascensione spirituale contenuta nella chiusa.

Il pianto segreto di Lucia sulle cose più care che deve abbandonare si compone di un gesto che è tra i più belli che la poesia italiana ha saputo attribuire alle creature femminili. È la grande notte di Lucia, il suo paesaggio trepido e segreto: senza l’Addio ai monti Lucia non avrebbe mai rivelato la parte più gelosamente custodita del proprio cuore. Il notturno vigilante del lago è uno dei più belli di malinconia e serenità della poesia italiana.[114]

Lucia viene accompagnata dal padre guardiano al convento nei pressi di Monza retto da Gertrude, la “signora” (la cui storia è ispirata a quella di suor Maria Virginia de Leyva), che prende la giovane sotto la sua protezione. Dopo l’incontro con Lucia, Manzoni racconta la biografia della monaca di Monza. Gertrude è figlia del principe feudatario di Monza di cui il narratore, seguendo l’anonimo, tralascia il nome. Per conservare intatto il patrimonio del primogenito si era deciso prima ancora che nascesse che sarebbe entrata in convento. L’educazione della bambina è dunque continuamente orientata a convincerla che il suo destino di monaca sia il più desiderabile[115].

Divenuta adolescente Gertrude comincia a dubitare di tale scelta, ma un po’ per timore, un po’ per riconquistare l’affetto dei genitori, compie i vari passi previsti per diventare monaca. In convento soggiace alle attenzioni di Egidio, uno «scellerato di professione», in una relazione che avviluppa la «sventurata», colpevole non meno che vittima, in un gorgo di menzogne, intimidazioni, ricatti – proferiti e subiti – e complicità, anche nell’omicidio di una conversa che minacciava di far scoppiare lo scandalo rivelando la tresca[116].

Foto interna ed esterna: https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2023/06/I-promessi-sposi-d2d45104-b8ea-4bd0-ac28-7a50cd0bcb1a-ssi.html