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Roccaranieri (Rieti), 50 anni di Messa per don Benedetto: «La vita come benedizione»

Roccaranieri

Roccaranieri (Rieti), 50 anni di Messa per don Benedetto: «La vita come benedizione». Piena la chiesa di San Michele Arcangelo per festeggiare il parroco monsignor Benedetto Falcetti, che cinquant’anni fa veniva ordinato prete nel suo paese natale, Roccaranieri

«Siamo qui per rendere grazie non tanto per la tua fedeltà, che pure c’è, ma per la fedeltà di Dio nei tuoi riguardi»: si è rivolto così il vescovo Vito a don Benedetto nell’omelia della solenne celebrazione di ringraziamento per il suo giubileo sacerdotale.

Era piena la chiesa di San Michele Arcangelo sabato pomeriggio che ha voluto far memoria di quel 12 agosto del 1973 in cui, per l’imposizione delle mani del vescovo di allora, monsignor Trabalzini, il giovane chierico Benedetto Falcetti veniva ordinato prete nel suo paese natale, Roccaranieri. In quella stessa liturgia, cinquant’anni fa, si svolse anche l’ordinazione diaconale di don Luciano Candotti (che presbitero sarebbe diventato l’anno dopo). E ha voluto essere presente anche quest’ultimo, insieme a diversi altri sacerdoti, alla festosa Eucaristia che nella parrocchiale di piazza Cavour ha visto convenire non solo i borchiciani ma tanti altri reatini che hanno avuto modo di conoscere il festeggiato nei lunghi anni di ministero in diocesi.

In prima fila i parenti, a nome dei quali ha poi preso la parola, nei discorsi augurali a fine Messa, la cugina Maria Angelini Chinzari.

Il saluto dei parrocchiani lo ha porto invece Donatella Proietti, factotum della comunità del Borgo: «Con gratitudine al Signore, vogliamo dirti, don Benedetto, che tanto ci hai dato e che ti siamo vicini con affetto sincero». Dei confratelli presenti, un po’ a sorpresa perché senza preavviso («uno scherzo da prete», ha detto), prendere la parola è toccato a don Ercole La Pietra: dall’amico che per oltre trent’anni è stato vicario generale, tutti i sentimenti di affetto per don Benedetto che in cinquant’anni «si è consegnato a Dio, donando la sua vita e mettendola a disposizione delle comunità» che ha servito, in una pluralità di servizi e in una pluralità di doni ricevuti: «Illumina e rincuora, come hai fatto sempre».

Una vita sacerdotale intensa, quella che ha visto il giovane Benedetto via via transitare fra il Seminario vescovile e le parrocchie dell’altopiano su cui insiste il proprio paese nativo, per poi assumere in città la guida della nascente parrocchia sulla Terminillese (ospitata nel collegio degli Stimmatini prima che venisse avviato il complesso nel nuovo quartiere di Campoloniano), quindi collaborare a Sant’Agostino con don Salvatore Nardantonio con il quale già collaborava nella conduzione dell’ex Oda trasformata in Caritas, per poi assumere la direzione dell’organismo diocesano deputato alla pastorale caritativa.

Anni di impegno indefesso, quello di direttore Caritas, alla scuola degli indimenticati monsignor Nervo e monsignor Di Liegro, come ricordato anche dal vescovo nell’omelia e come emerge nelle pagine della pubblicazione realizzata per il cinquantesimo di sacerdozio: La vita come benedizione, il titolo del volumetto curato da Roberto Marinelli che ripercorre l’esistenza segnata «dall’incontro che l’ha scavato in questi cinquant’anni di vita offerta a Dio e ai fratelli, con uno sguardo particolare per quanti vengono normalmente scartati dai più», per dirla con le parole di monsignor Piccinonna che si leggono nell’introduzione.

In una novantina di pagine il libro, arricchito anche da un ampio corredo fotografico, sintetizza l’esperienza di uomo e di prete nei diversi anni, gli incarichi svolti in diocesi (oltre alla Caritas, per un quinquennio anche la presidenza dell’Istituto diocesano Sostentamento clero) e le parrocchie girate, fino all’approdo a San Michele Arcangelo, la comunità in cui, affiancando prima e rimpiazzando poi l’indimenticato don Angelo Pietrolucci, don Benedetto da tre decenni abbondanti continua a sperimentare la grandezza di questo Incontro con Colui che «sembra ci aspetti al guado», ha detto ancora don Vito richiamando nell’omelia l’esperienza del profeta Elia e dell’apostolo Pietro di cui parlavano le letture della liturgia domenicale. Così don Benedetto si è lasciato guidare da Dio, ha proseguito il vescovo, facendo tesoro di una formazione avviata in famiglia, a partire da uno zio prete (padre Elia Cattani, missionario in Birmania), e spendendosi per il suo popolo, soprattutto con i giovani e con i poveri.

Questa dedizione agli ultimi espletata anche come cappellano del Carcere e che non lo abbandona anche adesso in cui prosegue la vicinanza a tanti parrocchiani bisognosi, come pure il servizio di cappellano dei Vigili del Fuoco, una cui rappresentanza non ha voluto mancare ai festeggiamenti con qualche membro dell’associazione dei pompieri in congedo che si è adoperata perché tutti filasse liscio nella seconda parte della serata. Terminata la Messa con la benedizione impartita da Piccinonna (e con la lettura della benedizione apostolica inviata, con l’apposita pergamena augurale, anche da papa Francesco), grande festa nel cortile dell’oratorio, con la musica del complesso di Tonino e Lorenzo Serva, l’abbondante banchetto e il brindisi finale con torta e fuochi d’artificio.

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