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Anticipazioni per il documentario d’autore “Shashamane. Sulle tracce della terra promessa” di sabato 19 agosto 2023 alle 22.55 su Rai Storia

Shashamane

Anticipazioni per il documentario d’autore “Shashamane. Sulle tracce della terra promessa” di sabato 19 agosto 2023 alle 22.55 su Rai Storia – Shashamane, in Etiopia, è la terra promessa dei rasta, cantata da Bob Marley in Exodus. Una terra raccontata dal documentario di Giulia Amati “Shashamane. Sulle tracce della terra promessa”, in onda sabato 19 agosto alle 22.55 su Rai Storia per “Documentari d’autore”.

Quel sito a 250 km da Addis Abeba fu donato dopo la Seconda Guerra Mondiale da Haile Selassie a coloro che, trasferitisi da ogni parte del mondo, volevano costruire insieme la grande utopia panafricana. Ma dopo il colpo di stato che depose Haile Selassie, nessun governo etiope ha mai riconosciuto il diritto di cittadinanza dei migranti del sogno.

Allo stesso tempo però non possono lasciare il Paese. Sono prigionieri della loro visione: una volta scaduto il visto di ingresso, in Etiopia si è costretti a pagare una multa per ogni mese di permanenza in più, oltre le spese del tribunale. Per molti dei coloni, che ormai vivono a Shashamane da più di 30 anni e sopravvivono a stento, questa è una somma irraggiungibile.

Sciasciamanna (in amarico: ሻሸመኔ?traslitterato Šašämäne; in oromo: Shashamannee) è una città dell’Etiopia, situata 240 km a sud di Addis Abeba, nella Regione di Oromia. È attraversata dalla Strada Trans-Africana Il CairoCittà del Capo (TAH 4). Nelle sue vicinanze si trovano alcuni importanti parchi naturali, tra cui la riserva naturale di Wondo Genet e il Senkele Wildlife Sanctuary.

Nell’aprile 1941 qui si concentrarono le truppe italiane provenienti dallo Harar, dalla Somalia e dallo Scioa, incalzate dalle forze britanniche di terra e di cielo, nonché dai ribelli etiopi detti arbegnoch, via via sostenuti dalla popolazione. La difesa italiana fu assegnata alla colonna comandata dal colonnello Tito Agosti e il principale combattimento si svolse sui due torrenti del grande e piccolo Dadaba il 13 maggio[2]. Dopo due giorni di intensi tiri d’artiglieria tra gli schieramenti avversari, i fucilieri sudafricani bianchi (Natal Mounted Rifles e King’s African Rifles rinforzati da artiglierie sudafricane e indiane, reparti di mortaristi, anticarro, carri armati, autoblindo, apparecchi Hurricanes e ribelli arussi) travolsero le due linee di difesa italiane rappresentate principalmente dal XII battaglione coloniale somalo (comandato dal maggiore Gioacchino Nadalini), rinforzato da Camicie nere, e dal 121º gruppo artiglieria della Somalia (comandato dal tenente colonnello Nicolò Bonessa, proposto alla Medaglia d’Oro al Valor Militare) a sua volta rinforzato da reparti di fanteria e di mitraglieri, ulteriori reparti di artiglieria, una batteria contraerea, lo squadrone di carri L3 dei Cavalieri di Neghelli. Entrambi i comandanti italiani morirono sul campo di battaglia insieme ai loro uomini[3]. Il combattimento fu definito dai militari sudafricani il più feroce da loro sostenuto in tutta la campagna dell’Africa Orientale. Agosti ebbe modo di far arretrare il resto della sua truppa malgrado gli attacchi di migliaia di ribelli etiopi.

Nel 1948 l’imperatore etiope Hailé Selassié donò 500 acri di terreno nei pressi della città alla Ethiopian World Federation, un’organizzazione non governativa che si occupava di permettere agli afro-americani di tornare a vivere nelle loro terre ancestrali dell’Africa. Da allora alcuni seguaci della religione rastafariana, provenienti soprattutto dalla Giamaica, iniziarono a stabilirsi a Sciasciamanna e oggi ammontano a circa 200 individui[4][5].

Foto interna ed esterna: https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2023/08/Documentari-dautore-3bf72932-17ae-4902-9a6b-f8e1665157ad-ssi.html