mercoledì, Maggio 29, 2024
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Belt & Road, intervista con l’analista geoeconomico Fabio Tiburzi

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Belt & Road, intervista con l’analista geoeconomico Fabio Tiburzi. “sono diversi anni che sento dire da molti esperti che i Paesi BRICS cederanno, ed ogni anno vengono puntualmente smentiti dai fatti…”

Il recente allargamento dei BRICS, i progressi e le dinamiche in corso della Belt & Road Initiative, anche conosciuta come nuova Via della Seta, sono aspetti della nostra attualità trattati un po’ distrattamente, un po’ con sufficienza in Italia.

Le imponenti istituzioni finanziarie create ad hoc, la portata dei capitali investiti, la partecipazione politica e sociale in fermento nei nuovi consessi del dibattito internazionale suggerirebbero un atteggiamento più lungimirante.

In attesa che le condizioni maturino, ne parliamo con un esperto in materia, Fabio Tiburzi, analista geopolitico:

Dott. Tiburzi, negli ultimi dieci anni più di 150 paesi e 30 organizzazioni hanno firmato un documento di cooperazione con la Cina sulla costruzione della Belt and Road, e oggi questa iniziativa è già la più popolare realtà di cooperazione internazionale e la più grande piattaforma di collaborazione al mondo. Lei, come ricercatore in un think tank, come valuta questa Iniziativa?

Questa iniziativa è stata un pietra miliare della Cina, che molto attenta al momentaneo declino Occidentale, emerge e si propone al mondo con progetti, investimenti, scambi culturali, assistenza alle nazioni, riuscendo anche ad eliminare la povertà in casa, riducendo così il malessere dei propri compatrioti, sostenendo anche le popolazioni straniere.

La Belt and Road è utile per tutte quelle nazioni, che non sono state supportate durante gli anni passati, da quelle nazioni di stampo globalista, che hanno voluto solo approfittarsi (di comune accordo con quegli stessi governi e governanti che dovevano proteggere i propri concittadini), delle risorse materiali ed umane del così detto villaggio globale.

Di tutte le nazioni che hanno aderito, fino ad oggi nessuno si è lamentato e sembra che nessuna nazione abbia problemi con la famosa trappola del debito, a parte lo Sri Lanka che ha dovuto affrontare tumulti, a causa dell’investimento cinese nel porto di Hambantota per i diritti di gestione del porto però, fatto sta che la Cina è supportata dalla maggior parte delle nazioni, quindi se ci fossero dei seri problemi, le suddette nazioni avrebbero richiesto aiuto ad altri.

Quale ruolo gioca la Belt & Road nello sviluppo economico dei paesi membri? E quale nelle relazioni internazionali e per il progresso economico in generale?

L’ iniziativa della Via della Seta rimane un fondamentale aiuto per le necessità dei Paesi, che per diverse ragioni, non hanno potuto e/o voluto sviluppare il proprio Stato, immaginiamo la mancanza di strade, pozzi, ospedali, beni di prima necessità e via discorrendo.

La Cina si è presentata al mondo come partner ideale, che non utilizza mezzi coercitivi, che non entra negli affari interni di una nazione, non utilizza i propri militari direttamente su territori stranieri, quindi viene da sé che se dovesse utilizzare queste politiche, sarebbe subito vista come Paese colonialista, risulterebbe quindi non troppo intelligente, da parte dei cinese, perdere la propria credibilità, che dovrà anzi, essere sempre più saldata attraverso azioni concrete e più trasparenti possibili.

Come l’iniziativa, oggi e nel lungo periodo, incoraggia lo sviluppo economico dei paesi aderenti?

Ad oggi vi è un gran numero di persone che non può accedere ai servizi primari, molti Paesi in questo momento, mentre scrivo, si stanno ribellando per poter ottenere di più dai loro rispettivi governi, avendo le ricchezze necessarie, che solo per motivi personali, non sono state utilizzate per migliorare lo standard di vita delle proprie popolazioni.

L’allargamento del gruppo BRICS e lo sviluppo di questa crescente realtà geopolitica e geoeconomica internazionale influenzeranno, e come, lo sviluppo dell’Iniziativa del Presidente Xi?

Assolutamente si, sono diversi anni che sento dire da molti esperti che i Paesi BRICS cederanno, ed ogni anno vengono puntualmente smentiti dai fatti.

E’ vero che sono molto diversi tra loro questi Paesi, ma è pur vero che non hanno altra prospettiva, e finché saranno uniti contro quello che viene definito imperialismo, questa realtà continuerà a crescere, basti pensare che già tra loro si scambiano beni e servizi nella propria moneta, e questo è un grande passo avanti nel limitare il potere del dollaro globalista.

Il momento storico corrente è cruciale, non si va più verso il dominio unipolare ma verso quello multipolare, questa realtà potrebbe porre fine alla mancanza di diritti, all’estrema povertà, alla possibilità di far tornare lo Stato nell’economia per il sostegno dei propri compatrioti.

Il Profilo:

Fabio Tiburzi, analista geopolitico, collabora attualmente con il Dipartimento Internazionale di EURISPES (istituto privato di ricerca politica, economica e sociale. Dal 1982 traccia una previsione sociologica del futuro dell’Italia) come membro qualificato del Laboratorio BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – unico Coordinamento Internazionale in Europa), G20 Anti Corruzione e Nuova Via della Seta (Polare, Marittima e Terrestre).

In passato ha offerto la sua collaborazione professionale al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, presso la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo. In questo ruolo ha svolto attività di ricerca e assistenza nei settori di interesse della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, con particolare attenzione alle Banche di Sviluppo e ai nuovi strumenti finanziari con la partecipazione di privati, supervisionando contemporaneamente la redazione di vari documenti e seguendo importanti eventi istituzionali riguardanti Cina, Africa, Asia e Sud America.

Un contributo scientifico rilevante Fabio Tiburzi lo ha dato all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) – presso l’Unità Relazioni Nazionali e Internazionali, dando supporto alle attività dell’Ufficio Cooperazione Internazionale per i Paesi extra-UE, realizzando studi e ricerche sul duplice uso (civile e militare) dei progetti spaziali, con particolare attenzione alle strategie spaziali di Cina, Russia, Stati Uniti e Unione Europea.

È autore di diverse pubblicazioni e rapporti su temi di primo piano per la nota rivista Special Euroasia, come i processi di internazionalizzazione nella regione mediterranea; il ruolo dei BRICS nei cambiamenti economici e sociali; le terre rare e i possibili sviluppi futuri; l’Italia, la Cina e la Nuova Via della Seta; la competizione spaziale tra superpotenze, la Via della Seta Polare cinese e la geopolitica della zona artica.

Pietro Fiocchi

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