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Anticipazioni per il Grande Teatro di Shakespeare in TV del 5 novembre alle 15.40 su Rai 5: “Amleto²” dal Teatro Parenti di Milano

Amleto²

Anticipazioni per il Grande Teatro di Shakespeare in TV del 5 novembre alle 15.40 su Rai 5: Lo specchio del mondo con “Amleto² (Il popolo non ha pane? Diamogli le brioche)” dal Teatro Parenti di Milano – “Amleto² (Il popolo non ha pane? Diamogli le brioche)”, andrà in onda oggi domenica 5 novembre alle 15.40 su Rai 5 dal Teatro Franco Parenti di Milano.

Andato in scena nella stagione 2012-2013, con la regia di Filippo Timi, lo spettacolo vede lo stesso Timi – accompagnato da Lucia Mascino, Marina Rocco, Luca Pignagnoli, Elena Lietti – protagonista di una rilettura di Shakespeare dove ogni gesto o parola diventa gioco e voce personale, provocazione intelligente, “helzapoppin” ad alta gradazione di divertimento.

Di fronte alla tragedia, Amleto ha due possibilità: soccombere o esplodere nel massimo della vitalità. Timi ha scelto la seconda, trasformando la tragedia in commedia, tra potere, oblio, frivolezza e pazzia. La regia tv è di Felice Cappa.

Amleto (in inglese The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, “La tragedia di Amleto, principe di Danimarca”) è tra le più famose e citate tragedie di William Shakespeare. Fu scritta probabilmente tra il 1600 e l’estate del 1602.

È tra le opere più frequentemente rappresentate in quasi ogni paese occidentale ed è considerata un testo cruciale per attori maturi. Il monologo di Amleto “Essere o non essere” (atto III, scena I), il passaggio più famoso del dramma, vanta un’immensa gamma di interpretazioni sui palcoscenici di tutto il mondo, anche se spesso questo soliloquio viene erroneamente citato accanto all’immagine di Amleto che tiene in mano un teschio: in realtà la scena del teschio è nella parte finale del dramma (atto V, scena I) e non ha niente a che vedere con “Essere o non essere”, che si trova nella parte centrale (atto III, scena I).

Amleto è una delle opere drammaturgiche più famose al mondo, tradotta in quasi tutte le lingue esistenti. È considerato da molti critici il capolavoro di Shakespeare, nonché una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.

Nel Novecento il principe danese è stato rappresentato sulle scene dal talento di attori come Laurence Olivier e John Barrymore e dall’attore britannico John Gielgud.

«Essere o non essere è questo il dilemma. È forse più nobile soffrire, nell’intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna, o imbracciar l’armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient’altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest’è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. È proprio qui l’ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni di morte che possano sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dallo sviluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irruzioni del secolo, i torti dell’oppressore, gli oltraggi dei superbi, e le sofferenze dell’amore non corrisposto, gli indugi della legge, l’insolvenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni, se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?»
(William Shakespeare, da La tragedia di Amleto, principe di Danimarca, 1602)

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