Russia, l’amore oltre le sbarre. Martina e Sergei testimoni di Geova, sposi nella colonia penale – L’amore è forte come la morte e sue vampe come le vampe di fuoco, la fiamma del Signore” si legge nel Cantico de Cantici. Parole note ad alcuni innamorati e anche a Marina e Sergei coppia di giovani russi che il 27 settembre 2023 è convolata a nozze. Si tratta di due testimoni di Geova che la Bibbia, come si dice in gergo, la masticano bene. Anzi- secondo i due- è proprio la Bibbia a determinare valori, scelte e contesti nella vita.
Ma andiamo con ordine. La particolarità del suddetto matrimonio è rappresentata dal fatto che Sergei è in prigione da 4 mesi a Blagoveshchensk nella Regione Autonoma Ebraica in Russia. Non solo. Sergei dovrà scontare altri 6 anni visto la condanna ricevuta. Sergei è stato condannato per aver celebrato funzioni religiose congiunte come Testimone di Geova insieme ad altri 3 amici. In questi casi si legge e discute sulla Bibbia e si prega insieme. Queste attività vengono giudicate “organizzazione di attività estremiste”. Si tratta di accuse che vanno avanti da oltre 5 anni e coinvolgono migliaia di testimoni di Geova russi. Non sono mancati in questi anni irruzioni brutali nei luoghi di culto e nelle case private, vessazioni ai soggetti inquisiti, maltrattamenti e perfino torture verso uomini e donne, compresi quelli di età avanzata, disabili o gravemente ammalati.
Eppure nonostante la prigionia, Sergei e Marina si sono uniti in matrimonio con una cerimonia semplice ma festosa, svoltasi all’interno del parlatorio della colonia penale. Il tutto dopo la registrazione ufficiale del matrimonio, durata 5 minuti. Alla cerimonia erano presenti una ventina di amici che hanno portato anche regali agli sposi. Per questo evento, Sergei Shulyarenko ha potuto indossare un vestito elegante. Lo staff della colonia ha scattato fotografie che rimarranno memorabili per Sergei e Marina. A proposito della cerimonia Marina ha detto “Nel giorno del matrimonio, i nostri compagni di fede ci hanno fornito un appoggio e un aiuto inestimabili. Quando siamo arrivati alla colonia, è stato sorprendente vedere un gruppo di fratelli e sorelle pronte a darci sostegno. Tutti erano gioiosi e felici”. Marina ha visto che anche i visitatori della colonia presenti quel giorno sono rimasti piacevolmente sorpresi da ciò che vedevano. Dopo la celebrazione del matrimonio Marina è tornata a casa accompagnata dai suoi genitori.
Ma che tipo di vita coniugale è quella dei neosposi? Marina risponde: “Sergei cerca di chiamare appena se ne presenta l’occasione. Ci raccontiamo quali cose interessanti sono successe, i problemi e tutte le novità. Ogni volta ci chiediamo l’un l’altro per cosa pregare. Anche le lettere sono di enorme supporto. In esse cerchiamo di incoraggiarci a vicenda, di stabilire un atteggiamento positivo e di rassicurarci reciprocamente sull’amore”. A sentire queste parole viene in mente ciò che diceva il grande scrittore Fëdor Dostoevskij, russo come la coppia di coniugi: “La consapevolezza e l’amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l’amore, mentre con l’amore conoscerete molto”.
Insomma, neanche le fredde sbarre e le catene di una colonia penale impediscono all’amore di trionfare. Ma cosa riserva il futuro a Sergei, Marina e altri 138 testimoni di Geova condannati a pene detentive che vanno dai 2 agli 8 anni? Non è possibile saperlo attualmente. Una cosa è certa: la comunità internazionale, compresa la Corte europea dei diritti dell’uomo, l’Unione Europea, le Nazioni Unite, l’OSCE e una miriade di personaggi pubblici di tutto il mondo, compresi i sopravvissuti di alcuni lager nazisti, ritengono illegale quanto sta accadendo e invitano la Russia a fermare la repressione dei credenti. Al momento questi appelli non hanno sortito effetti pratici sulla situazione dei testimoni di Geova all’interno della Federazione Russa.
Foto tratta dal sito jw-russia.org
Roberto Guidotti
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