domenica, Maggio 12, 2024
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Amianto killer in ENEA: condannata l’agenzia per la morte di un lavoratore

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Amianto killer in ENEA: il Tribunale di Roma condanna l’agenzia per la morte di mesotelioma di un lavoratore. Ai familiari un risarcimento di 150mila euro

Roma – Il Tribunale di Roma ha condannato l’ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) per la morte del Sig. Federico B., avvenuta a 78 anni per un mesotelioma pleurico legato all’esposizione alle fibre di amianto. Ai familiari, i due figli e la vedova, è stato riconosciuto un risarcimento pro quota pari a 49.319,00.

L’uomo, nato a Roma e residente ad Anguillara Sabazia, aveva prestato servizio per 34 anni presso il Centro Enea di Casaccia, nello specifico al Laboratorio di Tecnologie dei Materiali, svolgendo mansioni finalizzate allo studio e alla ricerca dei materiali (in particolare dei metalli). Qui è stato esposto fino al prepensionamento a radiazioni pericolose e a materiali contenenti amiantoanche dopo la messa al bando del mineralesenza per altro essere dotato di adeguati strumenti di prevenzione e protezione. La terribile diagnosi era arrivata nel 2016 e, dopo un anno di atroci sofferenze, l’uomo è deceduto nel maggio 2017.

L’amianto fu ampiamente utilizzato in ENEA, presente nelle cosiddette baracche, perfino nei pavimenti e negli impianti, come quello elettrico, termoelettrico e idraulico, e anche quello del gas, utilizzato, per condurre gli esperimenti con la fiamma. L’Avv. Ezio Bonanni e l’Osservatorio Nazionale Amianto hanno acquisito una serie di atti e documenti che hanno permesso di dimostrare che l’amianto è rimasto presente ancora fino ai tempi più recenti, avvenuta solo dopo il Verbale di Ispezione e Prescrizione della ASL Roma 1 del 17 marzo 2016 che, come evidenziato in corso di causa, ha accertato il pessimo stato di manutenzione dei materiali di amianto: “Il pavimento in vinil amianto risulta avere in diversi punti discontinuità”, e ha rilevato ulteriore presenza della fibra killer. Il documento rilevava altresì la presenza di fratture puntiformi nei pavimenti e nei corridoi e le cattive condizioni generali in diversi ambienti, nei soffitti e nelle scale. Solo dopo tale provvedimento ENEA ha dato corso a proseguire le bonifiche.

Questa sentenza, qualora passasse in giudicato, aprirebbe le porte al risarcimento dei danni anche per tutti gli altri lavoratori esposti” – sottolinea Ezio Bonanni.

Al momento è pendente una ulteriore causa al fine di ottenere un ulteriore risarcimento del danno, cioè quello da perdita del rapporto parentale.

L’ONA ha istituito un servizio di assistenza sanitaria e legale tramite il sito dell’associazione https://www.osservatorioamianto.it  o tramite il numero verde 800 034 294.

Foto di 2541163 da Pixabay

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