lunedì, Aprile 29, 2024
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Gramsci, Barbera (PRC): “Bene la targa commemorativa per Antonio Gramsci , no alla retorica della riconciliazione nazionale” 

“Il ministro Sangiuliano fa bene ad attivarsi per l’apposizione di una targa commemorativa dedicata ad Antonio Gramsci alla Casa di cura Quisisana a Roma, luogo in cui trovò la morte, dopo una lunga malattia e in regime di libertà condizionata. D’altronde Gramsci, oltre ad essere stato il leader del partito comunista italiano, rappresenta anche uno dei più importanti pensatori del Novecento. Quello che fa invece orrore è il tentativo della destra nostalgica, quella che ha ancora il coraggio di definire Almirante come un padre della Patria, di arruolare anche Gramsci nella loro battaglia politico culturale. L’obiettivo è quello di sostituire le radici antifasciste della nostra Repubblica, per costruire una nuova narrazione mistificatoria e tossica, nella quale, con la scusa della pacificazione nazionale, si tenta di legittimare gli eredi politici del fascismo storico. Una mera e grossolana operazione di revisionismo storico tendente a modificare la memoria collettiva del nostro Paese e a sovvertire i valori su cui si fonda la nostra Repubblica. Ci opponiamo a tale operazione mistificatoria che il presidente della commissione Cultura della Camera dei Deputati ed esponente di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, definisce come costruzione di un immaginario realmente comunitario, da realizzare tramite una sintesi nazionale in ambito culturale. Noi, invece, continuiamo a non dimenticare che Antonio Gramsci fu incarcerato per le sue idee e portato alla morte proprio dal fascismo, il quale segnò le pagine più buie della storia del Paese”. E’ quanto dichiara Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista.

Antonio Gramsci

Nato ad Ales (Cagliari) nel 1891 da famiglia piccolo-borghese. Di salute cagionevole fin dall’infanzia, vince una borsa di studio per l’Università di Torino, laureandosi in lettere e filosofia. Nel 1913 aderisce al Partito Socialista del quale diventa, nel ’17, segretario della sezione torinese. Affascinato dal pensiero e dall’opera di Lenin, in Russia, nel 1919 promuove la formazione della corrente Comunista nel Partito Socialista, dalla quale, nel 1921, nasce il Partito Comunista d’Italia. Direttore del quotidiano L’Ordine nuovo, nel ’22 è componente dell’Esecutivo dell’Internazionale Comunista. Si sposa a Mosca; avrà due figli per i quali, dal carcere italiano, scriverà una serie di commoventi favole pubblicate con il titolo L’albero del riccio. Rientrato in Italia, è eletto deputato per il collegio Veneto e segretario generale del Partito Comunista Italiano.
Nel 1926 viene arrestato dalla polizia fascista nonostante l’immunità parlamentare, il re e Mussolini sciolgono la Camera dei deputati, mettendo fuori legge i comunisti. Gramsci e tutti i deputati comunisti sono processati e confinati: Gramsci nell’isola di Ustica e successivamente nel carcere di Civitavecchia e Turi. Non essendo adeguatamente curato è abbandonato al lento spegnimento fra sofferenze. Muore nel 1937, dopo 11 anni di prigione, senza aver mai rivisto i figlioletti. Negli anni della reclusione scrive 33 quaderni di studi filosofici e politici, definiti una delle opere più alte e acute del secolo; pubblicati da Einaudi, nel dopoguerra, sono noti universalmente come i Quaderni dal carcere, tradotti in tutte le lingue più importanti.

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