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Roma Capitale, Corbucci-Melito (PD): Ok a cittadinanza onoraria a Julian Assange

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Roma, 15 gennaio – “Oggi in Commissione Roma Capitale abbiamo espresso parere favorevole sulla proposta di delibera per il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma Capitale a Julian Assange, giornalista e cofondatore della piattaforma WikiLeaks, che dall’11 aprile 2019, dopo una prima accusa di stupro e poi di cospirazione, spionaggio e abusi informatici, è recluso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, dove vive in una cella di 3 metri per 2, in totale isolamento per 23 ore al giorno” così in un comunicato Riccardo Corbucci e Antonella Melito, rispettivamente presidente e vice presidente della commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica. “E’ un atto importante che afferma la libertà di stampa e la libera circolazione delle informazioni come valori fondamentali che Roma Capitale difende e tutela sempre a garanzia della piena efficacia della democrazia. Per questo ringraziamo la consigliera Raggi che ha promosso l’iter per il conferimento della cittadinanza onoraria, che si concluderà a breve con l’approvazione in Aula di questa delibera, a dimostrazione che Roma, come Capitale d’Italia, deve rappresentare un baluardo nella tutela delle libertà e dei diritti inviolabili delle persone. Con il conferimento della cittadinanza ad Assange diamo ancora una volta un segnale chiaro che testimonia la vicinanza e la solidarietà della città a tutti coloro che vengono ingiustamente detenuti e condannati in violazione dei diritti umani.” concludono i consiglieri Riccardo Corbucci e Antonella Melito.

Breve Biografia di Julian Paul Assange, all’anagrafe Julian Paul Hawkins (Townsville, 3 luglio 1971), è un giornalista, programmatore e attivista australiano,[1] cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks.

Nel 2010 ha assunto un’ampia notorietà internazionale per aver rivelato tramite WikiLeaks documenti statunitensi secretati, ricevuti dalla ex militare Chelsea Manning,[2] riguardanti crimini di guerra; per tali rivelazioni ha ricevuto svariati encomi da privati e personalità pubbliche, onorificenze (tra cui il Premio Sam Adams, la Medaglia d’oro per la Pace con la Giustizia dalla Fondazione Sydney Peace[3] e il Premio per il Giornalismo Martha Gellhorn[4]), ed è stato ripetutamente proposto per il Premio Nobel per la pace per la sua attività di informazione e trasparenza.[5][6]

Dall’11 aprile 2019 è incarcerato nel Regno Unito presso la Prigione Belmarsh di Sua Maestà,[7][8][9] prima per violazione dei termini della libertà su cauzione conseguente a controverse accuse di stupro della Svezia[10] (poco dopo archiviate[11]), e poi in relazione a una sopraggiunta richiesta di estradizione fatta dagli Stati Uniti d’America per le accuse di cospirazione e di spionaggio.[12][13][14] Tale detenzione – i cui presupposti erano già stati respinti nel 2015 dal Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria, rivelatasi anche avvenire in condizioni gravosamente severe – nonché le eventualità di estradizione e persecuzione a vita negli USA, hanno suscitato forte protesta e appelli per il rilascio da parte dell’opinione pubblica e di svariate organizzazioni per i diritti umani, fino all’attivarsi del relatore ONU sulla tortura,[15] il quale nel novembre 2019 ha dichiarato che Assange deve essere rilasciato e la sua estradizione dev’essere negata, dichiarazione successivamente fatta propria anche dal Consiglio d’Europa.[16]

A inizio dicembre 2020 il relatore ONU sulla tortura, Nils Melzer, oltre a rinnovare l’appello per l’immediata liberazione di Assange, ha chiesto che – in attesa della decisione sull’estradizione prevista per gennaio 2021 – questi venisse almeno trasferito dal carcere a un contesto di arresti domiciliari.[17][18] Il 5 gennaio 2021 la giustizia inglese ha negato l’estradizione di Assange per motivi di natura medica, nello specifico per il bene della sua salute mentale, poiché era alto il rischio di tendenze suicide.[19] Il 10 dicembre 2021 l’Alta corte di Londra ha ribaltato la sentenza che negava l’estradizione.[20] Un ulteriore passo verso la consegna di Assange ai tribunali americani è avvenuto il 14 marzo 2022: la Corte Suprema del Regno Unito ha respinto il ricorso presentato dai legali dell’australiano, lasciando l’ultima decisione al ministro dell’interno Patel.[21] Il 21 aprile 2022 la Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa per Julian Assange, durante l’udienza a cui l’attivista australiano ha assistito in videocollegamento.

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