venerdì, Maggio 24, 2024
Home > Arte, Cultura e Spettacoli > Don Giovanni Minzoni nel racconto di Andrea Bosio: un martire della fede

Don Giovanni Minzoni nel racconto di Andrea Bosio: un martire della fede

Roma- 1. febbraio, 2024 -La sera del 23 agosto 1923 i fascisti uccidono a bastonate la loro prima vittima illustre: don Giovanni Minzoni, medaglia d’argento al valor militare come cappellano militare.

Sesto di 9 figli, di una famiglia piccolo-borghese, nasce il 29 giugno 1885 a Ravenna, anticlericale e risorgimentale, socialista e anarchica, ma la famiglia conserva la fede e il ragazzo entra in Seminario. Sacerdote il 19 settembre 1909, viceparroco ad Argenta, grosso paese di braccianti socialisti e anticlericali a due passi dalle valli di Comacchio, si interessa alla vita sociale, civile e politica e civile e alle istanze dei lavoratori, organizzando un doposcuola, una biblioteca circolante, un circolo per ragazzi e uno per le ragazze, con un laboratorio di maglieria, una sede-scout.

Vicino alla Democrazia cristiana, in rotta con il nascente fascismo, don Minzoni si iscrive al Partito popolare, che al Congresso di Torino nel 1923 fa la scelta antifascista. Parla, protesta, agisce: organizza i suoi ragazzi; pensa a un’azienda agricola a compartecipazione. I fascisti danno fuoco al circolo giovanile: risponde con un convegno di 500 giovani che protestano per l’uccisione di un militante socialista; la gente lo segue; i fascisti lo detestano; da Roma arrivano richiami; l’arcivescovo Antonio Lega lo difende.

Al tramonto del 23 agosto 1923 per strada, mentre cammina con uno dei suoi ragazzi, arrivano due squadristi con le mazze di ferro: un solo colpo alle spalle gli sfonda il cranio. Il cardinale segretario di Stato, Pietro Gasparri reagisce: ‘Lo hanno ucciso come un cane randagio’. 25 anni dopo (terminata la Seconda guerra mondiale) al processo i due assassini sono condannati a pene varie, subito liberi per l’amnistia firmata da Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia.

Ed a 100 dall’omicidio il professor Andrea Bosio ha ricostruito la vicenda umana del sacerdote nel volume ‘Giovanni Minzoni. Terra incognita. Martirio, educazione, antifascismo’: perché don Minzoni è ‘terra incognita’?

 “L’espressione è stata usata da mons. Ersilio Tonini nell’introduzione a un libro del 1985 di Alberto Comuzzi sulla figura dell’arciprete di Argenta (‘Lo fu, disse l’arcivescovo di Ravenna Ersilio Tonini, perché prete, perché pastore d’anime, in virtù della sua fede’). Penso sia un’espressione capace di dire molto su don Minzoni: don Giovanni Minzoni è noto soprattutto per il suo martirio e per la conclusione della sua vicenda terrena, ma resta spesso nell’ombra buona parte della sua vita, forse quella più importante e sicuramente quella determinante per il martirio. E, così, ho cercato di raccontarla, quella vita”.

‘Sacerdote! Domani sarò discepolo, apostolo di Cristo! Domani la Chiesa avrà nelle sue schiere un santo o…un Giuda!’: cosa significava per don Minzoni essere sacerdote?

“Il servizio presbiterale è, per don Minzoni, a Dio e alle persone: seguendo il Vangelo, è rivolto alle persone perché attraverso esse si pone al servizio di Dio. Al centro del suo ministero, allora, troviamo le persone, con le loro difficoltà e i loro problemi. Soprattutto gli ultimi della sua epoca: poveri, salariati, giovani, ragazze. E’ così fino all’ultimo giorno. Già nel ‘67 l’arcivescovo di Ravenna Baldassarri lo definì ‘prete scomodo’. E lo fu davvero per tanti, anche parti della gerarchia cattolica, che nel suo impegno vedevano una minaccia per il quieto vivere”.

Quanto erano importanti le questioni sociali per don Minzoni?

“L’attenzione ai temi sociali di don Minzoni è una costante di tutto il suo ministero. Poco dopo l’ordinazione, decise di approfondire la sua formazione a Bergamo, presso le Scuole sociali di quella diocesi. Non era un interesse teorico, ma intendeva gli studi (la teologia) come un supporto per l’azione pastorale. Gli anni successivi sono caratterizzati proprio da queste attenzioni: per i più giovani, per i più poveri, per i soldati al fronte. Senza porsi divisioni basate sulla fede, perché molte famiglie povere, ad esempio, erano socialiste e questo sollevò anche alcune polemiche sugli aiuti forniti dall’arciprete. La sua è una pastorale sociale fondata sull’enciclica ‘Rerum novarum’, ma che abbraccia anche le istanze del cristianesimo democratico (nonostante le condanne) e che già fa intravedere le strade che percorrerà la Chiesa nei decenni del Dopoguerra”.

In quale modo don Minzoni serviva la patria?

 “Don Minzoni è stato un cappellano militare durante la Prima guerra mondiale: la risposta semplice parte da qui e ribadisce come la memoria dei caduti sia stata sempre ben custodita nella sua parrocchia. Tuttavia, il Diario di don Giovanni mostra molto bene la sua opposizione a quella ‘inutile strage’ che fu il conflitto e l’inutilità di quella violenza: servì la patria da prete, vivendo insieme ai suoi concittadini e rimanendo al fianco di chi aveva bisogno di lui, sempre. Ha iniziato con i ragazzi e i giovani ad Argenta, ma quando è stata l’ora del fronte non ha esitato. Essere prete, sempre insieme alla sua gente, è il servizio per la patria che don Giovanni ha scelto e l’ha testimoniato con la vita”.

In questi cinque mesi ho lavorato come un cane per l’inaugurazione del bellissimo salone ricreatorio con teatro e cinematografo. Argenta è rimasta meravigliata di tanto lavoro e quanti hanno veduto ne sono rimasti sinceramente entusiasti. Ora che l’opera materiale è compiuta è necessario intraprendere quella morale”: come educava i giovani?

“La passione per l’educazione dei più giovani è una cifra di tutto il ministero di don Minzoni. E’ una scelta che espone anche nel suo Diario e ribadisce a più riprese: i ragazzi rimangono una priorità anche quando, ormai arciprete e al fronte, pensa a come organizzerà Argenta una volta tornato a casa. Mentre organizza la smobilitazione, il suo pensiero va ai ragazzi di Argenta. Poi c’è la vicenda con lo scoutismo che, pur brevissima, è altrettanto significativa: non solo per l’enorme successo (un solo reparto non bastò, ne servirono due) ma per l’esplicita caratterizzazione di annuncio del Vangelo che dà al movimento scout. Educare i giovani, per don Giovanni, era parte stessa del suo servizio presbiterale, una sezione inscindibile”.

Perché era antifascista?

“E’ importante ricordarsi che quello del ‘23 era un fascismo ancora agli inizi, non il regime ben strutturato che siamo abituati a immaginare. Aveva, però, molti appoggi in settori diversi, soprattutto il mondo borghese e, tristemente, anche alcuni settori del cattolicesimo.

L’antifascismo di don Minzoni arriva dal suo percorso: l’attenzione alle questioni sociali e la sua profonda vocazione all’educazione dei giovani. L’istituzione di un regime passa sempre per il controllo delle forme di educazione e l’educazione fascista era per don Minzoni del tutto incompatibile con il Vangelo. Anche quando prova a dialogare con le autorità fasciste di Argenta, poche settimane prima dell’omicidio, su questo rimane fermo.

Articolo  Simone Baroncia-Roma, giovedì, 1. febbraio, 2024 10:00- Fonte  (ACI Stampa).

ANPI-Don Giovanni Minzoni

Nato a Ravenna il 1° luglio 1885, ucciso da squadristi fascisti ad Argenta (Ravenna) il 23 agosto 1923, sacerdote.

Nato a Ravenna nel 1885 da famiglia della media borghesia, studia in seminario. Ordinato sacerdote, destinato alla sede di Argenta (Ferrara) entra in consonanza solidale con la povertà diffusa del bracciantato agricolo. Cappellano militare volontario nella prima guerra mondiale, decorato di medaglia d’argento.
Attivo promotore di opere caritatevoli, dà vita a circoli sociali per l’acculturamento delle classi umili e ai primi nuclei del sindacalismo cattolico nella Bassa ferrarese. Si oppone alle violenze delle squadre fasciste sostenute dai proprietari terrieri retrivi, capeggiate da Italo Balbo, ostili alle più elementari rivendicazioni salariali dei lavoratori agricoli. Nel 1923 i fascisti di Balbo uccidono ad Argenta il sindacalista socialista Natale Galba; don Minzoni condanna la violenza squadristica attirandosi ripetute minacce rifiutando ogni collaborazione col fascismo dilagante.
La sera del 23 agosto del ’23, nei pressi della canonica, viene aggredito e ucciso a manganellate da alcuni squadristi facenti capo a Balbo che, travolto dallo scandalo e dal vasto moto di indignazione, deve dimettersi da console della Milizia. Tra i diversi saggi sul martirio del sacerdote vedasi Diario di Don Minzoni, a cura del prof. L. Bedeschi, editrice Morcelliana, Brescia, 1965.

La Notizia.net è un quotidiano di informazione libera, imparziale ed indipendente che la nostra Redazione realizza senza condizionamenti di alcun tipo perché editore della testata è l’Associazione culturale “La Nuova Italia”, che opera senza fini di lucro con l’unico obiettivo della promozione della nostra Nazione, sostenuta dall’attenzione con cui ci seguono i nostri affezionati lettori, che ringraziamo di cuore per la loro vicinanza. La Notizia.net è il giornale online con notizie di attualità, cronaca, politica, bellezza, salute, cultura e sport. Il direttore della testata giornalistica è Lucia Mosca.