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Colleferro (Roma)-Sezione ANPI “La Staffetta Partigiana”- Nel centenario della nascita di Lidia Menapace una donna straordinaria, partigiana, pacifista e femminista

Colleferro (Roma)-Sezione ANPI “La Staffetta Partigiana”- In occasione del centenario della nascita di Lidia Menapace la sezione Anpi Colleferro “La Staffetta Partigiana” vuole ricordare questa donna straordinaria, partigiana, pacifista e femminista, con la presentazione del bellissimo fumetto di Valentina Stecchi, “Lidia” edito da People.

Colleferro (Roma)-Sezione ANPI “La Staffetta Partigiana”-


“Lidia” è la storia di un incontro immaginario tra Lidia e Valentina, un incontro tra due donne di generazioni diverse unite però da un comune sentire, quello della parità di genere, dell’antifascismo, della pace.
L’appuntamento è per sabato 6 aprile 2024 alle 17:30 presso la Biblioteca Comunale di Colleferro “Riccardo Morandi”.
Dialogheranno con l’autrice del fumetto Amalia Perfetti e Vincenzo Gentile e il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna.
L’iniziativa è con il patrocinio del Comune di Colleferro e la collaborazione della Libreria CC Catena.
Il disegno della locandina di Valentina Stecchi è stato ideato proprio per il centenario della nascita di Lidia Menapace.

Amalia Perfetti

Presidente sezione Anpi Colleferro “La Staffetta Partigiana”

Lidia Menapace, la sua lezione questo 25 aprile

Pubblicato il 4 apr 2024

Lidia Menapace

L’anno scorso al corteo del 25 aprile a Milano noi di Rifondazione Comunista portammo uno striscione con la scritta «Fuori la guerra dalla storia», lo slogan che lanciò tanti anni fa Lidia Menapace, la nostra indimenticabile compagna e maestra partigiana, femminista, pacifista, comunista. Lo riporteremo anche in questo 25 aprile che speriamo registri una partecipazione enorme come ha proposto l’appello del manifesto. Nel centenario della nascita le idee di Lidia sono più attuali che mai.

Mentre l’Europa fa la scelta dell’oltranzismo atlantista, della guerra, del riarmo, dell’industria bellica come “pilastro” con consenso bipartisan, giova ricordare che per Lidia l’articolo 11 della Costituzione era forse l’eredità più importante della Resistenza. Ne era talmente convinta che, negli anni in cui si discuteva del trattato costituzionale europeo, criticò con nettezza il governo e i partiti italiani (tranne Rifondazione) che non avevano proposto di inserirvi il ripudio della guerra e in generale i principi fondamentali della nostra Costituzione a partire dal primato del lavoro sul mercato.

Lidia si espresse con nettezza contro la proposta dell’esercito europeo proponendo invece la visione di un’Europa neutrale «che dichiara di rinunciare per sé all’uso della guerra, e di vincolarsi nei confronti della comunità internazionale a non fare politiche aggressive che possono sfociare nel conflitto armato, non ospita basi militari di nessuno, non consente passaggio di truppe a terra né di aerei (…) la proposta della neutralità è la più equilibrata, realistica, moderata, gestibile sul piano del diritto internazionale e compatibile con una riconversione dell’economia di guerra in economia di pace».

Considerava «mostruose forme non-giuridiche di intervento» quelle con cui gli Stati uniti e i loro alleati si sostituiscono all’Onu: «Le Nazioni unite vengono degradate ad un ruolo assistenziale, non più di direzione politica. Bisogna uscire da questa logica (…) una Europa neutrale sarebbe proprio ciò che serve alle Nazioni unite per tornare ad essere una difesa del diritto e non succube della violenza militarista (…) Sono abbastanza vecchia da ricordarmi che, quando la Società delle Nazioni fu sottoposta da parte di Hitler e Mussolini ad attacchi furibondi, e finì in pezzi, questo fu uno dei grandi segni della seconda guerra mondiale».

Lidia non accettava narrazioni eurocentriche di superiorità morale: «Se esamina la propria storia, l’Europa ha prima di tutto da fare un’enorme autocritica. Perché la caratteristica della guerra moderna – cioè dell’attributo dell’esercizio della violenza legittimato allo Stato – è un’idea europea. L’Europa non è stato un continente di pace. Al contrario, è stato il continente più aggressivo di tutto il pianeta. Non solo al suo interno, ma nell’imperialismo, l’Europa ha battuto tutti gli altri».

Criticava anche «l’ambiguità» delle radici cristiane con la «poco santa alleanza» tra Impero e Chiesa. Il messaggio cristiano aveva recuperato il suo contenuto di pace solo grazie all’affermarsi della laicità dello stato non per qualche superiorità sulle altre religioni monoteiste.

Lidia indicava all’Europa i «semi di pace che ha dentro di sé», accanto a questo ritrovato messaggio cristiano, nella tradizione del movimento delle donne e del movimento operaio, ma la vedeva cancellata e sfigurata dall’ordoliberismo europeo. Con Rosa Luxemburg ammoniva che quando un capitalismo irriformabile entra in crisi ci pone di fronte all’alternativa tra socialismo e barbarie. Ricordava che la guerra segna sempre spartiacque pericolosi: Mussolini era stato interventista, Matteotti pacifista. Dovrebbe ricordarlo tutta l’Italia antifascista.

MAURIZIO ACERBO
Segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

da il manifesto.it
4 aprile 2024

Biografia di Lidia MENAPACE

Anni Quaranta e Cinquanta: inizi come partigiana e impegno sociale nei cattolici

Ancora giovanissima prese parte alla Resistenza come staffetta partigiana e nel dopoguerra si impegnò nei movimenti cattolici, in particolare con la FUCI – Federazione Universitaria Cattolica Italiana[1]. Nel 1952 Menapace si trasferì in Alto Adige e nel 1964 fu, quale candidata della Democrazia Cristiana, la prima donna eletta nel consiglio provinciale di Bolzano, insieme a Waltraud Gebert Deeg. In quella stessa legislatura fu anche la prima donna ad entrare nella giunta provinciale, come assessora effettivo per gli Affari Sociali e la Sanità.[2]

Anni Sessanta e Settanta: continuo dell’impegno culturale e attivistico nei comunisti ai tempi del 1968

negli anni Sessanta

All’inizio degli anni sessanta la Menapace prese servizio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’incarico di lettore di Lingua italiana e metodologia degli studi letterari[1], ma nel 1968 questo non le fu rinnovato a seguito della sua pubblicazione di un documento intitolato Per una scelta marxista. Dopo essere uscita dalla Democrazia Cristiana nel 1968, simpatizzò per il Partito Comunista Italiano che la candidò alle elezioni regionali del 1968, ma nel 1969 venne chiamata dai fondatori del primo nucleo de il manifesto.

Nel 1973 la Menapace fu tra le promotrici del movimento Cristiani per il Socialismo ed entrò a far parte del Comitato per i diritti civili delle prostitute come membro laico.[3][4][5] Successivamente aderì al Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Nel 1984 si oppose alla confluenza di quest’ultimo nel PCI e fondò il Movimento Politico per l’Alternativa.

Lidia Menapace rappresentò inoltre una delle voci più importanti del femminismo italiano[6].

Anni Duemila e Duemiladieci

Menapace a una manifestazione antifascista del 2014 a Bolzano (assieme a Hannes Obermair)

Nel maggio 2005 Lidia Menapace fu eletta nel Comitato Etico di Banca Popolare Etica[7] in cui rimase per un anno, dopodiché divenne senatrice.

Nell’aprile 2011 entrò nel Comitato Nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia[8].

Prese parte anche al docu-film Lunàdigas, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 2016, con una sua testimonianza sulla scelta di non avere figli.

Percorso contemporaneo in Rifondazione Comunista

Alle elezioni politiche del 2006 venne eletta al Senato come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista: la sua candidatura fu resa possibile in sostituzione di Marco Ferrando, della minoranza del PRC, che venne rimosso dalle liste del partito per alcune sue affermazioni sulla strage di Nassirya[9]. Pochi mesi più tardi la Menapace ricevette alcuni voti in occasione dello scrutinio segreto per l’Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2006.

Poco dopo la nascita del Secondo Governo Prodi fu proposta alla presidenza della Commissione Difesa al Senato, una proposta contestata da alcuni elementi della Casa delle Libertà visto il suo antimilitarismo. A scatenare le polemiche, una sua intervista a Francesco Battistini del Corriere della Sera, nella quale descrisse le Frecce Tricolori come inutilmente costose e inquinanti[10]. La mattina stessa della pubblicazione dell’intervista, al posto della Menapace fu imprevedibilmente eletto il senatore Sergio De Gregorio (Italia dei Valori), sostenuto dall’opposizione. Successivamente venne criticata da alcuni settori del movimento pacifista per la sua scelta di votare il rifinanziamento della Missione NATO in Afghanistan. Dal 6 febbraio 2007 al 28 aprile 2008 ricoprì la carica di presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.

Nel 2008 s’iscrisse a Rifondazione Comunista, entrò negli organismi dirigenti e accettò di dirigere la rivista Su la testa.

Nel 2009 si candidò alle elezioni europee nella Lista Anticapitalista “PRC-PdCI” nella circoscrizione Nord-Est, senza però essere eletta a causa del mancato raggiungimento della soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale.[11]

Nel 2018 accettò di candidarsi per il Senato con Potere al Popolo!. La lista non raggiunse però la soglia di sbarramento del 3% e dunque lei non venne eletta[12].

Morte

Lidia Menapace morì a Bolzano novantaseienne il 7 dicembre 2020, per complicazioni da COVID-19[13].

Riconoscimenti

Nel 2018, Politika – Società di Scienza Politica dell’Alto Adige ha conferito a Lidia Menapace il pubblico riconoscimento di “PPA – Personalità politica dell’anno”.[14]

Opere

  • I gruppi linguistici in un ente intermedio territoriale, con Giuseppe Farias, in Il convegno di San Pellegrino. Atti del convegno nazionale di studio della Democrazia Cristiana, S. Pellegrino Terme, 13-16 settembre 1961, Roma, Edizioni 5 Lune, 1962.
  • Cultura di massa e partiti, in La società italiana. Atti del secondo convegno nazionale di studio della democrazia cristiana. S. Pellegrino Terme, 29 settembre-2 ottobre 1962, Roma, Edizioni 5 Lune, 1963.
  • Società, associazioni e partiti, Stato, in Partiti e democrazia. Atti del terzo convegno nazionale di studio della Democrazia Cristiana, S. Pellegrino Terme, 13-16 settembre 1963, Roma, Edizioni 5 Lune, 1964.
  • Storia e vita della società italiana in alcuni narratori italiani nel secondo dopoguerra. Riassunto, in Il volto della cultura italiana e tedesca del secondo dopoguerra nel quadro dell’unità culturale europea. Riassunto bilingue delle relazioni principali del III Convegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano 27/4-3/5 1962, Bolzano, Istituto Culturale Italo-Tedesco in Alto Adige, 1966.
  • La D.C. nella presente situazione politica. Prospettive e proposte, Padova, Borghero, 1966.
  • Futurismo. Ideologia e linguaggio, a cura di Franco Laera, Milano, CELUC, 1968.
  • Lettera di dimissione dalla DC, in Lettera politica. II. Un movimento di sinistra nella DC, Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1968.
  • Per un movimento politico di liberazione della donna. Saggi e documenti, Verona, Bertani, 1972.
  • La Democrazia Cristiana. Natura, struttura e organizzazione, Milano, Mazzotta, 1974.
  • Movimento operaio e “questione cattolica”. Da Togliatti al ’68, in Da Togliatti alla nuova sinistra, Roma, Alfani, 1976.
  • Le cause strutturali del nuovo femminismo, in “Problemi del Socialismo”, n. 4, 1976.
  • Pluralismo e servizi sociali, con Luigi Sartori e Achille Ardigo, Padova, Fondazione Emanuela Zancan, 1977.
  • Economia politica della differenza sessuale, Roma, Felina libri, 1987. ISBN 88-85844-07-3.
  • Conferenze-dibattito sulla storia dell’UDI e del movimento delle donne, con Marisa Rodano e Anita Pasquali, Modena, Unione donne italiane-Centro Documentazione Donna, 1988.
  • Né indifesa né in divisa. Pacifismo, sicurezza, ambiente, nonviolenza, forze armate. Una discussione fra donne, a cura di e con Chiara Ingrao, Roma, Gruppo misto Sinistra indipendente Regione Lazio, 1988.
  • Le donne invisibili, in “Democrazia e diritto”, n. 3, 1989.
  • La poesia di Marilisa Marchiorello, Valstagna, Istituto di pedagogia acquariana, 2000. ISBN 88-86663-07-2.
  • Il papa chiede perdono. Le donne glielo accorderanno?, Milano, Il dito e la luna, 2000. ISBN 88-86633-13-0.
  • Resisté. Racconti e riflessioni di una donna che ancora resiste, Milano, Il dito e la luna, 2001. ISBN 88-86633-20-3.
  • Mondare il riso, in Monica Lanfranco e Maria G. di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti. Storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi, Napoli, Intra moenia, 2003. ISBN 88-7421-034-5.
  • Nonviolenza. Le ragioni del pacifismo, con Fausto Bertinotti e Marco Revelli, Roma, Fazi, 2004. ISBN 88-8112-588-9.
  • Lettere dal Palazzo. Reportage semiserio di un anno da senatrice di Lidia Menapace, Genova, Erga, 2007.
  • Una piattaforma per la pace preventiva, in La nonviolenza attiva in marcia, Firenze-Pisa, Libreria Editrice Fiorentina-Centro Gandhi Edizioni, 2007. ISBN 978-88-89264-99-7.
  • Un anno al senato. Lucido diario di fine legislatura, a cura di Luciano Martocchia, Pescara, Tracce, 2009.
  • A furor di popolo, Genova, Marea, 2012.
  • Io, partigiana. La mia resistenza, San Cesario di Lecce, Manni, 2014. ISBN 978-88-6266-541-4.
  • Canta il merlo sul frumento. Il romanzo della mia vita, San Cesario di Lecce, Manni, 2015. ISBN 978-88-6266-660-2[15].
  • Chefarepunto, con Elisa Forcato, Pierpaolo Dalla Vecchia, Roberta Corradini, Thomas Vaglietti, Trento, lit. Effe Erre, 2019.

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