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Comune di Mompeo (Rieti)- “Pulcinella e la notte stellata”- Uno spettacolo di Renato Giordano tra comicità e poesia

Comune di Mompeo (Rieti) presso Sala Fabrizio Naro  Castello Orsini Naro, con ingresso libero Sabato 27 aprile ore 18.00-Descrizione e sintesi dello spettacolo a cura di Giulia Mininni :Anno 1656, a Roma c’è la peste, ma Pulcinella non si interessa del rischio del contagio. Organizza un banchetto in una strada per festeggiare l’eredità che ha ottenuto dalla morte del padrone Don Pasquale. In compagnia di Coviella e di alcune donne , anche loro “ereditate” dall’ex padrone ( la moglie Colombina sembra sia stata portata via dalla Peste) si dà alla pazza gioia.

La peste di Pulcinella ovviamente è metafora delle pandemie di tutti i tempi, e del cambiamento sui costumi che inevitabilmente portano. Poi avviene l’impensabile : Pulcinella torna ad incontrare la sua Colombina in una zona franca tra il sogno e la realtà e ci sarà da ridere, ma non solo. In questo spettacolo continua anche il lavoro di Giordano sulla maschera di Pulcinella e sulle contaminazioni con altri caratteri della Commedia dell’Arte che Pulcinella ha avuto nel suo sviluppo approdando da Napoli, dove è nato, nella Roma del Barocco.

Come ha scritto il critico teatrale Sanfilippo “ Giordano/Pulcinella entra in una dimensione irreale e ci conduce nel libero dominio della fantasia , dove la fabulazione e la comicità rivelano una scrittura intrisa di passioni”. Con Renato Giordano (Pulcinella) che cura anche la regia sono in scena Nunzia Plastino (Colombina),  Maria Elena Pepi (Rosetta), Livia Cascarano (Coviella) e Roberto Gagliardi (Prete, Don Pasquale). Musiche originali del maestro Vito Ranucci. Lo spettacolo avrà luogo Sabato 27 aprile  nell’ambito della rassegna di spettacolo dal vivo  “A porte Aperte 2024” del Comune di Mompeo (Rieti) presso Sala Fabrizio Naro  Castello Orsini Naro, con ingresso libero Sabato 27 aprile ore 18.00-

Comune di Mompeo -Gonfalone

Comune di Mompeo è un comune italiano di 509 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio.

Territorio

Mompeo sorge a 457 metri di altitudine sul livello del mare, sulle propaggini meridionali dei monti Sabini.-Il fiume Farfa scorre nel territorio comunale.

Storia

Il territorio di Mompeo era in antichità abitato certamente dai Sabini, collegati con la città di Curi (Cures), che doveva sorgere nei pressi di Corese Terra. Poi attraverso varie vicende i Sabini si fusero coi Romani formando un unico popolo.

Anche sulle colline di Mompeo, relativamente vicine all’Urbe e già ben note, sorsero con il tempo le dimore campestri di Romani abbienti. Gli avanzi dei monumenti che ancora si vedono testimoniano l’antica esistenza di ville più o meno importanti delle quali non altro resta se non quella parte cui i Romani annettevano la maggiore importanza, cioè le conserve d’acqua, gli acquedotti e i locali da bagno.

Comune di Mompeo -Palazzo Baronale

A chi appartenessero queste ville è oscuro. Una vecchia tradizione vuole che qui Fabio Massimo (275-203 a.C.) “cunctando restituit rem”, avesse una villa, cui si riconnetterebbe il vocabolo “Massaccio” ancora conservato da alcuni terreni di Mompeo e alla quale alluderebbe, secondo il Sestili, Cicerone là ove dice “Villa Fabii Maximi in agro sabino”. Veramente questa ipotesi non è avvalorata da prove.

L’antica credenza, poi, che nel comune di Mompeo, in località Palombara, sorgesse la villa di Gneo Pompeo ha prove molto più sicure, tra le quali principale quella di natura linguistico fonetica. Del resto valore probatorio ha l’interpretazione fatta dal Barbiellini-Amidei delle lettere “P.L.” che figurano nella lapide che il Marocco vide sulla facciata nord della grande tomba della Palombara.

Non senza ragione però i Romani illustri scelsero a loro dimora questa parte della Sabina. Oltre la vicinanza di Roma, il clima salubre, il suolo fertile, le acque abbondanti, parlava loro il ricordo di un’antichissima città sabina, la quale dopo la vicina Curi era la più viva e palpitante alla loro memoria: era il ricordo dell’antica Regillo, la patria di Atto Clauso (310 a.C. “per i Romani Appio Claudio”) per la cui venuta a Roma “Claudia nunc diffunditur et tribus et gens per Latium, postquam in partem data Roma sabinis”.

È tradizione che nel territorio di Mompeo sorgesse l’antica città di Regillo e infatti la principale via del paese era denominata Corso Regillo. Ora porta questo nome la piazza dinanzi alla chiesa e la circonvallazione.

Dopo l’età imperiale, si rinvengono notizie di Mompeo nell’817 dal Regesto Farfense, dove si parla del Fundum Pompeianum quale territorio di pertinenza dell’abbazia benedettina, confermato in una nota dell’825, e nell’840 in un diploma dell’imperatore Lotario. Di lì a poco, nell’875, l’abate Giovanni conferisce l’investitura feudale dei suoi domini a un tale Francone, che fa edificare la sua fortezza su un colle, cioè l’attuale zona del centro storico. Dalla metà del X secolo, dopo le invasioni saracene che avevano sconvolto anche la terra sabina, fino alla distruzione dell’abbazia di Farfa, si sa che il feudo di Mompeo passò ai fratelli Gaderisio e Ottaviano di Buza.

Nel XII secolo divenne signore feudatario di Mompeo Simeotto Orsini, capostipite di una lunga dinastia che diede lustro e prestigio a questa terra per cinque secoli. Il feudo rimase in possesso degli Orsini almeno fino al 1559, quando gli abitanti restaurano la chiesa parrocchiale dedicata alla natività durante la signoria di Alessandro e Virginia Orsini.

Mompeo, eretto in marchesato, fu poi venduto ai marchesi Capponi di Firenze, che a loro volta lo cedettero, il 15 maggio del 1646, alla nobile famiglia romana dei Naro, che lo possedette fino agli inizi dell’Ottocento. Sotto i Naro furono edificati e valorizzati i complessi monumentali più importanti che oggi possiamo ammirare. La vecchia fortezza degli Orsini venne quasi del tutto ristrutturata e soltanto due torri rimasero indenni. Al suo posto venne edificato un palazzo baronale di notevole rilevanza dal punto di vista monumentale, circondato da giardini, fontane e attraversato da viali del quale esiste una descrizione del Piazza che lo paragona al castello incantato di Armida. Nello stesso periodo il marchese Naro fece costruire una maestosa porta d’accesso in travertino, ristrutturando e riorganizzando urbanisticamente l’abitato, le cui vie furono lastricate e articolate al servizio del nuovo palazzo baronale che divenne il polo unico e unificatore di Mompeo.

Nel 1663 fu riedificata completamente la chiesa parrocchiale, nella quale fu costruita una cappella gentilizia. Anche il figlio Fabrizio proseguì l’opera paterna, abbellendo la nuova chiesa. L’attività di Fabrizio e di Bernardino Naro, amici di papa Urbano VIII, contribuì al progresso civile e culturale della comunità di Mompeo. A testimoniare il profondo legame affettivo che univa Fabrizio e Bernardino Naro a Mompeo, vi è anche il fatto che entrambi vollero che il loro cuore fosse sepolto nella cappella gentilizia della chiesa parrocchiale di Mompeo. Le rispettive tombe invece si trovano nella cappella gentilizia di famiglia nella basilica di Santa Maria sopra Minerva in Roma. Dopo questo periodo di particolare splendore, si ricorda ancora la famiglia Naro fino alla metà del XVIII secolo, cui fecero seguito fino al Novecento, quali proprietari del palazzo baronale, i Patrizi, i Luciani, i Ciufici, nonché i Baranello e i Di Salvo. Dal 1995 il palazzo baronale è proprietà del Comune di Mompeo.

Simboli

Lo stemma e il gonfalone del comune di Mompeo sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 19 dicembre 1989.[4]

«Stemma d’azzurro, a tre vette di verde, le due laterali unite e fondate in punta, la centrale fondata sui fianchi delle precedenti, e sostenente la torre di rosso, merlata alla guelfa di cinque, mattonata, chiusa e finestrata di uno di nero, con le fondamenta poste sulla sommità e sui fianchi di essa vetta. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso.

Siti archeologici

Tuttavia non solo la tradizione rievoca gli antichi fasti della civiltà romana: in questa ridente zona della Vallata del Farfa sono ancora evidenti numerose testimonianze di siti archeologici di notevole interesse, tra cui spiccano monumenti funerari, resti di ville ed il caratteristico ponte sul Farfa. I ruderi, le conserve d’acqua, le tre tombe a torre, testimoniano che nella zona esistevano ville e insediamenti Romani databili in epoca imperiale, nel sec. II d.C. Tali costruzioni costeggiano la via che univa Roma a Rieti.

Il ritrovamento di un cippo miliare, nel 1956 nel terreno voc. Campo, ha confermato l’esistenza di una via romana tagliata nella viva roccia, lastricata allo stesso modo delle altre grandi consolari ed è certo che la Via si innestava nella Salaria a Passo Corese e inerpicandosi sulle colline raggiungeva la vallata dove ora sorge l’Abbazia di Farfa. Sorpassato il torrente del Farfa, prima toccava le “Ferriere” e “Valle Basselli” si inerpicava sino alla “Passerignola” raggiungeva le valli e dopo aver superato la collina di Mompeo sboccava nella Palombara per poi inerpicarsi nuovamente verso i “Campi”, “Maialino”, Monte S.Giovanni, per giungere a Rieti. Non conosciamo il nome della Via, ma era di certo usata principalmente per rifornire di sale i Centri della Sabina.

Pietra miliare

Essa è realizzata in pietra locale, alta 1,75 m e la sua circonferenza massima è di 2,10 m. Fu posta dall’imperatore Augusto negli anni dal 13 al 16 a.C. Secondo la lettura data dal prof. Jacopi, l’iscrizione nel cippo potrebbe leggersi: IMP(erator) CAESAR DIVI F(ilius) AUGUSTUS CO(n)S(sul) XI TRIBUN(iciae) POTEST(atis) VI EX S(enatus) C(onsulto) XXXV, in traduzione italiana: “Augusto Cesare imperatore, figlio del Divo [Giulio Cesare], nell’anno XI del consolato, nell’anno VI della potestà tribunicia per decreto del Senato 35º miglio da Roma (circa 51,75 km)”.

Aree naturali

Tra le principali attrazioni della città ci sono Monumento Naturale “Le gole del Farfa”.

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