lunedì, Maggio 20, 2024
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Il sogno europeo – Il 9 maggio si celebra la Giornata dell’Europa

Il 9 maggio si festeggia l’Europa, ricorrenza che quest’anno assume particolare rilievo, a un mese esatto dal voto che rinnoverà il Parlamento europeo. Ne parliamo con Michele Vellano, docente di Diritto dell’Unione Europea e vice presidente del Centro Culturale Valdese

«Si ricorda la conferenza stampa che in quel giorno del 1950 tenne l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman. Fu l’occasione per uno straordinario e inaspettato annuncio: la volontà di creare una forma di cooperazione strutturata fra Paesi interessati in materia di produzione e gestione del carbone e dell’acciaio» ci racconta  Michele Vellano, professore ordinario di Diritto dell’Unione Europea nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino e vice presidente del Centro Culturale Valdese. Fu l’inizio del sogno-progetto di un’Europa unita.

Un percorso che si compone di vari passi: uno fu certamente la stesura della Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, più nota come la “Carta di Chivasso” a opera anche dei valdesi Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan, Mario Alberto Rollier e Giorgio Peyronel.

«Devo dire che la lettura o rilettura della “Carta” a distanza di tanto tempo sorprende ancora per l’intuizione di questi personaggi della Resistenza e del mondo valdese che compresero perfettamente come uno strumento di riequilibrio rispetto allo strapotere di uno Stato centrale, che poteva diventare particolarmente negativo e offensivo per le autonomie e anche per le minoranze, andasse cercato proprio fuori dallo Stato, nella collaborazione internazionale istituzionalizzata, quindi con la creazione di una entità sovrannazionale che riequilibrasse e per certi versi anche controllasse gli eccessi dello Stato. Il contributo di questi personaggi fu all’avanguardia e trovò sicuramente un punto di intesa con i concetti dei federalisti di allora, e quindi con Altiero Spinelli in particolare, con una logica molto anticipatoria».

Un contributo che ci riporta a Schuman, che nello specifico affermò che «l’Europa si sarebbe fatta per piccoli passi concreti e segnò in questa maniera la via funzionalista», continua Vellano. «Realizzazioni che passavano attraverso il mercato, attraverso il diritto di movimento delle persone, delle merci e dei capitali. Questa scelta per 70 anni ha dato grandi risultati ma allo stesso tempo non ha portato a quel salto di qualità nella definizione di uno stato confederale o federale che i federalisti ipotizzavano».

«Dal punto di vista degli equilibri politici ed economici l’Ue resta un mercato ricchissimo di 450 milioni di consumatori, e un attore fra i principali nel contesto degli scambi internazionali. Da un punto di vista militare l’Ue è sicuramente ancillare rispetto agli Stati Uniti da cui acquista quasi l’80% dei suoi armamenti. Dal punto di vista politico l’Ue rappresenta un unicum di convivenza pacifica fra gli Stati e di capacità di un’intesa fra loro a beneficio del benessere di loro cittadini, che non ha eguali o precedenti nel mondo, un modello da imitare sotto questo profilo. La sua capacità di esportarlo o di comunque suscitare emulazione altrove dipende molto dal clima generale che si respira in un dato momento storico. In una situazione non conflittuale è un modello vincente, e che molto ha fatto per la pacificazione in altre parti del mondo, in situazioni come quella di questi anni è un modello debole e poco efficace».

Resta la problematica di come raccontare l’Unione: «Con un approccio che riesca a far convivere la dimensione del sentimento, del cuore potremmo dire, senza però dimenticarci che c’è una dimensione operativa, meno intuitiva, che però è quella sulla quale si giocano in definitiva i reali benefici dell’integrazione. E faccio un esempio per tutti: la dimensione di regolazione attraverso direttive e regolamenti della questione della sostenibilità ambientale è spesso difficile da comprendere, se non proprio astrusa nei contenuti; ma i benefici che porta alla popolazione e alle future generazioni sono molto concreti e di altissimo profilo rispetto agli standard internazionali».

In definitiva questa Unione «Forse bisogna conoscerla un po’ meglio per quello che è, una creatura giuridica-economica, che conserva grandi ideali ma è anche fatta di decisioni concrete».

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