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Esposimetro d’Oro alla Carriera a Pasquale Rachini

L’autore della fotografia cinematografica di Pupi Avati ritirerà il premio a Teramo 

La Giuria della 22^ edizione del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo”, presieduta dal critico e saggista cinematografico Stefano Masi, ha individuato in Pasquale Rachini l’Autore della Fotografia da premiare con l’Esposimetro d’Oro alla Carriera.  Rachini sarà a Teramo il prossimo 14 ottobre per ritirare il prestigioso riconoscimento, quando nel cineteatro Comunale si terrà la Gran cerimonia di premiazione. Per lui sarà un ritorno a Teramo: nel 2010 partecipò alla cerimonia di premiazione salendo sul palco del cineteatro Comunale insieme al produttore Antonio Avati, fratello del regista Pupi Avati.

Il Premio Di Venanzo, organizzato come sempre, dall’associazione culturale Teramo Nostra, ha già proposto alcune iniziative di questa 22^ edizione, ma il clou ci sarà nelle prime due settimane di ottobre con la consueta serie di appuntamenti a ingresso gratuito: mostre, proiezioni di film, convegni, presentazione di libri, concorsi fotografici, rassegna di cortometraggi, concerti, recital e l’8^ edizione del Premio Caporale, gestito in sinergia con l’Istituto Zooprofilattico, che propone un concorso di video che indaga il rapporto tra uomo e animale.

I protagonisti della manifestazione sono ovviamente gli Autori della Fotografia cinematografica, celebrati ogni anno a Teramo nel ricordo del grandissimo Gianni Di Venanzo, il maestro della luce teramano, vera e propria icona della fotografia cinematografica, scomparso prematuramente nel 1966 a soli 46 anni, ma reso immortale dai film girati e illuminati per Fellini, Rosi, Antonioni e tanti altri miti del cinema.

Anche quest’anno saranno consegnati 4 Esposimetri d’Oro ad altrettanti Autori per le seguenti categorie:

  • Memoria – Carriera          – Film italiano         – Film straniero

Biografia di Pasquale Rachini (tratta da S. Masi, Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, vol. 2, 2009 Le Mani)

Italiano, nato a Cortona (Arezzo) il 29 aprile 1946. Storico braccio destro del regista Pupi Avati sin dagli anni Settanta, ha firmato la fotografia di una ventina di film per il regista bolognese, a partire da La casa dalle finestre che ridono (1976). Questo ultratrentennale sodalizio artistico e professionale lo ha visto coinvolto anche in una mezza dozzina di pellicole che i fratelli Avati hanno soltanto prodotto. Ai film di Avati sono legati anche i più importanti riconoscimenti ottenuti da Rachini, a cominciare dal Premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia per le immagini di Noi tre (1984). Qualche anno più tardi giunse il Nastro d’Argento per le cupe atmosfere di Bix – Un’ipotesi leggendaria (1991). Dieci anni più tardi, per un altro film di Avati, I cavalieri che fecero l’impresa (2001), Rachini fu nuovamente candidato allo stesso premio. Il suo personale palmarès comprende anche una candidatura alle Grolle d’Oro per le immagini di Un uomo perbene (1999) di Maurizio Zaccaro.

Cresciuto a Roma, dove suo padre aveva aperto un’autorimessa nel quartiere Parioli, Pasquale Rachini si accostò ai set appena quattordicenne. Lavorò come assistente al fianco di Ennio Guarnieri, Enzo Serafin e molte grandi firme della Cinecittà degli anni Sessanta, in produzioni di pregio come il Fellini-Satirycon (1969) fotografato da Peppino Rotunno. Esordì come operatore di macchina durante le riprese della pasoliniana Medea (1969), illuminata da Guarnieri. In questa veste operò nella troupe di eccellenti autori della fotografia, come Mario Vulpiani, col quale collaborò per i film di Marco Ferreri La cagna (1972) e La grande abbuffata (1973) e nel nel 1975 come operatore di macchina nel film del regista teramano Tonino Valerii Vai gorilla.

Rachini tornerà a collaborare con Valerii nel film tv Il ricatto (1989). L’esordio da direttore della fotografia avvenne sul set di un tv-movie di Giacomo Battiato, Il marsigliese (1975), in un periodo di massiccia contrazione dei margini operativi dell’industria cinematografica italiana. A sottrarlo alla mediocrità di una congiuntura non favorevole giunse l’outsider Pupi Avati, il quale proiettò il trentenne direttore della fotografia in una dimensione produttiva ed espressiva remota, non romana, quella di La casa dalle finestre che ridono.

Con mezzi tecnici alquanto artigianali Rachini seppe incupire adeguatamente la verdeggiante atmosfera della Bassa padana e costruire un’adeguata cornice ai misteri di una casa stregata. Sul set di quell’inusuale horror nacque uno dei più solidi sodalizi artistici del cinema italiano. Dopo aver riproposto gli stessi sapori per un altro film di Avati, la farsa nera Tutti defunti… tranne i morti (1977), il direttore della fotografia romano si cimentò al fianco di altri registi.

Sul set di Chiedo asilo (1979) ritrovò Marco Ferreri, con il quale aveva già lavorato quando era operatore alla macchina nella troupe di Vulpiani. Negli anni Ottanta fu l’interprete fedele delle agrodolci commedie emiliane di Pupi Avati, per lo più intessute di delicate atmosfere crepuscolari, da Una gita scolastica (1983) a Impiegati (1984), da Festa di laurea (1985) a Storia di ragazzi e di ragazze (1989). Gli stessi sapori di crepuscolare dolcezza si ritrovano in Una domenica sì (1986), film prodotto dai fratelli Avati e diretto dal poliedrico Cesare Bastelli.

Ma all’occasione Rachini seppe trovare anche accenti più duri e contrastati, come sul tavolo da poker del kammerspiel Regalo di Natale (1986). Al principio degli anni Novanta Rachini s’imbarcò con gli Avati per gli Stati Uniti per il doppio impegno costituito dall’ambiziosa biografia musicaleBix – Un’ipotesi leggendaria e dall’opera-prima di Maurizio Zaccaro Dove comincia la notte (1991), che da Pupi Avati era scritta e prodotta. Cupi e ombrosi, questi due film rivelarono la sua capacità di offrire un’originale interpretazione degli scenari della provincia americana. Al fianco del giovane Zaccaro, destinato a diventare un altro suo regista d’elezione, negli anni seguenti avrebbe girato ancora molti film, a partire dal suggestivo La valle di pietra – Kalkenstein (1992), sobrio film d’epoca affidato al magistrale equilibrio delle immagini e alla bellezza degli scenari naturali della Boemia. Meno appariscenti dal punto di vista fotografico furono gli altri film che negli anni seguenti Rachini fotografò per Zaccaro: L’articolo 2 (1993),Cervellini fritti impanati (1996) e la biografia di Enzo Tortora Un uomo perbene. Rachini si districò molto bene anche sotto il duro sole partenopeo sul set del film a episodi Polvere di Napoli(1998), diretto da Antonio Capuano.

Soltanto verso la fine degli anni Novanta il direttore della fotografia romano riannodò le fila del sodalizio con gli Avati, interrotto per un intero quinquennio dopo la trasferta americana di Bix. Il film del ricongiungimento fu la commedia d’epoca Il testimone dello sposo (1997), ambientata nella notte di capodanno del 1899 in un paesino dell’entroterra emiliano. Tra le migliori cose fotografate recentemente da Rachini per Pupi Avati occorre ricordare le avventure medievali de I cavalieri che fecero l’impresa e il recente thriller Il nascondiglio (2007), i cui esterni americani sono stati però fotografati da Cesare Bastelli, l’altra firma della factory Avati.