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Omicidio Rapposelli, confermata l’ipotesi del movente economico

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ANCONA – Secondo il Sostituto Procuratore Irene Bilotta, Simone e Giuseppe Santoleri, ex marito e figlio di Renata Rapposelli, la pittrice scomparsa il 9 ottobre scorso e trovata cadavere a Tolentino, avrebbero ucciso la donna con un movente di tipo economico. I due si trovano ora in carcere a Teramo. E’ stata stabilita per loro la custodia cautelare in carcere in quanto esisterebbero elementi gravi precisi e concordanti. L’accusa a carico di Simone e Giuseppe Santoleri è omicidio in concorso ed occultamento di cadavere. Quali sono quindi gli elementi che hanno fatto scattare l’arresto?

Il primo è l’incontro con la donna il 9 ottobre scorso nell’abitazione di Simone a Giulianova.  Poi ci sono le immagini delle telecamere che riprendono l’auto dei Santoleri, il 12 ottobre, a tre giorni quindi dalla scomparsa, che si dirige verso Tolentino. Il veicolo appare appesantito, abbassato, come se contenesse un corpo nel bagagliaio. Infine altro elemento probante sarebbero le urla avvertite quello stesso 9 ottobre e provenienti dall’abitazione dei Santoleri, come attestato dalle testimonianze rese.  Infine, il cellulare della donna si sarebbe spento a casa dei due. A stabilirlo il collegamento alle celle telefoniche. Il fascicolo è stato ora trasferito a Teramo.

Il Sostituto Procuratore Irene Bilotta parla di “omicidio senza sangue”. “Questo vuol dire – spiega il pm – che non è stato utilizzato un corpo contundente, come anche è stato possibile appurare che il delitto non è stato commesso con un’arma da sparo o da taglio”.

Resta l’ipotesi del movente economico: “Possiamo reputare  – aggiunge il Sostituto Procuratore – che la controversia sul pagamento degli arretrati possa avere provocato un’accesa discussione, poi degenerata”.

Gli inquirenti hanno inoltre cercato il dna degli indagati sui vestiti e sul cadavere di Renata Rapposelli.  Per quanto riguarda le cause del decesso, nella fase iniziale delle indagini, gli inquirenti si sono trovati ad agire per esclusione: la morte per avvelenamento sarebbe stata quella più facilmente dimostrabile, mentre per quanto riguarda il soffocamento e lo strangolamento, non sussisterebbero prove evidenti né sull’apparato scheletrico né sui tessuti.

Per l’accusa, l’avrebbero forse stordita e soffocata lo stesso giorno, tra le 17 e l’una di notte, perché pretendeva arretrati di 3mila euro per il mantenimento.

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