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Montserrat Caballè, un ricordo tutto maceratese

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Quella sera nel palco dello Sferisterio quando l’Usignolo di Spagna fece arrabbiare il sindaco di Macerata”

di Maurizio Verdenelli

Si sentiva profondamente maceratese “L’Usignolo di Spagna”, Montserrat Caballè, l’erede di Maria Callas, una delle più grandi voci liriche del XX secolo morta ad 85 anni, qualche giorno fa a seguito di una lunga malattia. Si sentiva maceratese per ragioni profonde non solo perché era cittadina ‘ad honorem’ ed aveva ricevuto le chiavi della città nel corso di una cerimonia solenne a Palazzo comunale, ma perché aveva fatto grande e conosciuto lo Sferisterio, fino ad allora una ‘piccola’ arena nella grande nebulosa dei teatri all’aperto d’Europa. Si sentiva maceratese non solo perché era stata ‘gigantesca’ nelle sue interpretazioni che a Macerata chiamavano a raccolta la grande platea dei melomani, anche e soprattutto oltre confine. C’è un record nella storia del botteghino dell’Arena maceratese che resiste dall’82, una ‘anzianità’ da far concorrenza …al record dei duecento piani di Pietro Mennea. In quell’anno furono cinquantamila le presenze, registrate puntualmente al borderò del botteghino, ricorda Carlo Babini, responsabile dell’office. “Lei famosa per il duetto ‘Barcelona’ con Freddy Mercury?!! Non scherziamo pur dando atto alla popolarità mondiale di colui che è stato il leader dei ‘Quenn’ e protagonista assoluta della storia del rock. Montserrat non deve nulla della sua immensa fama a quel pur celebre duetto: lei era giù la superstar della lirica su questo pianeta” quasi s’arrabbia, infervorandosi, Babini in quegli anni ‘eroici’ a fianco del direttore artistico Carlo Perucci e del vice Gian Paolo Projetti. E rivela, Babini, un particolare significativo della maceratesità della Caballè. Tutto accadde ad Issy Les Moulineau, popolosa borgata parigina, durante la cerimonia di gemellaggio con Macerata. Trovandosi la Diva, con tutto lo staff (il fratello Carlos, importante manager di voci liriche contando tra gli altri su Josè Carreras) nella capitale francese impegnata all’Opera, volle intervenire personalmente alla cerimonia come ‘testimonial’ del capoluogo marchigiano. “Arrivò con segretaria, autista e limousine: fu per tutti una festa –ricorda Babini- Io l’accompagnai per tutto il tempo, su indicazione di ‘Micio’ Projetti e ne approfittai per chiederle indicazioni al fine di reperire un’introvabile sua incisione, fatta al teatro di Torino, della rossiniana ‘Donna del Lago’. Fu al solito gentilissima e prodiga di indicazioni”.

Macerata deve tantissimo all’Usignolo di Spagna che allo Sferisterio riservava un trattamento di assoluto favore dati i suoi inarrivabili cachet, che in un’Arena aumentavano, come di prassi, di gran lunga. Era come se Diego Armando Maradona concedesse di giocare all’Helvia Recina accontentandosi di un ingaggio da ‘Promozione’. E con lei tutte le altre stelle del Clan Caballè a cominciare dallo stratosferico Carreras dimezzano i cachet. Da qui i record mai più raggiunti d’affluenza in uno Sferisterio ‘all star’ che contava allora oltre cinquemila posti prima delle restrizioni imposte dai vincoli della soprintendenza. “Nell’82 ci fu il massimo, ma nell’83 si dovette risparmiare –racconta Babini- Essendo andato a Petruzzelli di Bari, Carlo Perucci, ed avendo preso in mano la direzione artisticail il maestro Projetti (7 milioni di lire l’ingaggio) il clan Caballè s’industriò per limare ulteriormente gli ingaggi già bassissimi per Macerata”.

Lei è un gentiluomo?!” mi chiese la Divina nel palco centrale, durante l’intervallo del ‘Lago dei Cigni’ con Rudolf Nurejev protagonista, nell’estate dell’84. Montserrat era tornata a sorpresa in città dopo l’improvvisa rottura con l’amministrazione comunale, pare per questioni di gestione dello Sferisterio. Ed il sottoscritto prendendo a spunto la platea che ne richiedeva a gran voce, il ritorno, richiese alla Caballè quando sarebbe tornata a cantare a Macerata. “Si, signora, sono un gentiluomo” le dissi intanto, un po’ mentendo sapendo di mentire. La risposta dell’Usignolo di Spagna impensierì molto il sindaco che sedeva dietro. Tanto che ottenuta la risposta, io lasciai il palco dovendo dribblare il primo cittadino che nel buio mi ricordavo il fatto che in fondo ero anch’io maceratese. “Mi dispiace: non sono di qui: sono un giornalista perugino” gli ricordai. Forse i rapporti tra il Palazzo e l’erede di Maria Callas si ruppero in quell’istante.

Tutto ciò comunque non ha più una grande importanza e sarebbe bello che una donna di teatro, brava come l’attuale direttrice Barbara Minghetti, volesse ricordare sollecitando l’amministrazione (peraltro parca nel decidere lapidi e memorie come nei casi di Giorgio Pagnanelli, Enrico Sbriccoli e Silvio Spaccesi) ad incidere nel marmo quella grande amicizia che lanciò nel mondo, grazie ad una cantante lirica tra le primissime al mondo, l’Arena Sferisterio, la sua storia e la sua stagione.

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