“Con questa riforma risparmiamo 300 mila euro al giorno. Una cifra che molti cittadini non riescono a guadagnare nemmeno in una vita. Questa è una loro vittoria, perché è per loro che abbiamo lottato per questo risultato”. Luigi Di Maio esulta a seguito dell’ok definitivo dell’Aula della Camera al taglio dei parlamentari. Il disegno di legge costituzionale che riduce i deputati a 400 dai 630 attuali ed i senatori a 200 dagli attuali 315, è stato definitivamente approvato a Montecitorio con 553 voti a favore, 14 contrari e due astenuti. Trattandosi di un disegno di legge costituzionale, era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 316 voti.
Un applauso dell’Aula proveniente soprattutto dai banchi di M5s, ha salutato l’approvazione definitiva della riforma per il taglio dei parlamentari.
“Approvato dal Parlamento – scrive Giuseppe Conte su Facebook – il ddl costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari. Una riforma che incide sui costi della politica e rende più efficiente il funzionamento delle Camere. Un passo concreto per riformare le nostre Istituzioni. Per l’Italia è una giornata storica”.
Tuttavia, molti costituzionalisti hanno sottolineato che diminuire il numero di parlamentari non andrà necessariamente a migliorare l’efficienza delle procedure legislative ed il funzionamento del Parlamento. Di conseguenza, si andrà semplicemente a ridurre la rappresentanza popolare, incidendo così sui regolamenti parlamentari e sul lavoro delle commissioni. Ciò significa anche che i partiti minori rischiano di non essere rappresentati, quindi alcuni avevano suggerito una diminuzione più circoscritta e meno invasiva arrivando a 500 deputati e 250 senatori.
La preoccupazione su come la diminuzione del numero di legislatori possa influire sulla rappresentanza popolare è grave, poiché intere aree potrebbero finire per non avere un legislatore eletto. Per questo motivo, molti credono che il modo migliore per migliorare la democrazia parlamentare italiana sia reintrodurre un sistema elettorale basato sulla rappresentanza proporzionale.
È un dato di fatto: questa riforma richiede inevitabilmente una modifica della legge elettorale, che da tempo è un nodo grosso come una casa. L’accordo tra M5s e Pd è di occuparsene più in là, a ridosso della fine della legislatura.
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