martedì, Maggio 14, 2024
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Ascoli Piceno, la bimba sottratta non è tornata a casa. La mamma col secondo figlio in un’altra struttura

osservatorio

ASCOLI PICENO – Non ha fatto ancora rientro a casa la bimba, il cui caso aveva fatto scalpore in città, tolta ai genitori appena nata. Questo malgrado il pronunciamento favorevole della Corte d’Appello di Ancona nei riguardi della famiglia di origine del maggio scorso. Nel frattempo la mamma ha avuto un secondo figlio ed è stata allocata insieme a lui in una struttura diversa da quella dove si trova la bimba. Dice di non essere ancora al corrente delle motivazioni per qui tutto questo sia accaduto l’avvocato Felice Franchi, legale della famiglia, che si chiede: “Perchè collocare mamma e figlio insieme in una struttura e lasciare invece la bambina da sola in un’altra?” Ma andiamo indietro nel tempo, all’inizio della storia. La bambina, come accennato poco fa, era stata sottratta ai genitori appena nata, per mano del Tribunale dei minori, in quanto la madre soffrirebbe di una sorta di disabilità psichica (non si tratta di sindrome violenta, ma di QI inferiore alla norma). Appena dopo il parto, alla donna non era stato neanche consentito di allattare la piccola. La bimba era poi stata affidata ad una struttura e pare ci si stesse già muovendo per darla in adozione.

Si sarebbe dovuto avviare un percorso per far tornare la bimba in seno alla famiglia

Infine, dopo due anni di battaglia legale, la Corte di Appello di Ancona, nel maggio scorso, si era pronunciata in favore dei genitori e sarebbe dovuto partire in tempi rapidi il percorso che avrebbe dovuto portare la famiglia ad essere di nuovo unita. In sostanza, la piccola doveva in una fase iniziale essere affidata al nonno paterno in qualita’ di figura vicariante, per poi tornare da mamma e papa’. Tutto ciò non è ancora avvenuto. Ed ora l’ennesimo colpo di scena: nasce un secondo bambino, collocato insieme alla madre in una struttura diversa dalla prima.

Una procedura diversa da quella adottata per la piccola, malgrado la dottoressa dell’ASUR incaricata dal Tribunale avesse tra l’altro dichiarato che sarebbe stato auspicabile l’inserimento della diade in una comunità madre-figlia nel solo interesse della minore di esercitare il diritto alla propria famiglia e di essere accudita, con il sostegno specialistico, dalla propria madre, evitando così di diventare un orfano sociale.

LM

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