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Coronavirus Pesaro, Michele “il fortunato”: “Io miracolato, ma siamo in guerra. I politici cambino passo”

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PESARO – Dieci giorni a casa, il medico di base si rifiuta di visitarlo. Poi il ricovero in ospedale. Personale medico-sanitario fantastico. Il 23 marzo Michele torna a casa. Praticamente un miracolo. Ed è stato grazie all’insistenza della moglie, che ha convinto il 118 dell’urgenza, che Michele è stato portato in ospedale in codice rosso. “I politici devono pensare – dichiara – 24 ore al giorno a tamponi e mascherine. Siamo in guerra. devono darci gli strumenti per combattere. Non ci serve altro. Se curata in tempo, la malattia non vince. Si parla di 24/36 ore. La tempestività è fondamentale. Noi paghiamo regolarmente le tasse. Quindi se i soldi ci sono e si sa che cosa si deve fare, si deve agire. Non si può dare la colpa agli altri. Bisogna assumersi le proprie responsabilità. La politica deve cambiare passo. A Pesaro si è sempre vissuto bene. Ma finita l’emergenza sanitaria, che cosa accadrà? Bisogna darsi precise priorità. Non serve l’elemosina. Ora abbiamo bisogno di mascherine, tamponi, strumenti”.

Michele ha combattuto e combatte con coraggio la sua guerra contro il Coronavirus, ma le domande che si pone sono molte. Lo abbiamo intervistato e ci ha esposto le sue perplessità, le sue riflessioni, riassunte nella lettera pubblicata da un conoscente sui Facebook, essendo lui “poco social:

“Gentilissimi , Ceriscioli, Ricci, Biancani, sono Michele “il fortunato” di Pesaro. Vi scrivo perché, essendo uscito dall’ospedale ed in quarantena, mi sto confrontando con tanti amici e parenti e le domande che tutti ci facciamo sono sempre le stesse e solo voi politici, nostri rappresentanti, potete risponderci. Vorrei iniziare con la mia esperienza personale che spiega anche il termine “fortunato” in quanto io sono in via di guarigione e proprio per questo mi ritengo tale.

Mi ammalo il 4 marzo, trascorro 10 giorni a casa senza che il mio medico venga visitarmi perchè dice “mica posso venire ed ammalarmi: ho 61 anni e rischio di morire, non mi hanno dato nè mascherina nè altro, troppo rischioso”. Il 14 aprile vengo ricoverato in codice rosso al San Salvatore dopo 2 giorni di suppliche da parte di mia moglie al 118 perchè venissero a prendermi. Vengo sottoposto a 3 giorni di semi-intensiva e poi a 5 di medicina di urgenza, sempre assistito da “angeli” che mi hanno veramente salvato la vita. Vengo poi dimesso il 23 marzo e da allora sono in quarantena a casa aspettando il tampone di guarigione. Nel contempo nessun tampone alla mia famiglia, nè hai miei contatti, seppure richiesto più volte. Quindi ho verificato sulla mia pelle che se con diagnosi tempeestiva e adeguatamente seguiti ci si salva. Da qui le mie domande, che sicuramente riprendono le perplessità di molti.

Perché nelle Marche il numero di tamponi non è allo stesso livello del Veneto? Perché nelle Marche ancora stanno pensando dove fare il nuovo ospedale Covid ed a Milano lo hanno già inaugurato? Che cosa abbiamo noi di diverso dai veneti o dai lombardi? Noi Marchigiani pensiamo di essere assolutamente all’altezza e lo dimostriamo ogni giorno con le nostre aziende e con i nostri risultati.

Vi prego non mi rispondete che è colpa della burocrazia, di Conte, della Merkel etc..siamo in guerra e quindi quello che conta è reagire ed in fretta..occorre mettere in pratica le idee che si decide di seguire e farlo in fretta perché il coronavirus non aspetta e ti porta via in 24-36 ore quando arriva nei polmoni. Certo, una cosa diversa è inaugurare fiere, ruote panoramiche o nuove ciclabili, tutte iniziative lodevoli, ma adesso si gioca con le vite delle persone e quindi occorre fare in fretta e concretizzare…per questo siete stati votati ed avete grandi responsabilità e di questo non fateci pentire. Siamo orgogliosi di essere marchigiani e secondi a nessuno. Michele “il fortunato”

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