mercoledì, Maggio 8, 2024
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Roma: il silenzio della Raggi provoca il licenziamento di 270 lavoratori?

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ROMA – Si fanno sempre più tenui le speranze dei 270 lavoratori della Multiservizi che la settimana scorsa hanno avuto il sostegno della Prefettura e di Fratelli d’Italia. 

Ricordiamo che con una mozione a firma dell’On. Francesco Figliomeni (Fratelli d’Italia) impegnava la giunta capitolina a mettere in campo ogni iniziativa possibile per la tutela del posto di lavoro degli operatori di Roma Multiservizi, prevedendo che vengano internalizzati e riconvertiti a supporto di Ama per l’espletamento del servizio di raccolta dei rifiuti non domestici che altrimenti non potrebbe essere garantito e ad assicurare il servizio di raccolta dei rifiuti principalmente presso gli ospedali, cliniche e supermercati che sono servizi essenziali, oltre che in tutti gli altri negozi della città che dovrebbero a breve riaprire senza dover subire ulteriori disagi.

Apprendiamo infatti che il 6 maggio, la Roma Multiservizi e le altre società dell’Ati che hanno deciso di abbandonare l’appalto per la raccolta del porta a porta delle Utenze Non Domestiche, non procederanno con il Fondo di Integrazione Salariale e invieranno le lettere di licenziamento.

Secondo le varie sigle sindacali, che rappresentano i lavoratori, come da comunicato stampa pervenutoci, si trattarebbe di “una chiara scelta di vanificare ogni possibile soluzione permessa dalle norme vigenti e ancora in discussione con Roma Capitale e AMA Spa”. “Dopo anni – proseguono – si conferma lo schema di sempre: una società controllata da AMA, ma ormai fuori controllo, continua a usare i lavoratori come ostaggi”.

Ed ancora:  “Un prendere o lasciare che serve per ricattare ancora una volta i lavoratori, a cui di fatto si offre un’incognita: o il licenziamento o l’arbitrio del padrone.

In tutto questo pesa il silenzio della Sindaca Virginia Raggi, che rimbomba in una città ormai priva di governo, che abbandona le persone. Questo silenzio è di fatto una firma su quelle lettere di licenziamento, che non dà risposte nemmeno alla mozione approvata ieri dall’Assemblea Capitolina”.

Ed è così che la mattina del 7 maggio un gruppo di lavoratori si è recato autonomamente al Campidoglio, consapevoli dei rischi per il fatto di non avere una autorizzazione, difficile da ottenere in questo momento per le note vicende legate al Covid-19 , ma spinti dalla disperazione e dalla paura di perdere lavoro e dignità.

Significative le parole dei dipendenti di questa multiservizi, gente che ha sofferto, ha pagato e si è riscattata.

Parole che vanno ascoltate, senza pregiudizi o polemiche ma su cui riflettere perché ciò che potrebbe accadere sarebbe di una gravità assoluta per le istituzioni.

“Ci trattano come numeri e non come persone, noi vogliamo solo il lavoro, il nostro lavoro che è la nostra dignità. Molti di noi sono stati in galera, ma abbiamo trovato con il lavoro la nostra dignità e siamo disposti a tornarci, non per delinquere ma per difendere quella dignità che abbiamo trovato”.

“Noi siamo andati li in maniera pacifica, anche se la cosa non è stata gradita perché va contro il decreto Conte sugli assembramenti.

Siamo stati ricevuti in maniera informale dal dirigente della segreteria del Sindaco ma solo due lavoratori, escludendo i sindacati dal momento che si trattava di una manifestazione non autorizzata. Si è trattato di un incontro interlocutorio che non ha prodotto nulla.

Noi abbiamo solo detto che non abbiamo altro interesse che difendere il nostro lavoro mettendo anche a rischio la nostra incolumità anche a costo di andare fuori dalle regole. Abbiamo il diritto di lavorare e di sfamarci. Questo è un lavoro che facciamo da 20 anni e ci ha permesso di uscire dall’illegalità permettendoci di rientrare nel vivere civile. Ora qualcuno ci vuole riproiettare nel disaggio, non si scherza con il disagio, specialmente quando il lavoro non è terminato ma la popolazione romana ha bisogno del nostro lavoro.”

“Noi non siamo invisibili, siamo tuttavia affamati ed arrabbiati”.

Il momento che si sta vivendo è certamente teso e drammatico, ed i segnali che arrivano non sono certo del tutto incoraggianti, specialmente se passa il concetto che la legalità cede il posto ad altre priorità.

Ettore Lembo

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