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Lunaria chiude con grande successo l’edizione 2020

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Lunaria chiude con grande successo l’edizione 2020. Viaggio magico nel mito con Mario Tozzi & Enzo Favata

Lunaria, la rassegna estiva di Musicultura promossa dal Comune di Recanati, ha chiuso mercoledì con grande successo l’edizione 2020.

Una lunaria che, dopo il periodo buio  del tempo sospeso, è riuscita a ricreare quel legame unico e indissolubile  tra il palco e la platea, quelle intense emozioni  che si vivono solo nei grandi live con il pubblico. Dopo gli spettacoli in piazza Giacomo Leopardi  de La Compagnia, degli  Stadio e di Niccolò Fabi, la celebre rassegna recanatese ha offerto nell’Aula Magna del Comune di Recanati “Mediterraneo: le radici di un mito”  un viaggio affascinante e nello sesso tempo clamoroso sulle origini del mito, condotto dal  celebre geologo e presentatore della televisione Mario Tozzi e dal  noto sassofonista jazz Enzo Favata.

Qual è la radice dei miti ? Come nascono i racconti, sono una nostra esigenza interiore psicologia  o invece hanno una vera radice fisica? Noi pensiamo che alla base dei miti ci sia sempre una radice fisica  e proviamo a raccontarla tra le pieghe del tempo.” ha detto al pubblico  Mario Tozzi tra le suggestive note del sassofonista Enzo Favata che ha mirabilmente miscelato, in una dimensione senza tempo   i suoi strumenti a fiato  con i suoni moderni dell’elettronica, creando magiche atmosfere sonore di ieri e di oggi sulle quali si è sviluppata la narrazione di Tozzi.

Il racconto di alcuni miti tra i più conosciuti, dal diluvio universale all’oracolo di Delfi passando per l’ isola di Atlante e di come  gli antichi abbiano tentato di spiegare  i fenomeni naturali che non comprendevano, si è snodato nell’arco della serata con le  relative spiegazioni scientifiche frutto delle moderne ricerche.

Tra i punti più sconvolgenti dell’inchiesta: Atlantide o meglio l’isola di Atlante era in Sardegna e le Colonne d’Ercole in Sicilia. Cambiando completamente la visuale si stravolgono le nostre convinzioni sull’antichità più remota. Per secoli gli uomini hanno cercato Atlantide in giro per gli oceani, da Santorini alle Azzorre, dalla Turchia al Giappone all’Antartide, ma invece era lì proprio sotto i nostri occhi, dove si apre la pianura del Campidano, mare di terra fra i bastioni del Sulcis e la Sardegna sudorientale.

A sostenere questa tesi decine di prove che trovano riferimenti diretti  nella descrizione che Platone  fa del Regno di  Atlante nel Timeo e nel Crizia del IV secolo a.C., i cui abitanti erano «costruttori di torri».

Nella terra Sarda infatti  si fanno tre raccolti l’anno e il clima è eccezionalmente dolce, ci sono piombo, zinco, argento e la società era metallurgica fino dagli albori, lì ci sono i Thyrsenoi, cioè i costruttori di torri – i nuraghes –  gli antenati degli Etruschi e magari pure dei Fenici e dei Cartaginesi, già sfuggiti da Oriente quando sulla Turchia imperavano gli Ittiti e poi arrivati, dopo un evento misterioso  in Egitto a fare da servi ai faraoni. Ancora lì infine, la catastrofe: un terremoto e un maremoto che hanno colpito il Campidano distruggendo i nuraghes meridionali e ricoprendoli di fango, una melma che ha reso poi malsana l’aria e ha costretto a umilianti migrazioni quelli che, in definitiva, sono i progenitori di tutti noi.

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