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Fabriano, incendio a un quadro elettrico dell’illuminazione pubblica

aquila

Fabriano – I Vigili del fuoco sono intervenuti poco prima della mezzanotte in via Achille Grandi a Fabriano per l’incendio di un quadro elettrico dell’illuminazione pubblica.

La squadra VVF ha spento le fiamme utilizzando un estintore e ha posto in sicurezza l’area mentre il personale tecnico dell’azienda elettrica è intervenuta sul quadro andato a fuoco. Presenti sul posto anche i Carabinieri.

Fabriano (Favrià in dialetto fabrianese[4]) è un comune italiano di 29 882 abitanti[1] della provincia di Ancona nelle Marche.

È un importante polo industriale, grazie alla produzione di carta (Cartiere Miliani Fabriano) e di elettrodomestici (le industrie della famiglia MerloniIndesit CompanyAriston Thermo Group; e quelle che producono cappe aspiranti: ElicaFaber, ecc.).

Dal 2013 è una Città Creativa dell’UNESCO, nella categoria “Artigianato, arti e tradizioni popolari” (craft, arts and popular traditions), titolo riconosciuto soprattutto grazie alla produzione della carta a mano.

Il comune, con i suoi 272,08 km², è il più esteso della regione.

Alcuni affermano che il vocabolo “Fabriano” trae origine da “Faberius“, proprietario del fondo su cui si eresse la città stessa. Faberius divenne nel Medioevo “Fabriano”, anche perché era molto sviluppata in città l’attività dei fabbri. Anche lo stemma cittadino, infatti, sin dal XIII secolo, ha come emblema un fabbro che batte il ferro su di un’incudine. Secondo altre fonti il vocabolo deriva dalla fusione di due termini latini: Faber (Fabbro) e Ianus (Giano, il fiume che lo attraversa).

II territorio di Fabriano si trova a cavallo dell’Appennino umbro-marchigiano e per la sua felice posizione favorì fin dalla Preistoria l’insediamento di comunità stabili. Sono numerose infatti le testimonianze di tale antropizzazione risalenti sin dal Paleolitico.

Nell’Età del ferro si diffusero ampiamente, la civiltà picena e quella umbra, autoctone, mentre nel corso del IV secolo a.C. vi si attestarono i Galli senoni, di origine celtica.

Dopo la conquista romana si svilupparono Attidium (Attiggio), già umbra, e Tuficum (Albacina), che raggiunsero la massima floridezza nel II-III secolo d.C.Cartina dei domini celtici in Italia

Le invasioni barbariche dei secoli seguenti (V-VI) causarono il lento abbandono dei due municipi.

Fu durante i secoli V-IX d.C. che gli Attidiati, secondo la tradizione, si rifugiarono in parte a sud-est verso il futuro castello di Collamato e, per la maggior parte, nella futura valle di Fabriano dove, con l’apporto di un altro popolo proveniente da Tuficum per lo stesso motivo, dettero vita al primo nucleo della città di Fabriano e ad alcune ville (oggi chiamate frazioni). Il primo nucleo della futura Fabriano, il castello di Castelvecchio, probabilmente fondato nel 411 d.C. subito dopo le invasioni barbariche. Da qui l’appellativo “Attidium mater Fabriani“. La popolazione di Tuficum, inoltre, originò vari villaggi: Castelletta, Albacina e Moscano, oggi frazioni di Fabriano.

Fabriano fece parte del Ducato di Spoleto, dal 571 fino alla sconfitta dei Longobardi ad opera di Carlo Magno nel 773, e sorsero numerosi castelli dei piccoli feudatari locali e altrettanto numerosi monasteri benedettini che acquisirono gradualmente notevole importanza spirituale ed economica, risultando determinanti per lo sviluppo e la storia del territorio fabrianese.

Affresco di Allegretto Nuzi col Viaggio di Sant’Orsola e di San Ciriaco Papa nella Chiesa di San Domenico, 1365.

Le prime menzioni storiche del castellum Fabriani sono del 1040 – 1041. Circa un secolo dopo sono ricordati entrambi i “castra Fabriani” (1160), i quali ancora più tardi, nel secolo XIII, si distinguevano con i nomi di Castrum vetus e Castrum novum (o Podium) ciascuno formato da un nucleo centrale fortificato, detto castellare, difeso da fossati, da mura e circondato da borghi murati. Dalla fusione di questi due castelli posti sulla riva destra del fiume Giano, in posizione dominante: Castelvecchio e Poggio, ha avuto origine la città il cui sviluppo fu assai rapido. Dall’VIII secolo Fabriano è sottoposta ad un governo feudale.

Nel 1234 Fabriano diviene libero comune, elesse le sue magistrature ed acquistò gradatamente un nuovo volto; si svilupparono nel centro storico cantieri architettonici e pittorici di fondamentale importanza per la nascita di quella scuola artistica che, nel secolo successivo, raggiungerà il suo apice con Allegretto Nuzi e Gentile da Fabriano. Si tratta di un governo aristocratico di consoli, affiancato però da apposito Consiglio che in pratica ne limitava l’indipendenza.

Nel 1300 il comune, ormai forte ed affermato, prese parte attiva alla politica medievale partecipando alla lotta tra Guelfi e Ghibellini, finché a partire dal 1378, la potente famiglia ghibellina dei Chiavelli riuscì ad imporre la propria signoria a Fabriano; nonostante l’instabilità politica, poté godere di notevole prosperità economica. Dopo l’eccidio dei Chiavelli (1435) e un breve periodo di sottomissione a Francesco Sforza (1435-1444), la città venne annessa allo Stato Pontificio.

Nel 1515 la città venne saccheggiata dagli Spagnoli per dissensi tra i fabrianesi e papa Leone X. In questo periodo emerge la figura del capitano Giovanbattista Zobicco. Si adoperò, addestrando alle armi i giovani, ad organizzare una difesa, affinché la città avesse una valida protezione in caso di necessità.

Nel 1519 mons. Pietro Paolo Venanzi, promosse la spedizione armata contro la ribelle Fabriano. Nonostante il successo militare esterno di Fabriano, incerta rimase la situazione all’interno della città a causa di tumulti, uccisioni e dimissioni. Papa Leone X, temendo che Fabriano diventasse troppo potente, inviò nel fabrianese un commissario speciale per sedare i disordini e preparare la pacificazione delle fazioni diverse. Chiamò poi a Roma Zobicco, pare con promessa di perdono. Forse per un ulteriore comportamento ostile dello Zobicco, questo venne imprigionato e dopo strazianti torture venne decapitato.

Dopo altre lotte interne, si ebbe a Fabriano, il governo del cardinale Giulio de’ Medici e nel 1527 si può dire che le discordie fossero terminate. Fu promossa la pace generale e così Fabriano poté di nuovo ritornare a godere di una certa prosperità economica. I secoli che seguirono (XVII – XVIII) sono da molti definiti di decadenza.

Nel 1728, Fabriano, posta sotto un governatore prelato, fu elevata da papa Benedetto XIII a diocesi con Camerino ed a città. Nel 1785 fu da papa Pio VI riconfermata diocesi in unione alla sola Matelica a parità di diritti.

Nel 1798 fu proclamata la Repubblica romana dal generale Berthier e la città di Fabriano svincolatosi dalla dipendenza papale, ne fece parte, ma per un breve periodo dato che nel 1800, ritornerà sotto il governo restaurato della Chiesa.

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