sabato, Aprile 27, 2024
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Renata Rapposelli, indagato non vuol dire colpevole: il caso è ancora aperto

renata rapposelli

ANCONA – Sulle presunte prove depositate a carico di Simone e Giuseppe Santoleri, figlio ed ex marito di Renata Rapposelli, pittrice scomparsa il 9 ottobre scorso e trovata poi cadavere a Tolentino, girano ormai voci da circa un mese e mezzo. Che si tratti di elementi riscontrati dai Ris o di dati rinvenuti su pc e cellulari in dotazione agli unici due indagati in merito alla vicenda, il dato certo è che finora ai legali della difesa non è stato notificato nulla di concreto.

Potrebbe, certo, essere questione di giorni. E sicuramente è un dato noto il fatto che dalle risultanze scaturite nel corso delle indagini coordinate dalla procura, sembrerebbe che utilizzando il suo pc Simone abbia più volte digitato la parola “Chienti”.   Tuttavia, allo stato attuale delle cose, è necessario ed opportuno adoperare un dovuto e deontologicamente corretto atteggiamento dettato dalla prudenza. Le indagini sono attualmente in corso  e potrebbero rivelarsi decisivi anche elementi finora sottovalutati.

Un altro dato sicuramente certo è che, chiunque abbia ucciso Renata Rapposelli, è ancora a piede libero. E gli investigatori non stanno risparmiando energie per trovare il colpevole, o i colpevoli.

Il killer ha probabilmente agito in preda all’impeto, ma al tempo stesso è stato molto meticoloso nello sbarazzarsi degli effetti personali della donna che avrebbero potuto fornire una prova agli inquirenti. Primo tra tutti il telefono, che non è stato ancora trovato. L’unica certezza è che si è spento il 9 ottobre per non essere più riacceso. Ma si è agganciato alle celle telefoniche di Giulianova quello stesso giorno.

Sentito dalle telecamere di Rai Tre, poco dopo la scomparsa della Rapposelli, l’amico di Cingoli, che fece partire la denuncia il 16 ottobre, Tonino Beccacece, disse: “Non rispondeva e non leggeva i messaggi, andava fatto qualcosa, bisognava muoversi e prendere coscienza”. Stando al gruppo di preghiera la pittrice non si sarebbe mai allontanata per così tanto tempo perché il 19 ottobre doveva firmare le pratiche per prendere la pensione. Obiettivo, questo, per il quale stava lavorando da tempo e che desiderava fortemente.

Per completezza di informazione è giusto ricordare che gli unici due indagati in relazione al caso non possono essere ritenuti colpevoli fino a che non siano stati portati a termine i tre gradi di giudizio nel caso in cui vengano ufficialmente chiamati a comparire sul banco degli imputati in un regolare processo. Fino ad allora, è giusto e razionale pensare che ci possa essere una terza persona che possa rivestire un ruolo nel caso  e che finora, per un motivo o per l’altro, non è ancora stata indagata.

l.m.

 

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