domenica, Maggio 26, 2024
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Casa Alice di Grottammare. La vicenda dell’assoluzione diventa caso nazionale

crosetto

Grottammare – Non si è ancora spento l’eco dell’assoluzione degli imputati accusati di maltrattamenti ai ragazzi autistici di Casa Alice a Grottammare. Sono in molti a temere che il verdetto possa avere ripercussioni anche nei centri per disabili di tutta Italia, specialmente per il“contenimento” esercitato nella struttura che sembra essere stato giustificato dall’assoluzione degli educatori. In particolar modo l’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici l’ANGSA ha espresso tutto il suo stupore e preoccupazione per la sentenza emessa dal Tribunale di Fermo qualche giorno fa. Nel sito dell’Associazione, Giacomo Vitale padre egli stesso di un uomo autistico di 37 anni ed ex insegnante scrive: “Qui il problema non è dividersi tra innocentisti e colpevolisti, tra garantisti e giustizialisti, ma tra un’idea o no del diritto che, nel caso specifico della Casa di Alice, fa terra bruciata della dignità di persone fragili e indifese, quei i ragazzi autistici giovanissimi che nell’allucinante vicenda della struttura di Grottammare sono stati messi alla mercé di pratiche di contenzione, le quali non possono non richiamare alla mente metodi manicomiali che avrebbero fatto impallidire Basaglia e che ingenuamente pensavamo fossero stati definitivamente rimossi.
La mia convinzione è che questa Sentenza si possa spiegare solo con l’insistenza di un grave deficit culturale e di conoscenza dell’autismo che non risparmia nessuno, nemmeno magistrati esperti in altri campi o periti di parte, altrettanto bravi nel presentare dotte relazioni, ma che nella vita non hanno mai incontrato un autistico in carne ed ossa. Sentire parlare di assoluzione per “insufficienza di prove”, al termine di quattro anni di indagini e udienze in cui di prove e testimonianze ne sono state raccolte a iosa, interroga la coscienza di tutti noi e pone inquietanti dubbi sul significato della parola “giustizia”.Chi restituirà a questa persone indifese, molte delle quali minorenni, la dignità perduta? – scrive ancora Vitale- Chi ripagherà le loro famiglie del dolore che hanno vissuto dopo avere visto le immagini dei loro figli denudati e presi a schiaffi in quell’agghiacciante bunker chiamato “stanza azzurra” dove venivano sequestrati? Quali altre prove – a parte l’esibizione di un cadavere – servono, prima di arrivare a una condanna esemplare che rappresenti un precedente e un monito atto a scongiurare che certi fatti si ripetano?” Ora resta da vedere quali sono le motivazione della sentenza che sarà disponibile entro 90 giorni dal verdetto e aspettare se la Procura della Repubblica ricorrerà in appello  – cosa che solo questa istituzione può fare – come sperano i familiari dei ragazzi del centro.

Roberto Guidotti

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