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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

Gli Eraclidi, discendenti da una schiava di Iardano e da Eracle, presero possesso della signoria trasmessa da costoro in virtù di un vaticinio; e vi regnarono, durante 22 generazioni in linea maschile, per 505 anni, ricevendo il potere ciascuno dal proprio padre, fino a Candaule figlio di Mirso.

8 – Questo Candaule, dunque, era innamorato di sua moglie; e, nell’esaltazione dell’amore, credeva di possedere donna di gran lunga più bella di tutte.

Convinto di ciò, dato che fra le guardie del corpo c’era un certo Gige, figlio di Dascilo, che godeva in modo particolare la sua simpatia, a lui faceva le sue confidenze sugli affari più seri; e, fra l’altro, anche sulla bellezza della moglie, che esaltava oltre ogni dire.

Ma era proprio destino che Candaule dovesse finir male; dopo un po’ tenne a Gige questo discorso: < O Gige, poiché ho l’impressione che tu non mi creda quando ti parlo della bellezza di mia moglie ( in effetti gli uomini prestano meno fede a quello che odono, in confronto a quella che vedono), fa in modo di vederla nuda>.

Ma quello alzando grida di protesta, esclamò: < O signore, quale discorso dissennato mi vai facendo tu, che mi inciti a guardare nuda la mia signora? Insieme con la veste la donna si spoglia anche del pudore. Già da antico gli uomini hanno trovato precetti di saggezza, dai quali giova trarre ammaestramento; uno di essi è che ciascuno volga lo sguardo a ciò che è suo. Io sono convinto che essa è la più bella di tutte le donne e ti prego di non chiedermi delle cose disoneste>.

9 – Con tali ragioni egli tentava di schermirsi, temendo che glie ne dovesse derivare qualche malanno.

Ma quello replicò: < Fatti animo, Gige; e non temere né di me, per paura che ti faccia questa proposta per tentarti, né di mia moglie, al pensiero che te ne possa venire del danno; poiché tutto io combinerò in modo che nemmeno si avveda di essere da te osservata. Infatti, ti farò entrare nella stanza dove passiamo la notte e ti collocherò dietro un battente della porta che si apre; subito, dopo che io sarò entrato, verrà anche mia moglie a coricarsi. Vicino alla porta di entrata c’è una sedia, e su questa essa depositerà gli indumenti, a uno a uno, man mano che se li toglie di dosso e tu potrei contemplarla con tutta tranquillità. Quando, poi, dalla sedia si dirigerà verso il letto e tu ti troverai alle sue spalle, abbi cura che non ti veda mentre te ne andrai attraverso la porta>. (Continua)

Nota: Siamo nel 500 a. C. nel regno di Lidia, che dagli Eraclidi passò alla famiglia dei Mermnadi del re Creso proprio per le vicende di Candaule e Gige. Vedremo con la prossima lettura il perché.

Luciano Magnalbò

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