mercoledì, Maggio 8, 2024
Home > Italia > L’Eni costretta a dire addio all’Iran: che cosa ci rimane?

L’Eni costretta a dire addio all’Iran: che cosa ci rimane?

< img src="https://www.la-notizia.net/eni" alt="eni"

L’Eni costretta a dire addio all’Iran: che cosa ci rimane? I nostri interessi Nazionali, ormai, non collimano più con gli interessi né degli Stati Uniti, né della NATO, né tanto meno dei suoi alleati.

E nonostante ciò sia palese e constatabile, praticamente da chiunque ne abbia voglia, nessuno vuole prenderne atto.

Quasi sicuramente tanto disinteresse, da parte di chi sarebbe chiamato a monitorare determinate questioni, potrebbe essere da addebitare alla malafede, ad una slealtà indotta. Ma si potrebbe parlare senza problemi di tradimento.

A tal riguardo è bene ricordare che nell’Art.54 della nostra Costituzione viene detto che: “… I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” e nel  successivo Codice di Comportamento della Pubblica Amministrazione, all’Art.3, viene precisato come essi: “…servendo la Nazione … svolgono i propri compiti nel rispetto della legge, perseguendo (solo) l’interesse pubblico … “; di conseguenza come possono i nostri politici – siano essi, di destra così come di sinistra, di centro piuttosto che ambientalisti, europeisti o sovranisti – accettare il diktat di una superpotenza straniera come gli Stati Uniti che ci impone di abbandonare un nostro importante partner mediorientale come l’Iran? Mattei, di certo, si stara starà già rivoltando nella tomba.

Infatti il Corriere della Sera, il 22 aprile scorso, si è affrettato a riportare una dichiarazione ufficiale del primo gruppo petrolifero italiano nella quale si dice che: ” l’ENI non è presente in Iran, e non ha effettuato importazioni di greggio durante l’esenzione ” .

Certo il Cane a sei zampe non sarà presente ora, ma era presentissimo ai tempi di Reza Pahlavi e lo è stato di certo fino al giugno 2017 quando sottoscrisse, proprio a Teheran, un accordo con la
National Iranian Oil Company per condurre indagini tecniche sul giacimento di gas di Kish e sul giacimento petrolifero di Darkhoveyn
, un giro d’affari che avrebbe fruttato all’azienda italiana miliardi di Euro e che ora, grazie alle ingerenze americane, rimarrà solo un malinconico sogno.

Ma la beffa non è tutta qui. Il Taikun, infatti, non pago della cosa, ha già spiegato che la mancanza del petrolio iraniano sarà sopperita dalla produzione dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, paesi, per l’appunto, notoriamente contrari al regime degli ayatollah ed ai quali, ob torto collola coalizione Giallo/Verde, ed in primis il Premier Giuseppe Conte, dovrà necessariamente allinearsi se non vuole correre il rischio di essere veramente isolata all’interno del campo occidentale.

A questo punto una domanda sorge spontanea: vale veramente la pena di restare nel blocco occidentale? Molto lentamente, gli Stati Uniti ed i propri alleati sembrano voler relegare l’Italia al mero ruolo di sciocca esecutrice dei diktat Euro/Atlantisti.

Una volta che saremo cacciati dalla Libia, dall’Iran e da tutto il Mediterraneo, che cosa ci rimarrà? Semplice, saremo chiamati a fornire esclusivamente:

  • Truppe di rincalzo per la NATO nei vari scenari quali Afganistan, Mali e Niger;
  • Navi militari per il trasbordo e soccorso dei migranti;
  • Manodopera e menti altamente specializzate, a basso costo;
  • Pensionati ben retribuiti che aiuteranno, con i propri risparmi, a far girare le economie dei Paesi direttamente nostri competitori come il Portogallo, la Tunisia, la Bulgaria, la Romania e la Spagna;
  • Terreni, Aziende, Case a bassissimo costo per speculazioni ad altissima redditività.

Mentre gli altri, Stati Uniti, Germania e Francia, prospereranno alle nostre spalle e sulla nostra pelle.

In questo l’affermazione del mio amico Diego Fusaro: ” Prima gli italiani” – il sacro motto dei sovranisti – non deve valere solo in basso con gli africani, ma anche, a maggior ragione, in alto con gli americani. Sennò si è solo servi che si fingono padroni” è più che legittima.

Il sovranismo infatti esisteva già prima che Salvini ascendesse al potere ed esisterà anche dopo che il “Capitano“, i suoi seguaci e tutti noi, come è naturale che sia, saremo passati a miglior vita, e questo perché il sovranismo affonda le proprie radici in quel che è il patriottismo, cioè l’amore, il legame e la difesa della terra dei propri padri, ergo non possiamo permettere che un’idea così nobile venga svilita da una “rivoluzione” mancata, da una missione incompiuta.

Oggi è il 25 aprile, e in Italia, la Festa della Liberazione dalla Dominazione dello Straniero e dai Regimi Plutocratici ed Illiberali – come lo sono quelli legati alla finanza internazionale ed ai cosiddetti poteri forti – è ancora ben lungi dall’avvenire.

Lorenzo Valloreja

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright La-Notizia.net