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2 giugno 1946: la Repubblica italiana è donna

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TERAMO – Siamo al 2 giugno 1946. La parità di genere inizia settantatrè anni fa attraverso l’esercizio del voto e la successiva conquista dei diritti fondamentali da parte delle donne. Per la Cpo provinciale oggi le battaglie si vincono insieme agli uomini.

“Sono passati settantatrè anni da quando gli italiani scelsero con un referendum la Repubblica e i membri dell’Assemblea Costituente. Una data che segna anche il debutto elettorale delle donne italiane”. Questa la riflessione della presidente della Commissione Pari Opportunità, Tania Bonnici Castelli

“Il 2 giugno 1946  – aggiunge – è l’inizio della parità di genere, l’inizio della parità fra uomini e donne nelle scelte politiche del Paese, attraverso l’esercizio di voto.
Le donne risposero in massa e l’affluenza superò l’89 per cento. Circa 2 mila candidate vennero elette nei consigli comunali, 21 nella Costituente.
Quel primo voto ha permesso alle donne la conquista di diritti fondamentali.

Non tanto tempo fa, in Italia, per legge, la donna era ritenuta incapace e quindi soggetta alla tutela dell’uomo. Aveva bisogno dell’autorizzazione maritale per donare, alienare beni immobili, non poteva gestire i soldi guadagnati con il proprio lavoro, non aveva il diritto di esercitare la tutela sui figli legittimi, né quello ad essere ammessa ad alcuni pubblici uffici. Usare il proprio cognome? Per una moglie italiana è stato impossibile fino al 1975. Intraprendere la carriera di magistrato? Niente da fare fino al 1963. Più facile, invece, essere condannate per tradimento, visto che l’adulterio femminile cessa di essere reato solo nel 1968.
Oggi lottiamo ancora per ottenere una parità contributiva sul lavoro, per avere le stesse opportunità di carriera, per arginare la piaga della violenza domestica, sessuale e contro il folle massacro del femminicidio.
La nostra strategia? Ritengo che dovrà essere quella dell’inclusione, quella di riaffermare i nostri diritti attraverso una rete di donne per le donne ma insieme agli uomini. E’ questa la via della nostra moderna rivoluzione culturale. Sono certa che ce la faremo. Evviva la Repubblica!”

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