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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996

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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996.

Libro VI

Qual sorta di persone fossero Giustiniano e Teodora e in che modo lacerarono l’impero dei romani ora lo vengo a dire.2- Al tempo che Leone reggeva il sommo potere in Bisanzio, tre giovani contadini di stirpe illirica – Zimarco, Ditybistos e Giustino di Bederiana – in continua lotta contro le ristrettezze domestiche, pur di liberarsene decisero di entrare nell’esercito. 3- S’incamminarono verso Bisanzio, in spalla i sacchi pieni solo delle gallette che vi avevano messo alla partenza. Giunsero, vennero arruolati nell’esercito, e l’imperatore li destinò alla guardia palatina: avevano, tutti e tre, un fisico notevole.

4- Tempo dopo – era Anastasio a regger l’impero – scoppiò la guerra contro gli Isauri, che avevano preso le armi contro l’imperatore. 5- E questi spedì contro di loro un ragguardevole esercito, alla testa del quale stava Giovanni detto il gobbo. Ora, Giustino aveva commesso una qualche mancanza, e Giovanni lo mise agli arresti in prigione; contava di giustiziarlo il giorno dopo. Ne fu però impedito da una visione, sopravvenutagli in sogno. 6- Disse infatti il generale che gli era apparso un essere enorme di statura, e anche per il resto superiore all’umano, 7- che gli aveva ingiunto di rilasciare l’uomo imprigionato in quel giorno; ma lui, al risveglio, non tenne in conto la visione del sogno. 8- La notte successiva, in sogno, gli parve di riudire le parole che già aveva ascoltato: ma neppure così volle eseguire l’ingiunzione. 9- E quando la visione onirica incombette su di lui per la terza volta, lo investì delle minacce più terribili, se non avesse obbedito agli ordini; e aggiunse che in futuro, nell’ora della massima collera, avrebbe avuto bisogno di quell’uomo e della sua famiglia.

10- Fu così che quella volta Giustino riuscì a salvarsi, e in prosieguo di tempo proprio lui acquisì grande potere. 11- L’imperatore Anastasio lo mise a capo della Guardia palatina; quando il sovrano mancò, tale era il potere della carica che ascese all’impero. Era un vecchio decrepito, affatto ignaro di lettere, quel che si dice un analfabeta, ed era la prima volta che una cosa simile capitava ai romani. 12- Era consuetudine che l’imperatore apponesse la sua firma ai documenti redatti per suo volere, ma Giustino non era in grado né di dare disposizioni né di star dietro a quello che veniva eseguito. 13- Colui che doveva consigliarlo ricopriva la carica di questore: Proclo il suo nome. Bene, costui faceva tutto a suo genio. 14- Pur di avere una ratifica autografa dell’imperatore, gli addetti a questo compito escogitarono quel che segue: 15- in una tavoletta di legno sottile fu scavato il disegno delle quattro lettere che in latino significano “ho letto”; si intingeva nell’inchiostro la penna con cui sono soliti scrivere gli imperatori, e la si metteva in mano a questo Giustino. 16- Si apponeva quindi al documento la tavoletta di cui s’è parlato, e si guidava la mano all’imperatore, perché passasse con la penna i solchi delle quattro lettere, seguendo ogni curvatura del legno. Infine gli addetti se ne andavano, portandosi dietro siffatta firma imperiale.

17- Era così che Giustino governava l’impero romano. Conviveva con una tal Lupicina, schiava barbara da lui riscattata, poi divenutagli concubina; anche lei era al crepuscolo della vita, allorché tenne l’impero con Giustino.

18- Costui, insomma, non fu capace né di bene né di male per i suoi sudditi. Era un gran sempliciotto che non sapeva assolutamente parlare; i suoi modi, quelli di un villano. 19- Un suo nipote, invece, – l’ancora giovane Giustiniano – reggeva il sommo potere, e fu causa di tali e tante disgrazie ai Romani, che mai s’erano udite nel corso dei secoli. Era facile all’uccisione e alla rapina dell’altrui denaro: era nulla, per lui, far sparire dalla faccia della terra qualche migliaio di persone, anche senza motivo.

 

NOTA: 1 – La guardia Palatina era formata dagli exubitores, soggetti alti e prestanti, quali oggi i Corazzieri del Quirinale. 2- Proclo era un uomo giusto e incorruttibile ed ebbe il merito di impedire a Giustino e a Giustiniano l’adozione di Cosroe, così evitando di mettere le sorti dei romani nelle mani dei persiani (di cui Cosroe – ricordiamo – era re). 3- “Ho letto” in latino “legi”. Analogo espediente era impiegato per Teodorico. 4- Lupicina, nome derivante in forma dispregiativa da Lupa, termine che designava le prostitute, fu mutato in Eufemia (ecco cosa si deve intendere quando si dice che Romolo e Remo furono allevati da una lupa) 5- Giustiniano, che era figlio della sorella di Giustino, fu adottato dallo zio, col quale governò fin dall’inizio

Luciano Magnalbò

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