Nuovo Dpcm, il mondo dello spettacolo non ci sta: “Scelta devastante”
Cinema, sale da concerto e teatri chiusi: oltre che essere triste, questa novità avrà ricadute letali su un settore che è tra i più nobili in assoluto e che così rischia il definitivo collasso. Le disposizioni presenti nell’ultimo Dpcm del premier Conte, inerenti il mondo della cultura e dello spettacolo, non piacciono a nessuno. Tanto che anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a tale proposito ha detto la sua. “Il Capo dello Stato – scrive sui social – ha richiamato a uno spirito di “leale e fattiva collaborazione fra le Istituzioni della Repubblica”. E io così farò. Ma non posso dire di condividere le norme del DPCM sullo spettacolo”.
Sull’argomento interviene il direttore d’orchestra Riccardo Muti, che ha scritto una lettera indirizzata al presidente del Consiglio pubblicata dal Corriere della Sera.
“Chiudere le sale da concerto e i teatri – scrive è decisione grave. L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo”. E aggiunge: “Le chiedo (…)di ridare vita alle attività teatrali e musicali”. “I teatri – conclude – sono governati da persone consapevoli delle norme anti Covid e le misure di sicurezza indicate e raccomandate sono state sempre rispettate”.
Scrive al premier anche l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, che rivolge la missiva, contestualmente, anche al ministro per la Cultura Dario Franceschini:
“Illustre Presidente del Consiglio, Illustre Ministro,
facendo seguito alle fitte interlocuzioni intervenute nella giornata di ieri con il Ministro Franceschini, che ringraziamo per lo sforzo compiuto in queste ore per addivenire a conclusioni differenti, esprimiamo la nostra contrarietà, insieme a larghissima parte dell’opinione pubblica, rispetto alla ipotesi prevista nel DPCM in merito alla sospensione delle attività dei teatri, dei cinema e dei luoghi di spettacolo.
Come evidenziato dai dati di una ricerca da noi effettuata e trasmessa alle Istituzioni ed agli organi di informazione, i luoghi di spettacolo si sono rivelati tra i più sicuri spazi di aggregazione sociale. Riteniamo, pertanto, che la misura prevista sia ingiustamente penalizzante rispetto al nostro settore. Sono stati siglati accordi e protocolli a livello territoriale ed a livello nazionale con le Organizzazioni di categoria per garantire la salute e la sicurezza e tutte le imprese del comparto si sono adeguate assumendosi onerosi investimenti per elevare il livello di prevenzione sia per i lavoratori che per gli spettatori.
Pertanto, riteniamo che vi siano i presupposti affinché i teatri, le sale cinematografiche e da concerto siano escluse da provvedimenti restrittivi, alla luce di dati oggettivi che siamo pronti a dimostrare nelle sedi opportune.
Una nuova chiusura delle attività del settore comporterebbe un colpo difficilmente superabile ed una drammatica ricaduta sulle decine di migliaia di lavoratori ed artisti, già al limite del sostentamento a causa del crollo del reddito. Si tratterebbe di una scelta devastante per l’intero Paese.
Chiediamo sin da subito l’apertura di un tavolo al fine di individuare possibili strumenti idonei ad affrontare le situazioni di maggiore sofferenza e a garantire più certezza per il futuro”.
Lucia Mosca
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