venerdì, Marzo 29, 2024
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Trabocchi, il legno che si fa poesia sul mare

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Trabocchi, il legno che si fa poesia sul mare

(DAM) Abruzzo – Andiamo alla scoperta degli spettacolari Trabocchi, una delle attrazioni più caratterizzanti della costa abruzzese.

“Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simili ad un ragno colossale… La grande macchina pescatoria composta di tronchi scortecciati di assi e di gomene che biancheggiano singolarmente simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano… Il trabocco, quella grande ossatura biancastra protesta su la scogliera… forma irta e insidiosa in agguato perpetuo, pareva sovente contrastare la benignità della solitudine.

Ai meriggi torridi e ai tramonti prendeva talora aspetti formidabili… fin negli scogli più lontani erano conficcati pali a sostegno dei cordami di rinforzo; innumerevoli assicelle erano inchiodate su per i tronchi a confortarne i punti deboli. La lunga lotta contro la furia del flutto pareva scritta su la carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva di vivere di una vita propria, aveva un’aria e un’effigie di corpo animato.”

Così Gabriele D’Annunzio, uno dei massimi cantori d’Abruzzo, raccontava i Trabocchi nel suo Trionfo della Morte.
Scritto nel 1894 proprio sulla costa abruzzese, in quello che viene tutt’oggi ricordato come l’Eremo Dannunziano, il romanzo conclude la Trilogia I Romanzi della Rosa, di cui fanno parte anche Il Piacere e L’Innocente e si svolge anche nei luoghi abruzzesi che l’autore conosceva così bene.

D’Annunzio, infatti, con il suo Abruzzo e con la costa dei Trabocchi in particolare ha conservato per tutta la vita un rapporto privilegiato e ne ha esaltato le bellezze, rendendole immortali nelle sue pagine.
Anche grazie alle opere del Vate, i Trabocchi sono diventati famosi in tutto il mondo, ergendosi a veri e propri simboli della regione.

Tipicità abruzzese ma presente anche in Molise e nel nord della Puglia, il Trabocco è un’antica macchina da pesca che affonda le sue radici nel passato ma che ha saputo trovare posto anche nel presente turistico, adeguatamente valorizzato e riconvertito.
Si tratta di imponenti costruzioni in legno che si protendono nel mare, costituite da grandi piattaforme ancorate alle rocce da grossi pali e dotate di lunghi bracci, detti antenne, utilizzati per la pesca.
L’aspetto è di grandi palafitte a picco sull’Adriatico, estremamente suggestive e per questo in grado di rubare il cuore ai turisti che arrivano da ogni parte per ammirarle.

Poco si sa dell’origine effettiva dei Trabocchi, che alcuni storici fanno risalire addirittura a influenze di stampo Fenicio.
Le prime attestazioni, comunque, sono decisamente più tarde e risalgono al XVIII secolo d.C.
Proprio in questo periodo sembra probabile che i pescatori abruzzesi, costretti ad ingegnarsi per pescare senza subire i capricci atmosferici, si ingegnassero per realizzare i primi Trabocchi.

Il Trabocco, infatti, sfrutta la conformazione morfologica del territorio e permette di pescare al largo senza bisogno di inoltrarsi in mare in barca.
Il tipo di pesca che si pratica sui Trabocchi è a vista: grazie ad ampie reti, calate in acqua attraverso un sofisticato sistema di argani, si intercettano i flussi di pesci che si spostano lungo la costa.

Come dicevamo, l’arte del Trabocco è diffusissima sul litorale abruzzese, in particolare nel Chietino, tanto che un’ampia zona che va da Ortona a Vasto viene ricordata come la Costa dei Trabocchi. Quest’ampia porzione d’Abruzzo costiero si dimostra ricca di panorami mozzafiato particolarmente adatti al “turismo lento”, anche grazie alla costruzione della Via Verde, una pista ciclopedonale che percorre con visuale panoramica l’intera costiera.

Anche grazie al mistero che ancora ne circonda le origini, i Trabocchi esercitano un indiscusso fascino e ancora oggi ammaliano i visitatori con la loro maestosità.
Oggi, la Costa dei Trabocchi è stata valorizzata in chiave turistica e la maggior parte delle gigantesche palafitte lignee superstiti è stata recuperata e riconvertita in luogo turistico.
Sono moltissimi i ristoranti ospitati dai Trabocchi nella zona che va da San Vito in giù.
Su un Trabocco, adesso, si può cenare assaporando i sapori dell’Adriatico fresco di pesca, ci si può perdere nel mare restando ancorati al terreno e si può ammirare la storia abruzzese vivendola in prima persona.

Tratto da Discovery Abruzzo Magazine