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Strage di Via d’Amelio, 29 anni fa, il ricordo di Paolo Borsellino da Marco Marsilio

“Quel giorno di 29 anni fa, in via d’Amelio, è morta una parte di ognuno di noi. Ma il sacrificio di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta non è stato vano se ancora oggi, a distanza di anni, continuano a essere un esempio di coraggio nella lotta a ogni sopruso”

“Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli, per sempre nei nostri cuori” ha commentato sulla strage di Via d’Amelio, il Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio.

Paolo Emanuele Borsellino (Palermo19 gennaio1940 – Palermo19 luglio1992) è stato un magistratoitalianovittima di Cosa nostra nella strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino CatalanoEmanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio[2]), Vincenzo Li MuliWalter Eddie Cosina e Claudio Traina. Assieme a Giovanni Falcone, collega e amico d’infanzia fino alla morte, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.

«Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.»
(Paolo Borsellino[1])

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D’Amelio, dove vivevano sua madre e sua sorella Rita. Alle 16:58 una Fiat 126 imbottita di tritolo, che era parcheggiata sotto l’abitazione della madre, detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela LoiAgostino CatalanoVincenzo Li MuliWalter Eddie Cosina e Claudio Traina[81].

L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta.[82]

Il 24 luglio circa 10 000 persone parteciparono ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il rito di Stato: la moglie Agnese, infatti, accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. L’orazione funebre fu pronunciata da Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che aveva diretto l’ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi». Pochi i politici: il presidente Scalfaro, Francesco CossigaGianfranco FiniClaudio Martelli. Il funerale è commosso e composto, interrotto solo da qualche applauso. Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si erano svolti nella Cattedrale di Palermo, ma all’arrivo dei rappresentanti dello Stato (compreso il neopresidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro), una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l’ordine, mentre la gente, strattonando e spingendo, gridava: “Fuori la mafia dallo Stato”. Il Presidente della Repubblica venne tirato fuori a stento dalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia.[83]

La salma è stata tumulata nel Cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo.